Riprendiamo da LIBERO di oggi, 01/05/2024, a pag. 14, con il titolo "I pasdaran ammazzano un’altra ragazza", la cronaca di Amedeo Ardenza
Macchè Accordi di Abramo! Nelle ore in cui la decisione dell’Arabia Saudita di normalizzare le proprie relazioni con Israele appare più concreta, il ministro degli Esteri dell’Iran, Amir Hossein Abdollahian, ha lanciato un appello alla collaborazione ai Paesi del Golfo Persico. Il capo della diplomazia di Teheran ha assicurato che la Repubblica islamica è pronta alla cooperazione «in tutti i campi», riporta l’agenzia di stampa iraniana Mehr. «Dal settore ambientale, a quello turistico, alla sicurezza militare alle relazioni economiche per uno sviluppo sostenibile del Golfo».
Agli iraniani l’idea che anche Riad faccia pace con Gerusalemme non va giù e cercano di rimescolare le carte. L’uscita di Abdollahian segue di 24 ore la partecipazione del segretario di Stato americano Antony Blinken a una riunione dei ministri degli Esteri del Consiglio di cooperazione del Golfo (Gcc), la principale organizzazione regionale guidata da Arabia Saudita con gli Emirati Arabi Uniti (Eau), il Bahrein, Oman, Qatar e Kuwait.
L’appello di Teheran cerca di dividere i primi tre stati, posizionati con l’occidente, dagli altri tre, più o meno inclini ad ascoltare le sirene iraniane.
Malo stesso Qatar, che in questi giorni sta riconsiderando la propria alleanza strategica con Hamas, sa bene che entrare nell’orbita di Teheran restando allo stesso tempo ancorati al Gcc è un gioco rischioso. Proprio il Qatar è stato isolato (e i suoi ambasciatori invitati a tornare casa) da parte di Arabia Sudita, Eau, Bahrein ed Egitto fra il 2017 e il 2021 per essersi avvicinato troppo agli ayatollah. A riprova che quello di Abdollahian è solo un ballon d’essai, va ricordato che lo scorso 13 aprile, quando l’Iran ha lanciato un attacco aereo contro Israele, i sauditi hanno aiutato lo stato ebraico e i suoi alleati a respingere l’aggressione.
È altrettanto vero però che lo stesso Oman, dai solidi legami con gli Usa e il Regno Unito, continua a negare agli americani l’uso dei propri aeroporti o dello spazio aereo anche per le azioni rivolte contro gli Huthi, il gruppo jihadista yemenita sostenuto dall’Iran responsabile dallo scorso 7 ottobre di numerosi attacchi ai natanti nello Stretto di Hormuz. Riad, insomma, vada pure con i sionisti, segnalano gli iraniani, ma noi restiamo un attore importante.
Sul piano interno, tuttavia, la Repubblica islamica continua a essere attraversata da grande malessere. Ieri la Bbc ha rivelato di aver avuto la prova che Nika Shakarami, la 16enne iraniana tra i volti simbolo della rivolta delle giovani donne contro il regime teocratico, ha subito abusi sessuali prima di essere picchiata a morte da tre pasdaran nel settembre del 2022. Una notizia che vanifica ogni sforzo di Abdollahian: il governo dell’Iran non è in grado di offrire collaborazione e stabilità, e fa notizia ormai da anni solo per come reprime i suoi cittadini o esporta violenza in chiave anti-israeliana in tutta la regione del Golfo.
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