Riprendiamo da LA REPUBBLICA di oggi, 22/04/2024, a pag. 15, con il titolo "Dopo le armi, i consiglieri Gli Usa soccorrono Kiev" l'analisi di Paolo Mastrolilli.
Paolo Mastrolilli
Il Pentagono sta valutando se inviare altri consiglieri militari all’ambasciata di Kiev. Lo ha confermato al sito Politico lo stesso portavoce, generale Pat Ryder, chiarendo che non avrebbero compiti di combattimento. Servirebbero a coordinare logistica e impiego delle nuove armi in arrivo, dopo il via libera di sabato alla Camera dei rappresentanti, anche per evitare le incomprensioni strategiche emerse nella controffensiva della scorsa estate.
Se da una parte l’invio dei consiglieri rievoca i fantasmi del passato, come l’inizio del coinvolgimento in Vietnam ordinato da Kennedy, dall’altra confermano la determinazione degli Usa a continuare ad appoggiare l’Ucraina per tutto il tempo necessario. Non per una partecipazione diretta al conflitto, che Biden ha sempre escluso, a meno che a provocarla non sia il leader russo Putin con un attacco contro il territorio Nato. Lo scopo piuttosto è garantire che Zelensky possa proseguire la difesa del suo Paese dall’invasione di Mosca, nella speranza che questa resistenza convinca il Cremlino a negoziare una vera soluzione diplomatica equa alla guerra.
Secondo i calcoli del Wall Street Journal, i quasi 61 miliardi di dollari destinati a Kiev sono divisi in oltre 48 gestiti dal Pentagono e 12 affidati al dipartimento di Stato e all’agenzia per gli aiuti Usaid. Il grosso, circa 34 miliardi, serve alle operazioni militari e di manutenzione. Oltre 13 miliardi sono invece finalizzati all’acquisto delle armi. La maggior parte della cifra andrà alle aziende americane che le producono, per ricostituire l’arsenale Usa, da cui poi partiranno per l’Ucraina. I tempi dipendono dall’approvazione al Senato e la firma di Biden, ma saranno brevi, anche perché la Camera ha chiesto di ricevere entro 45 giorni il piano per le prossime mosse.
La prima esigenza, oltre alle munizioni abitualmente consegnate finora, come quelle calibro 155 per gli obici, sono le difese aeree. Zelensky ha detto che avrebbe bisogno di 26 batterie di Patriot per proteggere l’intero territorio nazionale, cioè città e strutture militari prese di mira da missili e droni russi, ma l’obiettivo immediato è averne 7. Il vero nodo però riguarda le armi a lunga gittata, come gli Atacms. Finora l’amministrazione ha frenato sul loro invio, perché teme che colpiscano il territorio di Mosca, provocando l’escalation anche nucleare. La legge approvata dalla Camera, però, chiede di procedere con la consegna. Questi missili sarebbero essenziali per attaccare le retrovie russe, compromettendo l’apparato logistico. Ciò non solo metterebbe in difficoltà le truppe di occupazione già presenti nel territorio ucraino, ma complicherebbe anche l’offensiva che secondo gli analisti Putin si prepara a lanciare a giugno. Gli Atacms potrebbero essere usati per colpire la Crimea, distruggere il ponte di Kerch che la collega al territorio russo, e tenere aperto il corridoio creato nel Mar Nero per garantire le esportazioni agricole ucraine. Nello stesso tempo sarebbero essenziali per creare varchi nella regione di Zaporizhzhia, favorendo le operazioni per isolare le truppe di occupazione che si sono spinte nelle regioni più occidentali del Paese.
Il comandate della Nato, generale Christopher Cavoli, ha avvertito che nonostante abbiano perso oltre 2.000 carri armati e 315.000 soldati, «le forze armate russe si stanno ricostituendo più rapidamente di quanto suggerissero le nostre stime». Il rapporto delle forze sul terreno, secondo quanto ha scritto Max Boot sul Washington Post ,è di circa 200.000 soldati di Kiev contro 470.000 di Mosca. I finanziamenti quindi andranno usati anche per riequilibrare questi numeri, aiutando il reclutamento.
Secondo l’Institute for the Study of War, dall’inizio dell’anno i russi hanno guadagnato 139 miglia quadrate di territorio ucraino (pari a circa 360 km2). Ora gli Stati Uniti, con il nuvo stanziamento, mandano un nuovo messaggio: bisogna fermarli, neutralizzare l’eventuale offensiva estiva, e convincere Putin che i suoi calcoli sulla resa degli occidentali sono sbagliati, spingendolo a cercare una soluzione diplomatica equa.
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