'Amnesy' International: quando pensavamo di aver già visto tutto 12/04/2024
Commento di Michelle Mazel
Autore: Michelle Mazel

Amnesty International: quando pensavamo di aver già visto tutto
Commento di Michelle Mazel
(traduzione di Yehudit Weisz)
https://israel247.org/amnesty-international-quand-on-croyait-avoir-tout-vu-74680.html

Il tweet di Amnesty International sulla morte di Walid Daqqa, il terrorista palestinese (che ha torturato e ucciso un giovane soldato in ostaggio) qui spacciato come "scrittore palestinese" e come "il prigioniero palestinese rimasto in carcere più a lungo in Israele". Come se torturare e uccidere fosse un reato politico. Credevamo che Amnesty avesse toccato il fondo. Ci sbagliavamo.

Chi non conosce Amnesty International, l’organizzazione internazionale non governativa che promuove la difesa dei diritti umani e il rispetto della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani? Oggi si commuove per la  sorte di Walid Daqqa, un arabo israeliano che stava scontando l’ergastolo  e che è appena morto e non risparmia le sue critiche a Israele. Ascoltiamo:  “La morte in carcere di Walid Daqqa è un severissimo monito per  il disprezzo delle autorità israeliane  verso il diritto alla vita dei palestinesi.”  Per la cronaca, il gruppo di quattro terroristi arabi israeliani di cui Walid Daqqa faceva parte, aveva rapito Moshe Tamam, un giovane soldato di 19 anni, e l’aveva tenuto in ostaggio per due giorni nella speranza di ottenere un riscatto,  poi gli ha cavato gli occhi, l’ha castrato, gli ha mutilato il corpo e dopo avergli piantato una pallottola  nel cuore, si è sbarazzato del suo corpo. Catturato, Walid Daqqa era stato processato e condannato nel 1986. Data la gravità dei suoi crimini, ci si poteva aspettare che questo terrorista fosse sottoposto ad un regime particolarmente duro. Quindi c’è da stropicciarsi gli occhi mentre leggiamo questa descrizione di Amnesty International: “Durante la sua detenzione, Walid Daqqa ha scritto molto sull’esperienza vissuta dai palestinesi nelle carceri israeliane. Egli ha svolto il ruolo di mentore e di educatore per diverse generazioni di giovani prigionieri e prigioniere palestinesi, anche minorenni... I testi scritti da Walid Daqqa dietro le sbarre testimoniano un coraggio che non è mai stato scalfito da decenni di incarcerazione e oppressione.”

Vediamo poi che questo ambiente carcerario “oppressivo” gli ha comunque permesso di proseguire gli studi universitari, di conseguire una laurea e perfino di pubblicare un libro. Meglio ancora, gli fu permesso di sposarsi in prigione. Dato che gli sono state negate le visite coniugali, lui è riuscito ad ingannare la vigilanza dei suoi carcerieri, approfittando della visita di un amico per trasmettere un po’ del suo sperma alla giovane donna che aveva sposato e diventare così padre di una bambina, che oggi ha quattro anni. Tutto ciò non impedisce, aggiunge Erika Guevara-Rosas, Direttrice generale delle ricerche, del lavoro di patrocinio, delle politiche e delle campagne di Amnesty International, di indignarsi: “  Sanaa Salameh, la moglie di Walid Daqqa, che ha lottato instancabilmente per ottenere la sua liberazione, non ha potuto abbracciare il marito un'ultima volta prima che morisse. Le autorità israeliane devono ora restituire immediatamente il corpo di Walid Daqqa ai suoi cari, affinché possano dargli una sepoltura dignitosa e serena e piangere la sua morte senza essere intimiditi.”                     

Gli israeliani si oppongono, consapevoli che in questo periodo di guerra in atto, non sarebbe certo  una sepoltura serena, ma piuttosto di un'occasione per manifestazioni che rendono omaggio al “martire”, e per eccessi che potrebbero portare a scontri con la polizia. Non c’è dubbio che pioveranno delle condanne .                   

Quanto ad Amnesty International, questa organizzazione è troppo impegnata con la salma del suddetto “martire” per preoccuparsi di quelle degli ostaggi israeliani assassinati da Hamas, che intende mercanteggiare a caro prezzo.

 

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