L’amministrazione Biden vuole che Israele perda questa guerra
Analisi di David Elber
Joe Biden: ormai è chiaro il gioco che sta giocando il presidente americano. Per motivi elettorali e per ammansire l'Iran, non vuole che Israele vinca la guerra contro Hamas, perché teme il contraccolpo interno. Peggio ancora: fa sua la narrazione dei peggiori demagoghi dell'Onu sulle vittime civili a Gaza.
È sempre più evidente che l’amministrazione Biden non voglia che Israele vinca questa guerra scatenata dai palestinesi. Le ragioni sono molteplici: questioni elettorali in primis, ma anche convenienze regionali, le quali vedono nel disperato (e folle) tentativo di appeasement con l’Iran, di obamiana memoria, l’obiettivo principale. Tale politica ha assunto connotazioni pericolose e grottesche. Pericolosa, perché la risposta americana all’aggressione degli Houti (per conto dell’Iran) al commercio navale mondiale che passa dal mar Rosso è quantomeno deficitaria e debole e, questo, equivale, in uno scacchiere come quello del Medio Oriente, ad un totale fallimento. Grottesca, perché la risposta americana all'aggressione di Hezbollah (per conto dell’Iran) nei confronti di Israele si è tradotta nell’invio in Libano del proprio inviato Amos Hochstein (quello dell’accordo burla del 2022 sulle acque territoriali tra Libano e Israele), il quale, si è limitato ad accogliere tutte le richieste dei terroristi libanesi tra le quali l’eventualità che Israele si ritiri da una dozzina di villaggi in territorio israeliano e rivendicati da Hezbollah. In pratica, l’unica iniziativa americana messa in campo per porre fine all’aggressione terroristica di Hezbollah, è che Israele si ritiri dal proprio territorio sovrano. Purtroppo, anche se ha dell’incredibile, un precedente già esiste: l’accordo sottoscritto nel 2022 dal governo Lapid-Bennet in merito alle acque territoriali, nel quale l’amministrazione Biden fece pressione, unicamente, su Israele affinché accettasse tutte le richieste dei terroristi (cosa che fece), ma anche questo, come si è visto, non ha portato all’auspicata pace ma, solo, alla perdita di sovranità su un ampia zona marittima.
Ora veniamo alla questione principale: le pressioni su Israele affinché cessi la guerra contro i terroristi palestinesi.
Ormai non passa giorno che un esponente a turno dell’amministrazione Biden “metta in guardia” il governo di Israele relativamente alla decisiva offensiva a Rafah, ultimo caposaldo dei terroristi palestinesi. Molte volte lo ha fatto il Segretario di Stato Blinken, poi è stato il turno di vari consiglieri alla sicurezza; infine, si è espresso allo stesso modo il presidente Biden, in occasione del suo discorso sullo stato dell’Unione: per lui l’offensiva a Rafah rappresenta una “linea rossa” che Israele non deve oltrepassare altrimenti “ci saranno conseguenze” anche se non meglio precisate. È del tutto evidente che queste parole e minacce servono a mettere un’enorme pressione sul governo israeliano per farlo desistere dal vincere la guerra e liberare gli ostaggi. Così facendo, si permetterà la sopravvivenza di Hamas, al contempo, nessun altro clan della Striscia avrà il coraggio di prenderne il posto per condurre l’amministrazione civile nel dopo guerra.
Ma gli americani non si sono limitati a questo. L’amministrazione Biden si è accodata ai peggiori demagoghi e collusi esponenti della screditata ONU e delle ONU pseudo umanitarie, che ripetono in modo isterico e infondato che Israele deve permettere l’ingresso di aiuti umanitari perché la gente muore di fame. Tale accusa è del tutto infondata perché il COGAT ha ampiamente dimostrato che il numero di camion che entrano a Gaza è addirittura maggiore di quello pre-guerra. Il problema sta nel fatto che gli aiuti vengono sequestrati per il 70/80% da Hamas e rivenduti (dopo che si sono trattenuti quello che gli serve) al mercato nero per cifre astronomiche. Questo avviene perché Hamas non è stato ancora sconfitto e nei fatti ha ancora un forte controllo in ampie zone della Striscia.
Kamala Harris, chi si rivede. Dopo un lungo silenzio è intervenuta per equiparare le vittime israeliane del 7 ottobre alle vittime palestinesi di Gaza
Dopo un lungo letargo si è risvegliata anche la vice presidente Kamala Harris. Della sua “assenza” non si era accorto praticamente nessuno negli ultimi due anni. Quale migliore occasione per dire la sua sulla guerra a Gaza? Infatti, non ha mancato l’occasione e in un discorso di alcune settimane fa, ha equiparato le vittime israeliane del 7 ottobre alle vittime palestinesi. Tale ignobile equiparazione, pone sullo stesso piano un’orda di assassini fanatici, il cui intento è stato quello di fare strage deliberata di civili, con le azioni militari dell’esercito di Israele che si stà comportando come nessun altro esercito al mondo, in un teatro urbano ad alta densità abitativa e dove i terroristi si fanno scudo della popolazione civile in modo criminale. Questo è stato ampiamente dimostrato dai massimi esperti di guerra urbana al mondo, John Spencer e Richard Kemp, i quali hanno scritto che nessun esercito della NATO (tanto meno gli USA) nelle loro “operazioni di pace” hanno causato meno morti civili in rapporto ai combattenti (a Gaza il rapporto è di 1 combattente ucciso ogni 1,5 civili; in Serbia è stato di 1 a 3; a Mosul di 1 a 10 almeno). Però tutto questo scompare in favore della bieca demagogia e delle falsità che stanno causando un’ondata di anti giudaismo che non si vedeva dagli anni ’30.
Perché l’amministrazione Biden se è così preoccupata per i troppi morti civili non obbliga l’Egitto (come sancito anche dal diritto internazionale) ad aprire il confine per far scappare i civili dal teatro delle operazioni militari? Questo è l’unico modo per mettere in protezione la popolazione civile. Infatti, questo è il modo che è stato utilizzato in tutti i conflitti del mondo, ma perché per Gaza non vale? Inoltre, permettendo, temporaneamente, ai civili di riparare in Egitto non diventa più facile controllare l’afflusso degli aiuti e assicurarsi che vadano direttamente a chi ne ha bisogno? Perché Biden, invece, vuole far costruire un molo provvisorio in mezzo al nulla (che richiederà alcuni mesi), per fare in modo che ulteriori aiuti cadano nelle mani di Hamas? Per mere ragioni elettorali, sì, per ragioni elettorali, Biden, non rispetta le leggi internazionali e permette che i civili vengano utilizzati come scudi umani per poi incolpare il “governo Netanyahu” che è, ormai, per tutti i media del mondo, quanto di più nefando esista al mondo e tentare così la sua caduta politica. Ma non è più logico utilizzare il già esistente porto egiziano, ben attrezzato, di Al-Arish che si trova a mezz’ora di auto dal confine con Gaza? E qui predisporre tutto ciò che serve per i civili senza l’incubo delle razzie di Hamas. Però tale soluzione logica, veloce e efficiente non è “politicamente” utile alla causa, è invece più utile incolpare Israele di “genocidio”.
Altro fronte aperto dall’amministrazione americana contro lo Stato di Israele è questione dei “coloni violenti”. Anche in questo caso si tratta di una pura alterazione della realtà per fini elettorali. Come mai proprio in queste ultime settimane si è assistito ad un accanimento da parte americana che ha portato a sanzionare 4 abitanti della Samaria (il 13 marzo sono stati sanzionati anche due “avamposti illegali”)? Per ragioni elettorali. Ma c’è di peggio, la scelta temporale non è casuale: tutto questo è avvenuto dopo il 7 ottobre con il chiaro intento di instillare nell’opinione pubblica una meschina equiparazione tra gli “estremisti”: da un lato Hamas dall’altro i “coloni violenti”. Ma chi, sano di mente, può equiparare un gruppo genocidario a persone che non hanno ucciso nessuno se non per auto difesa? Inoltre, tutte le statistiche ufficiali che riportano gli “atti di aggressione dei coloni violenti”, sono concordi nel riportare che gli “episodi violenti” dal 7 ottobre sono diminuiti drasticamente. Allora perché si vuol far credere che ci sia un’autentica emergenza? Per colpire il governo di Netanyahu. Ma nel far questo e in questo spregevole modo, di fatto si criminalizza per l’ennesima volta tutto Israele agli occhi dell’opinione pubblica. Inoltre, come mai se l’amministrazione Biden è così preoccupata per la violenza in Giudea e Samaria, non ha mai provveduto a sanzionare i palestinesi che hanno ucciso civili ebrei a sangue freddo nel corso degli anni? Tra questi vi sono anche molti membri (almeno 80 casi documentati) della stessa Autorità Palestinese che hanno utilizzato armi americane in loro dotazione. Perché nessuno di esso è stato sanzionato? Perché l’AP non subisce minacce di embargo sulla fornitura di armi?
Un’ulteriore annotazione in merito agli “episodi violenti” dei “coloni” è doverosa. Una sotto commissione del ministero della difesa, alcuni giorni fa, ha presentato alla Knesset un report nel quale si dichiarava che quasi il 50% degli “episodi violenti” che sono riportati dai media o dall’ONU e altri sono una pura invenzione di una ONG, la Documenting and Monitoring Unauthorized Activities che si avvale di manovalanza straniera e israeliana per creare ad hoc degli scontri per poi registrarli come “violenza dei coloni”. Ma non è tutto: l’ONU stessa registra come “violenza dei coloni” le visite degli ebrei israeliani sul Monte del Tempio, proprio così, per l’ONU le visite degli ebrei sul Monte del Tempio concordate nei modi e negli orari con le autorità musulmane del Wafq diventano “aggressioni di coloni e altri gruppi accompagnati da militari”. Ormai è chiaro che anche dopo il 7 ottobre gli ebrei e Israele sono i colpevoli a prescindere.
In conclusione appare del tutto evidente che l’amministrazione Biden vuole sostituire il governo di Netanyahu, democraticamente eletto, con uno di comodo e supino alle esigenze elettorali del partito democratico. Per fare questo è arrivato al punto di mettere a rischio l’esistenza stessa di Israele, obbligandolo a rinunciare ad una decisiva vittoria sui terroristi di Hamas.
David Elber