Riprendiamo da LIBERO di oggi, 07/02/2024, a pag.10 con il titolo "L’ultimatum di Hamas per consegnare gli ostaggi" il commento di Maurizio Stefanini.
Maurizio Stefanini
Hamas ha presentato un documento con una proposta ritenuta “non negoziabile e definitiva” per un accordo di cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. Lo apprende da fonti informate, citate dal portale informativo panarabo con sede a Londra Rai al Youm, secondo cui il documento sarebbe stato consegnato da Khalil al Hayya, membro dell'ufficio politico di Hamas, ad Abbas Kamel, capo dell'intelligence egiziana, durante i negoziati in corso da quattro giorni al Cairo, a cui partecipano gli inviati di Hamas e Stati Uniti, e i mediatori di Egitto e Qatar.
UNDICI PUNTI
I delegati israeliani finora hanno boicottato i negoziati, nonostante la crescente pressione diplomatica per una tregua prima del mese sacro islamico del Ramadan all'inizio della prossima settimana. Secondo le fonti, Al Hayya ha detto a Kamel di essersi recato al Cairo per esprimere il proprio «apprezzamento del ruolo egiziano» nei colloqui, aggiungendo però di non essere «autorizzato a condurre alcun negoziato». Insomma, prendere o lasciare.
Undici sono le condizioni presentate da Hamas. Primo: cessazione della guerra a Gaza una settimana prima dell’inizio dell’attuazione dell’accordo. Secondo: un accordo chiaro per il ritiro di Israele dalla Striscia con garanzie internazionali. Terzo: nessuna tregua umanitaria, ma la fine effettiva di quella che viene definita “aggressione” alla Striscia. Quarto: libertà di movimento nella Striscia di Gaza e permesso a tutti gli sfollati di tornare alle loro case e aree senza alcuna condizione. Quinto: dal primo giorno dell’attuazione dell’accordo, gli aiuti potranno entrare nella Striscia senza che sia divisa in zone di sicurezza. Sesto: scambio dei 134 ostaggi ancora nelle mani di Hamas in cambio della liberazione dei prigionieri palestinesi detenuti nelle carceri israeliane, con un processo che dovrebbe iniziare dopo la prima settimana di cessazione della guerra. Settimo: ogni prigioniero dovrà essere rilasciato nella propria area di appartenenza dei Territori palestinesi. Ottavo: rimessa in libertà di tutti i 57 detenuti rilasciati nell’ambito dell’accordo Shalit (Gilad Shalit, militare israeliano liberato il 18 ottobre 2011 in seguito a un’intesa tra Hamas e il governo israeliano con la mediazione dell’Egitto), poi riarrestati. Nono: i detenuti all’interno dei Territori palestinesi e di Gerusalemme sono una “parte essenziale” dell’accordo e Hamas non accetterà un veto israeliano su questo punto. Decimo: Hamas e le fazioni della resistenza forniranno i nomi degli ostaggi israeliani 48 ore prima della liberazione, senza nessuna lista anticipata; nell’elenco dei prigionieri palestinesi di cui Hamas ha richiesto la liberazione, sono incluse anche «tutte le donne, indipendentemente dall’età, dalla fazione o dall’area geografica» di provenienza; tutti gli uomini con un’età superiore ai 60 anni; e tutti i giovani e bambini con un’età inferiore ai 18 anni. Undici: dopo il completamento di questa prima fase, si passerà a una seconda in cui sarà incluso un accordo di cessate il fuoco completo, il ritiro definitivo delle forze di Israele da Gaza e l’apertura di tutti i valichi per consentire agli aiuti umanitari di raggiungere la popolazione della Striscia senza il controllo israeliano.
CAPI MILITARI
Tra i prigionieri da liberare ci sarebbero Marwan Barghouti, membro di al-Fatah leader della prima e seconda Intifada condannato a cinque ergastoli per avere organizzato attentati suicidi; Abdullah Barghouti, comandante del braccio militare di Hamas; Ahmad Sadat, capo del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina; Ibrahim Hamed, ex comandante militare di Hamas in Cisgiordania; Abbas al-Sayed, un membro anziano di Hamas responsabile della pianificazione di attentati che hanno ucciso decine di israeliani. Nel mese di novembre, a seguito di una tregua durata una settimana, Hamas aveva liberato oltre 100 ostaggi, in cambio del rilascio da parte di Israele di circa 240 palestinesi detenuti.
Per inviare a Libero la propria opinione, telefonare: 02/99966200, oppure cliccare sulla e-mail sottostante
lettere@liberoquotidiano.it