La meteorologa di Tamar Weiss Gabbay
Recensione di Giorgia Greco
Testata: Informazione Corretta
Data: 05/03/2024
Pagina: 1
Autore: Giorgia Greco
Titolo: La meteorologa di Tamar Weiss Gabbay

La meteorologa                                     Tamar Weiss Gabbay
Traduzione di Silvia Pin
 

Giuntina                                                             euro 14

“E’ difficile riconoscere un’inondazione perché avanza
silenziosa e quando il rumore si fa assordante è già
troppo tardi”

Per i lettori italiani Tamar Weiss Gabbay è una nuova voce del panorama letterario israeliano che viene ad arricchire un filone narrativo già molto fiorente e capace di regalare romanzi che dialogano in modo originale con l’attualità. Sceneggiatrice, animatrice di progetti culturali e sociali oltre che autrice di romanzi per l’infanzia Tamar Weiss Gabbay è in libreria in questi giorni con un romanzo breve “La meteorologa” che Giuntina pubblica nella prestigiosa collana “Israeliana”. Tre sono le parti in cui si articola la novella che potrebbero essere autoconclusive, ma che l’autrice collega magistralmente in un’unica storia con tre personaggi, tutti appartenenti alla stessa famiglia: la meteorologa, il professore e la nipote. La meteorologa che apre il primo capitolo è una donna che percorre una via deserta “come un cavaliere solitario appena sceso da cavallo per sorvegliare la zona” diretta a una rupe all’estremità della cittadina natale a cui era tornata anni addietro dopo gli studi e dove aveva costruito una stazione per i rilevamenti meteorologici. Un’opera importante cui aveva dedicato tempo e abnegazione, sorta su “un dirupo accanto al canyon corto e profondo” che per la prima volta aveva coperto una zona a cui nessun sistema di previsioni del tempo si era mai interessato. In questo luogo immerso nella natura dove “il sole fa maturare prima l’uva e i venti secchi tengono lontani i parassiti” la meteorologa offre il suo contributo alla comunità per decifrare l’arrivo di inondazioni o di periodi di siccità, la condizione dei venti e delle piogge sui monti. Tuttavia, se all’inizio è stimata dai suoi concittadini che la vedono come un prezioso punto di riferimento con il passare del tempo l’ammirazione muta in sentimenti di rabbia e di delusione quando capita che le previsioni non corrispondano ai desideri delle persone. La meteorologa ha un padre, protagonista della seconda parte del libro e professore nel liceo locale, che svolge con impegno lavori di volontariato con lo scopo di migliorare le condizioni di vita dei suoi concittadini e si è assunto l’incarico di portare i suoi studenti in gita in un canyon. In queste pagine il professore che rappresenta un’autorità nel suo ambiente si trova a confrontarsi con la fragilità della vecchia madre e inaspettatamente si scopre vulnerabile. La nipote della meteorologa, figura centrale dell’ultima parte del romanzo, è un’adolescente esile dal volto di uccellino che è in città per frequentare un corso di recupero presso il liceo dove insegna il nonno e in tal modo trascorre del tempo in compagnia della zia. La ragazza che incarna tutte le contraddizioni dell’adolescenza, alla perenne ricerca di un posto nel mondo, si chiede cosa si aspettino gli adulti da lei e cerca l’approvazione del nonno affrontando il capolavoro di Ernest Hemingway, Il vecchio e il mare, un libro sul rapporto che unisce l’uomo e la natura che lo circonda fra aspettative e risentimenti. Nelle ultime pagine sarà la prossimità con la nascita di una cucciola di gazzella a renderla consapevole della sua forza e di una grandezza interiore che non avrebbe mai immaginato di possedere. Sono tre generazioni (toledot) che si confrontano sulla difficoltà di rispondere alle aspettative altrui e interrogano noi lettori sui temi più complessi della vita, della morte, del declino e della rinascita. Tra le pagine prende corpo anche la preoccupazione per l’enorme conduttura sotterranea di cemento armato, un’idea del professore sviluppata con alcuni amici e costruita per arginare le alluvioni ma dove il vento, incanalandosi nel canyon, produce un sinistro ululato che sembra presagire una catastrofe imminente. “…c’era chi mormorava che anche la conduttura enorme non sarebbe stata abbastanza che di lì a pochi anni non avrebbe più potuto contenere le alluvioni sempre più abbondanti”. Nel libro la vita naturale e quella interiore dei protagonisti si contendono lo spazio narrativo “in un gioco di alleanze, rimandi e simbiosi” ma a parere di chi scrive la Natura che ospita e tollera la presenza dell’uomo, non sempre rispettoso dei suoi ritmi, è la vera protagonista di un romanzo agile e veloce che richiede però una lettura lenta e concentrata. Una particolarità del libro di Tamar Weiss Gabbay è, oltre all’assenza dei nomi dei protagonisti, la non identificazione del luogo dove si svolge la vicenda che tuttavia, dopo svariati viaggi in Israele, chi scrive immagina (e la possibilità di immaginare è uno dei grandi doni che ci offre la letteratura!) possa essere il Makhtesh Ramon, il più grande cratere erosivo del mondo, nel deserto del Negev e la cui vista è ancor più bella all’alba e al tramonto quando la roccia si tinge di sfumature rosse. “La meteorologa”, che ha vinto il prestigioso Brenner Prize nel 2022, è un romanzo che sorprende, emoziona, travolge e ci regala con una prosa dal ritmo calibrato, impregnata di sfumature ora immaginifiche ora inquietanti, una potente riflessione sul nostro rapporto con la Natura che vorremmo addomesticare alle esigenze di profitti effimeri. Un libro imperdibile per ricordarci che “la nostra esistenza è, in realtà, una continua concessione da parte del suolo che ci ospita” e che, avvalendoci degli strumenti della cultura, dobbiamo imparare a rispettare e ad amare per la nostra stessa sopravvivenza.


Giorgia Greco

takinut3@gmail.com