Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 01/03/2024, a pag. 1/8, con il titolo "Firenze antisemita", il commento di Ermes Antonucci.
“Per gli ebrei a Firenze è sicuramente un momento difficile. Per la prima volta dopo tanto tempo ci sentiamo schiacciati, isolati”. A dirlo, intervistato dal Foglio, è il presidente della comunità ebraica fiorentina, Enrico Fink. Firenze è probabilmente la città che più di tutte ha risentito delle tensioni emerse dopo il 7 ottobre sul conflitto fra Israele e Palestina. Il 2 febbraio due molotov sono state lanciate contro il consolato degli Stati Uniti a Firenze da un giovane di origine giordana arrestato alcune ore dopo. Venerdì scorso un corteo pro Palestina ha cercato di arrivare sempre al consolato americano ed è stato bloccato con la forza dalla polizia. Questo sabato si terrà un’altra manifestazione per la Palestina in pieno centro città. A far amareggiare Fink, però, è soprattutto il convegno tenutosi sabato scorso a Palazzo Vecchio intitolato “Pace e giustizia in medio oriente”: “Si sono sentite parole ignobili – dice Fink –. Nella sala del Consiglio comunale è stata data voce, senza contraddittorio, a parole che incitavano espressamente alla violenza, alla guerra e all’annientamento di Israele”.
Il convegno, promosso dal presidente del Consiglio comunale Luca Milani, ha registrato gli interventi di Francesca Albanese (relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati, bandita da Israele dopo aver giustificato i massacri del 7 ottobre), l’antropologa italo-palestinese Ruba Salih, Mustafa Bargouthi (parente del più noto Marwan Barghouthi, che sta scontando cinque ergastoli nelle carceri israeliane per attacchi terroristici contro obiettivi civili e militari), l’attivista Sarit Michaeli e lo scrittore Ilan Pappé. Tutti, indistintamente, nei loro discorsi hanno accusato Israele di “genocidio”, “pulizia etnica”, “apartheid”, in un clima di giustificazione latente del massacro perpetrato da Hamas il 7 ottobre contro i civili nel sud d’Israele. C’è persino chi ha utilizzato alcune parole (decontestualizzate) di Primo Levi per alimentare la retorica antiebraica e chi ha paragonato i bambini palestinesi ad Anna Frank. “Pappé ha detto espressamente che è il momento di gioire, non di essere tristi, perché la fine di Israele è vicina – sottolinea Fink –. Ha detto che è impossibile fare la pace con uno stato basato sull’ideologia sionista, e quindi dobbiamo essere felici perché siamo vicini alla fine di questo stato. Ma ci rendiamo conto? Questa è una retorica guerrafondaia, che glorifica le azioni terroristiche e rifiuta qualunque ipotesi di pace”.
Dopo il convegno proprio il presidente della comunità ebraica di Firenze ha scritto una lettera indirizzata a Milani, con in copia il sindaco Dario Nardella, per denunciare le parole pronunciate nell’incontro, che alimentano odio nei confronti del popolo ebraico.
“Nel corso del convegno c’è stato addirittura un accenno all’importanza positiva del 7 ottobre per fare tornare in alto le speranze di lotta anti israeliana”, evidenzia Fink. “Sono state anche minimizzate, come fossero fake news, le notizie riguardanti l’uccisione dei bambini e lo stupro delle donne da parte dei terroristi di Hamas. Una cosa insostenibile per chi ha visto i filmati di quei giorni”.
“Tutto ciò – prosegue Fink – è avvenuto mentre il presidente del Consiglio comunale era lì a fianco e non diceva una parola. Milani si sarebbe dovuto alzare per dire: ‘Questa non è la posizione del comune e queste affermazioni non sono legittime’. L’ideologia della guerra infatti non può trovare legittimità nel dibattito pubblico”.
Gli interventi degli ospiti del convegno sono invece stati accolti da applausi scroscianti da parte dei presenti. Come se non bastasse, fa sapere Fink, “i social stanno impazzendo di commenti positivi a questo incontro. Questo ci fa sentire, e lo dico per la prima volta, schiacciati. Non solo la comunità ebraica, ma chiunque ha a cuore la pace non può accettare ciò che è avvenuto”.
“Nelle ultime ore sono stato accusato di paternalismo per aver detto che una parte della città è ‘mal guidata e mal consigliata’. Ma io lo confermo – dice Fink –. Le ragioni del conflitto fra Israele e Palestina sono complesse e non sono ben conosciute. Nonostante ciò, la vicenda viene semplificata in maniera estrema. In questo contesto, certe frasi possono diventare persino un invito alla guerra per chi non è particolarmente preparato”. “Mi auguro che l’amministrazione comunale prenda le distanze in maniera netta da quanto affermato nel convegno”, conclude il presidente della comunità ebraica fiorentina.
Per inviare la propria opinione al Foglio, telefonare 06/589090, oppure cliccare sulla e-mail sottostante
lettere@ilfoglio.it