All’Ucraina servono 12mila colpi al giorno
Analisi di Mirko Molteni
Testata: Libero
Data: 29/02/2024
Pagina: 15
Autore: Mirko Molteni
Titolo: All’Ucrania servono 12mila colpi al giorno

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 29/02/2024, a pag. 15 con il titolo "All’Ucrania servono 12mila colpi al giorno" l'analisi di Mirko Molteni. 

Mirko Molteni
Mirko Molteni

Who will win in Ukraine? It could hinge on which side can secure enough  artillery ammunition
Artiglieria ucraina in azione. In una guerra di posizione, dove l'artiglieria è regina, servono tantissimi proiettili. Gli alleati europei saranno in grado di fornirli?

Ieri il presidente ucraino Volodymir Zelensky ha ringraziato il Belgio per il suo contributo da 200 milioni di euro al piano internazionale di acquisto di munizioni proposto dalla Repubblica Ceca per sopperire alle carenze di Kiev. Nei giorni precedenti, il presidente ceco Peter Pavel ha presentato alla Conferenza per la Sicurezza di Monaco l’idea d’acquistare granate d’artiglieria fuori dell'Unione Europea per sopperire all'insufficiente capacità produttiva delle industrie UE. Praga sostiene d'aver "individuato in tutto il mondo stock complessivi di 800.000 granate, di cui 500.000 in calibro 155 mm e 300.000 in calibro 122 mm". I colpi da 155 mm sono del calibro standard NATO, mentre il 122 mm è un tipico formato d’origine russo-sovietica. Il valore totale è valutato in 1,4 miliardi di dollari.
Gran parte di questi colpi, venendo da arsenali datati, potrebbe essere inutilizzabile. Molto dipenderà, caso per caso, dallo stato di conservazione delle scorte. Sarebbe comunque ossigeno per l’esercito ucraino, i cui consumi di granate sono stati stimati a circa 12.000 colpi al giorno. Sia l’Ucraina sia la Russia hanno iniziato il conflitto con enormi stock di munizioni d’artiglieria, eredità del pensiero militare sovietico impostato su una guerra di massa. Strategia che invece l’Occidente ha dimenticato dopo il 1992, ipnotizzato dall’illusione delle guerre limitate, delle guerre “di precisione”, col risultato di trovarsi ora spiazzato.
Oltre al Belgio, l'Olanda ha già dato il 26 febbraio la sua adesione al piano ceco e il premier Mark Rutte ha promesso 100 milioni di euro. Per dare un'idea, il costo per singolo proiettile da 155 mm si aggira fra 2000 e 3000 dollari. Escluse varianti “intelligenti”, come l'Excalibur americano, con alette direzionali estensibili e computer a guida GPS, che costano almeno 68.000 dollari a colpo. Nel 2023 lo Stato Maggiore ucraino ha stimato un fabbisogno di 350.000 granate al mese, il che fa capire lo sforzo nel sostenere Kiev. Il ruolo degli Stati Uniti è basilare, eppure in questo momento i loro aiuti sono bloccati dal braccio di ferro elettorale al Congresso. Nel 2022 gli USA erano in grado di produrre solo 14.000 granate da 155 mm al mese, ovvero 168.000 all'anno. Gli americani sono arrivati a 20.000 granate mensili nel 2023 e progettano di raggiungerne 40.000 nel 2025.

SFORZI TEDESCHI

Ma è solo a una frazione del fabbisogno ucraino e deve comprendere in primis le munizioni per lo stesso esercito americano e per altri alleati, non ultimi Israele e Taiwan, il primo in guerra con Hamas, la seconda minacciata dalla Cina. Che il conflitto in Medio Oriente abbia distolto dall'Ucraina parte della produzione militare USA è noto. È importante che la Germania abbia inaugurato il 12 febbraio una nuova grande fabbrica di munizioni, costata 300 milioni di euro, la Werk Niedersachsen creata dalla Rheinmetall e omaggiata da una visita personale del cancelliere Olaf Scholz e del ministro della difesa tedesco Boris Pistorius. La produzione iniziale sarà di 50.000 granate all'anno, che saliranno a 100.000 nel secondo anno attestandosi a 200.000 nel terzo. Ma il grosso dei proiettili se lo terranno i tedeschi per ricostituire i loro arsenali, svuotati dal sostegno a Kiev. Rheinmetall stessa ha comunicato che “l’Ucraina ha svuotato i depositi della Bundeswehr e ricostituire le scorte costerà 40 miliardi di euro».
I numeri, comunque, sono ancora insufficienti, tenendo anche conto del fatto che per vincere una guerra non servono solo i proiettili, ma uomini che rischino la pelle. La Russia ha accresciuto il suo vantaggio sull'Ucraina in termini di pezzi d'artiglieria, mentre Kiev, dopo i primi mesi di battaglia andava via via assottigliando le sue scorte di origine sovietica.
Come spiega il generale Maurizio Boni nel suo libro L'esercito russo che non abbiamo studiato, il rapporto fra bocche da fuoco russe e ucraine è cresciuto «da un vantaggio di 10:1 a 15:1» e «per il consumo medio giornaliero dei russi si parla di non meno di 20-22.000 granate e razzi». La capacità produttiva della Russia in munizioni d'artiglieria sta passando da 1,7 a 2 milioni di proiettili l'anno. E nel frattempo Mosca ha ricevuto 600.000 granate dalla Bielorussia, 300.000 dall'Iran e pare, perfino 3 milioni e mezzo dalla Corea del Nord.
Giusto il 27 febbraio, il ministro della Difesa sudcoreano Shin Wonsik ha affermato che, «i nordcoreani hanno consegnato in cambio di cibo alla Russia, da settembre 2023 a oggi, oltre 6700 container carichi di 3 milioni di colpi da 152 mm e mezzo milione da 122 mm». I nordcoreani, già che c'erano, hanno anche fornito missili tattici KN-23, per affiancare gli Iskander russi.
Del resto, Mosca ha evidenziato nell'appena conclusa battaglia di Avdiivka, una superiorità nelle bombe teleguidate sganciabili dai caccia Su-34, come la KAB-500SE da 500 kg, a guida satellitare grazie al sistema Glonass, il Gps russo, e capace di planare per 40 km dallo sgancio, consentendo all'aereo di restare al riparo dall'antiaerea nemica. Gli aerei russi hanno sganciato fino a 120 di queste bombe al giorno su Avdiivka, centrando le postazioni ucraine e favorendo la vittoria del 17 febbraio.

FAME DI MISSILI

Quanto ai missili da crociera, gli europei sono divisi. Francia e Gran Bretagna hanno promesso nuovi missili SCALP e Storm Shadow, tipi gemelli ma con due nomi diversi, lanciabili dagli aerei Su-24 ucraini e con gittata di 550 km. Ottima arma, solleva il dubbio che gli anglo-francesi abbiano in Ucraina dei loro militari a calibrarne l’uso assistendo gli ucraini. Ma la Germania s'oppone a dare i suoi missili Taurus, da 500 km e pure aviolanciabili. Già il Bundestag ha votato contro, e ora Scholz ha detto che il Taurus «è un’arma di grande portata e ciò che stanno facendo britannici e francesi in termini di rilevamento e tracciamento dei bersaglio non può essere fatto in Germania». Scholz ammette che mandare i Taurus a Kiev significherebbe inviare anche militari tedeschi che li gestiscano, come farebbero gli anglo-francesi. Allarmata, Londra ha ieri negato a riguardo dei suoi Storm Shadow: «Il loro processo di puntamento è una questione di competenza delle forze armate ucraine».

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