Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 22/02/2024, a pag. 8, l'analisi di Giulio Meotti dal titolo: "Israeliane stuprate e uccise davanti ai familiari. Il rapporto sul sadismo di Hamas".
Ci chiediamo con tutto quanto c'è da fare in guerra, se perdere il tempo ad andare a insegnare all'ONU il sadismo di Hamas abbia senso. Meglio studiare quale strada prendere per uscire dall'ONU creandone uno con l'aggettivo democratico.
Giulio Meotti
I terroristi di Hamas hanno violentato e mutilato civili israeliani, lasciando un’“apocalisse di corpi” con arti mancanti sul luogo del festival musicale Nova, secondo l’atteso rapporto dell’Associazione dei centri di crisi dello stupro in Israele (ARCCI) sulle violenze sessuali di Hamas avvenute il 7 ottobre e dopo. Il rapporto, presentato alle Nazioni Unite, descrive nei dettagli i crimini orribili avvenuti durante il festival nel deserto, nei kibbutz assaltati, nelle basi militari al confine e nei tunnel della prigionia a Gaza. Familiari costretti ad assistere agli abusi sessuali sui loro amici e parenti prima che fossero assassinati. Le vittime avevano chiodi, granate e coltelli inseriti nei loro organi sessuali e “ragazze il cui bacino era spezzato per essere state violentate così tanto”. Orit Sulitzeanu, direttrice dell’ARCCI, ha detto che partner, familiari e amici sono stati costretti a guardare atti orribili compiuti spesso in gruppo per “aumentare il dolore e l’umiliazione per tutti i presenti”. Giovani uomini e donne in fuga dal festival sono stati “braccati” e trascinati per i capelli, urlanti. Nella maggior parte dei casi, sono stati uccisi dopo o durante lo stupro. Un sopravvissuto al festival ha detto che le conseguenze sono state “un’apocalisse di corpi, ragazze senza vestiti, ad alcune mancanti le parti superiori, ad altre inferiori”. Di una donna si dice che avesse i genitali “come se qualcuno l’avesse fatta a pezzi”. Un altro sopravvissuto ha detto di aver visto donne legate agli alberi, mutilate con “tutti gli organi tagliati, danneggiati” e “sbarre di ferro inserite nei loro organi sessuali”. “Ogni volta che la donna ha opposto resistenza, il terrorista l’ha pugnalata alla schiena”. E poi uomini colpiti da colpi di arma da fuoco nei genitali o a cui sono stati “tagliati” gli organi sessuali. Non sono state incluse le informazioni provenienti dai social e da “fonti non verificate”, osserva il rapporto. Un coltello era stato nascosto nei genitali di una vittima. Almeno dieci uomini e donne in ostaggio detenuti da Hamas hanno subito abusi sessuali prima di essere liberati. “L’organizzazione terroristica Hamas ha scelto di danneggiare lo stato di Israele con due chiare strategie: prendere in ostaggio i cittadini e compiere crimini sessuali sadici”, afferma Sulitzeanu. “Non è più possibile tacere. Ci aspettiamo che le organizzazioni internazionali prendano una posizione chiara. È impossibile restare in disparte. O sarà ricordato come una macchia storica per tutti coloro che hanno scelto di rimanere in silenzio e negare i crimini sessuali commessi da Hamas”. Ieri intanto l’intelligence israeliana - citato da Kan tv - ha diffuso nuovi dati sulla presenza dei terroristi di Hamas nell’Unrwa, l’agenzia per i palestinesi dell’Onu. Dei dodicimila impiegati dell’Onu a Gaza, “440 sono attivi nell’ala militare di Hamas”, le Brigate Qassam. “Altri duemila sono membri di Hamas registrati ma non nell’ala militare”. Infine “altri settemila hanno un parente di primo grado membro di Hamas". L’ambasciatore di Israele alle Nazioni Unite, Gilad Erdan, ieri ha definito il segretario generale dell’Onu Guterres “la testa del serpente” e ha chiesto la sua rimozione, insieme al commissario dell’Unrwa, Philippe Lazzarini. “Sono anni che presentiamo queste informazioni ai funzionari delle Nazioni Unite, ma questi sono diventati collaboratori di Hamas e ora sono letteralmente parte dell’organizzazione terroristica”. E contro l’Onu ieri si è rivolto anche Aylon Keshet, il cugino di Shiri Bibas, la madre che con i suoi due figli piccoli è stata ripresa circondata dai terroristi armati affiliati a Hamas nella striscia di Gaza poche ore dopo averli rapiti dal kibbutz Nir Oz il 7 ottobre. “Ci è stato insegnato che ci sono organizzazioni internazionali che hanno il compito e il dovere di occuparsi di un problema come questo” ha detto Keshet. “Siamo stati trattati in modo insultante e siamo stati coperti di accuse quando stavamo solo cercando di riavere un bambino, suo fratello e i suoi genitori”.
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