Salvini, la voce di Mosca
Commento di Lirio Abbate
Testata: La Repubblica
Data: 21/02/2024
Pagina: 31
Autore: Lirio Abbate
Titolo: Salvini si dimetta

Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 21/02/2024, a pag. 31, con il titolo “Salvini si dimetta” il commento di Lirio Abbate.


Lirio Abbate


Salvini a Mosca nel 2015 con maglietta di Putin. Gli anni passano ma certe simpatie per i criminali restano. Sono passati 9 anni, ma il suo commento sull'uccisione di Navalny rivela che la simpatia resta

Il vicepresidente del Consiglio, Matteo Salvini, continua in modo sfacciato ad avvolgersi nella felpa putiniana. Lo fa da molti anni a partire dalla campagna elettorale delle scorse elezioni europee ed ha continuato a mostrare la sua simpatia russa anche dopo l’invasione dell’Ucraina ordinata da Putin. Adesso con la morte di Aleksej Navalny, la cui responsabilità ultima ricade sul presidente Vladimir Putin e sulle sue autorità, il ministro del governo Meloni si permette di ribadire, attraverso dichiarazioni pericolose, la sua vicinanza al partito del Cremlino, al quale ribadisce tutta la sua ferma convinzione che i giudici russi, secondo lui liberi di decidere, e poi i medici, liberi di esprimersi, potranno fare chiarezza in un Paese in cui di fatto è la violenza e la paura a farla da padrona, e i nemici dello zar vengono assassinati. Come fa dunque Salvini a diffondere l’idea di indipendenza e libertà in Russia? L’intesa fra il capitano della Lega e lo zar è forte ancora oggi, tanto che comunicano a distanza con messaggi che si intrecciano. «L’Italia?», spiega Putin ad una studentessa italiana a Mosca, «ci è sempre stata vicina». Si direbbe un pizzino russo a Salvini. Un atteggiamento che dice molto, ancora una volta, della sua attitudine ad omettere, a confondere, a tentare di addomesticare il dissenso. Ma ancora peggio, a mostrare i legami tra la Lega e il partito di Putin di cui non riesce a rompere gli accordi, mostrando la mancanza di forza di condannare la politica di Vladimir Putin e di pronunciare il suo nome. È questa la cosa grave che ci porta in casa Salvini, perché con le sue amicizie e le sue manovre fa allungare le ombre russe fin dentro il governo italiano. Un’ipotesi che occorre evitare. Perché può essere un virus che si infiltra nelle nostre istituzioni, capace di afferrare e sfruttare segreti nazionali, strategie economiche e finanziarie mettendo a repentaglio il nostro Paese. Con amicizie del genere il rischio è forte. L’esempio di coraggio lo ha mostrato una donna: Yulia Navalnaya che ha preso il testimone del marito. Al mondo intero ha detto: «Continuerò il lavoro di Aleksej Navalny. Continuerò a lottare per il nostro Paese, con voi», ha promesso, ed ha lanciato un appello: «Invito tutti voi a starmi vicino». Ed ha accusato il presidente russo di aver «ucciso» il marito: «Tre giorni fa Vladimir Putin ha ucciso mio marito, Aleksej Navalny. Putin ha ucciso il padre dei miei figli. Con lui ha voluto uccidere la nostra speranza, la nostra libertà, il nostro futuro». Un potente j’accuse. L’Italia ha concordato con l’Unione europea ladichiarazione, molto chiara in merito, con la quale si indigna per la morte di Navalny di cui è responsabile Putin, e per questo, dopo l’infelice uscita ieri mattina di Salvini, raccomanda ai “membri del governo di leggere cosa i loro governi stanno approvando e adottando”. A questo punto è necessario sapere come fa la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ad avere accanto, non solo un vice, ma anche un alleato di governo che di fatto appare ancora legato al Cremlino. La premier è chiamata a fare chiarezza sulle affermazioni del leader leghista. Soprattutto adesso che il G7 è sotto la presidenza italiana che ha tra le priorità la difesa del sistema internazionale basato sulla forza del diritto. La guerra d’aggressione russa all’Ucraina ne ha intaccato i principi e ha scatenato una crescente instabilità, visibile nei diversi focolai di crisi. Altrettanto importante il conflitto in Medio Oriente, con le relative conseguenze sull’agenda globale. Il 24 febbraio, in occasione del secondo anniversario dell’aggressione russa contro l’Ucraina, Giorgia Meloni presiederà una riunione in videoconferenza dei capi di Stato e di governo G7, la prima sotto la presidenza italiana, e prevede anche il collegamento con il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky. Come potrà essere giudicata la numero uno di Palazzo Chigi quando al suo fianco, al governo, c’è ancora un amico di Putin? Il capitano della Lega agisce come se fosse il capo del partito di Putin in Italia. Non è solo una questione morale, è politica pura, perché non dobbiamo permettere ad un politico infiltrato di aprire al partito del Cremlino e per questo è necessario che il vicepresidente-ministro Matteo Salvini tolga il disturbo dal governo e presenti le sue dimissioni. Perché sono dovute, anche per dignità.

Per inviare a Repubblica la propria opinione, telefonare: 06/49821, oppure cliccare sulla e-mail sottostante

rubrica.lettere@repubblica.it