Zelensky, subito aiuti o vince Putin
Cronaca di Tonia Mastrobuoni
Testata: La Repubblica
Data: 18/02/2024
Pagina: 4
Autore: Tonia Mastrobuoni
Titolo: Zelensky a Monaco “Fermiamo Putin”. Anche l’Italia pronta all’accordo con Kiev

Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 18/02/2024, a pag. 4, con il titolo "Zelensky a Monaco: fermiamo Putin. Anche l’Italia pronta all’accordo con Kiev", la cronaca di Tonia Mastrobuoni.

Tonia Mastrobuoni
Tonia Mastrobuoni


Caro ministro Tajani, meno pacche sulle spalle e più aiuti a Zelensky.

MONACO — Nel giorno della caduta di Avdiivka e il giorno dopo la morte di Aleksej Navalny, Volodymyr Zelensky approda a Monaco dopo due tappe importanti a Parigi e Berlino. Ed è la prima volta che il presidente ucraino si riaffaccia alla Conferenza sulla sicurezza dopo le tormentate settimane che precedettero l’invasione dell’Ucraina, due anni fa. Allora il presidente apparve davanti alla platea di esperti della difesa con parole piuttosto caute verso Mosca, nonostante le truppe russe fossero ammassate da mesi alla frontiera causando l’allarme dell’interoOccidente. Dimessa la giacca e la cravatta, Zelensky è tornato al Bayerischer Hof nella sua uniforme d’ordinanza, la felpa da presidente assediato, e ha rivolto parole chiare alla platea: «Se non agiamo, Putin renderà i prossimi anni catastrofici anche per altri Paesi. Non chiedete all’Ucraina quando la guerra finirà», ha proseguito, piuttosto «chiedete a voi stessi perché Putin è ancora in grado di portare avanti questa guerra ». Zelensky ha rivolto un appello accorato a un’Occidente impantanato nella ‘fatigue’ da guerra, a ritrovare l’unità per contrastare Mosca. Quanto al ritiro delle truppe da Avdiivka — la più grave sconfitta militare dal fallimento della offensiva della scorsa primavera — il presidente ucraino l’ha definita una «decisione giusta», presa per «salvare quante più vite possibili». Anche al G7 dei ministri degli Esteri che si è riunito ieri mattina la questione ucraina e la morte di Navalny hanno dominato i colloqui. Il presidente di turno, Antonio Tajani, ha chiesto in apertura un minuto di silenzio per ricordare l’oppositore russo. Il comunicato ha espresso poi “indignazione” per la sua morte e ha chiesto alle autorità russe di «chiarire pienamente le circostanze della sua morte». Il G7 ha infine «invitato» Mosca «a porre fine all’inaccettabile persecuzione del dissenso politico, nonché alla repressione sistematica della libertà di espressione e all’indebita limitazione dei diritti civili». Ma in conferenza stampa è emerso anche un altro tema. Zelensky era reduce ieri da due accordi importanti firmati con il presidente francese Emmanuel Macron e il cancelliere tedesco Olaf Scholz, sulla falsariga di quanto sottoscritto già a gennaio con il premier britannico Rishi Sunak. Le tre maggiori potenze europee hanno accordato a Kiev garanzie bilaterali future per la sicurezza e aiuti finanziari a lungo termine. In altre parole, uno scudo militare ed economico che si estenderà anche oltre la fine del conflitto con Mosca. La questione era emersa da subito, da quando i carri armati avevano marciato su Kiev a febbraio del 2022, ma il primo impulso concreto per un ‘ombrello’ militare e finanziario da parte di singoli partner occidentali è arrivato soltanto a margine del G7 di Vilnius, a luglio dello scorso anno. E la domanda emersa ieri in conferenza stampa, rivolta a Tajani, è stata: e l’Italia? Il ministro non ha risposto direttamente ma fonti della Farnesina sostengono che un’intesa sulla sicurezza possa arrivare a breve, forse già in occasione del secondo anniversario dell’inizio dell’invasione russa, il 24 febbraio, quando Giorgia Meloni ha convocato un G7 virtuale. L’altra questione emersa nel confronto coi cronisti è quella del modesto contributo dell’Italia all’Ucraina dall’inizio del conflitto. Secondo il Kiel Institut fuer Weltwirtschaft che aggiorna regolarmente questi dati, a fronte dei 17,7 miliardi di aiuti garantiti finora dalla Germania o dei 42,22 miliardi degli Usa, l’Italia è in coda con i suoi 670 milioni di euro, per la verità insieme alla Francia, che ne ha garantiti appena 640. Ma che Roma non riveli l’entità vera del suo contributo a Kiev, che secondo fonti diplomatiche è persino “il doppio” della cifra ufficiale, è il segreto di Pulcinella. Una decisione, quella di secretare una parte degli aiuti, che è stata presa già dal governo Draghi e che Meloni ha continuato a mantenere. Finché Olaf Scholz continuerà però a ripetere ossessivamente, come fa da settimane, che ci sono Paesi che potrebbero contribuire di più alla difesa dell’Ucraina, l’Italia rischia di rimanere negativamente sotto i riflettori.

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