Per Hamas lavorano 1468 dipendenti Onu
Cronaca di Mauro Zanon
Testata: Libero
Data: 18/02/2024
Pagina: 10
Autore: Mauro Zanon
Titolo: Per Hamas lavorano 1468 dipendenti Onu

Riprendiamo LIBERO di oggi, 18/02/2024, pag.11, con il titolo "Per Hamas lavorano 1468 dipendenti Onu". La cronaca di Mauro Zanon

Mauro Zanon
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Benjamin Netanyahu «Quelli che ci vogliono impedire di operare a Rafah essenzialmente ci dicono: perdete la guerra. Non permetterò che questo succeda»

Il 12% dei 13mila impiegati dell’Unrwa, l’agenzia delle Nazioni unite per i rifugiati palestinesi, «è affiliato a Hamas o alla Jihad islamica palestinese». Lo ha dichiarato venerdì in un incontro con i giornalisti il ministro della difesa di Israele, Yoav Gallant. Nel dettaglio, sono «1468 impiegati». Durante la conferenza stampa, Gallant ha svelato l’identità di 12 membri del personale dell’Agenzia onusiana che «hanno partecipato attivamente» all’attacco guidato dal movimento islamista palestinese Hamas lo scorso 7 ottobre contro lo Stato ebraico. Tra il personale che avrebbe preso parte agli attacchi ci sono insegnanti che lavorano nelle scuole dell’Unrwa. «Oltre a questi 12 operatori, abbiamo indicazioni significative basate sulle informazioni dell’intelligence, secondo cui più di 30 dipendenti dell’Unrwa hanno partecipato al massacro, hanno facilitato la presa di ostaggi, hanno saccheggiato e rubato nelle comunità israeliane e altro ancora», ha affermato Gallant davanti ai giornalisti.
Per il ministro israeliano, l’Unrwa ha «perso legittimità e non può più funzionare come organismo delle Nazioni Unite», e ha quindi incaricato le Forze di difesa israeliane (Idf) e l’establishment della difesa di trasferire le responsabilità della consegna degli aiuti nella Striscia di Gaza ad altre organizzazioni umanitarie.
Già a inizio febbraio, Gallant aveva accusato l’Unwra di essere «Hamas con il lifting», suscitando reazioni stizzite da parte della stampa pro-palestinese. Il Washington Post, ha pubblicato un frame del video diffuso dal ministro israeliano, che mostra uno dei dodici operatori dell’Unwra denunciati, il 45enne Faisal Ali Musalam Naami, mentre rimuove il corpo senza vita di un israeliano ucciso nel Kibbutz Be’eri.

PROMESSE DI BLINKEN

Ieri, intanto, il segretario di Stato americano, Antony Blinken, è intervenuto alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco, definendo «assolutamente essenziale» che Israele assicuri la «protezione dei civili» nella Striscia di Gaza. Blinken ha premesso che Israele deve poter assicurare che non accada più un attacco come quello di Hamas del 7 ottobre. Il presidente israeliano, Isaac Herzog, ha incontrato il segretario di Stato americano a margine della conferenza. Nelle dichiarazioni pubbliche prima dell’incontro, Blinken ha affermato che gli Stati Uniti stanno «facendo tutto il possibile» per restituire gli ostaggi detenuti da Hamas e ha sottolineato che l’amministrazione Biden sta «pensando, come facciamo sempre, alla sicurezza di Israele oggi, ma anche a lungo termine». «Pensiamo alla sofferenza delle persone coinvolte nel conflitto, compresi gli uomini, le donne e i bambini palestinesi di Gaza. Pensiamo anche alle reali opportunità che si presentano dinanzi a noi per un futuro migliore e più sicuro per gli israeliani, i palestinesi e tutti i nostri amici nella regione. C’è molto lavoro da fare per avvicinarsi a questo futuro, ma sono grato al presidente Herzog non solo per pensarci, ma anche per contribuire a realizzarlo», ha aggiunto Blinken.
Rispondendo al segretario di Stato americano, Herzog ha salutato il sostegno degli Stati Uniti a Israele «in questi momenti difficili» e ha detto che il ritorno degli ostaggi «è la nostra massima priorità».
Alla Casa Bianca è arrivato allo stesso tempo anche il messaggio del premier Benjamin Netanyahu: «Quelli che ci vogliono impedire di operare a Rafah essenzialmente ci dicono: perdete la guerra, non permetterò che questo succeda». È la risposta alle pressioni pubbliche che da giorni stanno conducendo Joe Biden e la sua amministrazione contro l’operazione terreste a Rafah, dove sono rifugiati oltre un milione di palestinesi. «Non cederò a nessuna pressione», ha aggiunto il premier israeliano nella conferenza stampa, spiegando di aver detto a Biden che Israele combatterà fino »alla vittoria totale e che questa comprende un’azione a Rafah«. Un’operazione che, ha aggiunto, «ovviamente» avverrà solo dopo che ai civili verrà data l’opportunità di «evacuare in aree sicure».

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