Israele, nuove strategie anti Iran
Analisi di Fabiana Magrì
Testata: La Stampa
Data: 18/02/2024
Pagina: 11
Autore: Fabiana Magrì
Titolo: Israele dietro i gasdotti saltati in aria. La nuova strategia per fermare l’Iran

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 18/02/2024, a pag. 11, con il titolo "Israele dietro i gasdotti saltati in aria. La nuova strategia per fermare l’Iran", l'analisi di Fabiana Magrì.

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Fabiana Magrì
Sabotage Attacks' On Iran's Gas Pipelines Cause Major Disruptions | Iran  International
Iran, gasdotti in fiamme. Chi li avrà colpiti?

Tel Aviv. Si alzano i toni tra Israele e Iran, con un avvertimento che segna un cambio di passo e una nuova frontiera nella guerra ombra tra i due nemici assoluti. L’ha scritto il New York Times nel riportare i misteriosi attacchi (l’ultimo è stato registrato giovedì), che nell’ultima settimana hanno colpito e danneggiato due gasdotti che servono le principali città iraniane. Anche Teheran e Isfahan. Le operazioni, come di prassi in questa arena, non sono state rivendicate da Israele. Ma ad attribuirle allo Stato ebraico con ragionevole certezza sono stati due funzionari occidentali e un comandante affiliato alle Guardie rivoluzionarie, citati dal quotidiano statunitense.
Secondo diverse fonti, i sabotaggi - forti esplosioni ma nessuna vittima - avrebbero interrotto il flusso di energia e gas verso intere province, con un impatto sul 15% della produzione giornaliera nazionale di gas naturale e una ricaduta su milioni di persone. «L’effetto - ha detto al Nyt Homayoun Falakshahi, analista senior delle materie prime per Kpler, punto di riferimento per l’intelligence commerciale globale - è stato molto alto perché si tratta di due condutture significative che vanno da Sud a Nord. Non abbiamo mai visto nulla di simile in scala e portata».
Di diverso parere il ministro del petrolio Javad Owji che, interrogato dai media locali venerdì, ha commentato che «il piano del nemico era interrompere completamente il flusso di gas in inverno in diverse grandi città e province del nostro Paese», con un potenziale impatto sulla popolazione civile, sulle industrie e le fabbriche, ma «le squadre tecniche del ministero avevano lavorato 24 ore su 24» per risolvere l’emergenza, l’interruzione era stata minima e il servizio presto ripristinato.
Il dato davvero rilevante resta quello della valenza simbolica di attacchi le cui dinamiche restano da chiarire - con droni, esplosivi applicati alle tubature o altri mezzi - ma dimostrano una profonda conoscenza delle infrastrutture sul territorio, un preciso coordinamento e la partecipazione di collaboratori dall’interno, per studiare dove, come e quando colpire. Le guardie - ha spiegato la fonte anonima vicino ai Guardiani della rivoluzione - controllano le loro aree di competenza ogni poche ore. Quindi chi ha eseguito l’attacco doveva essere a conoscenza dei passaggi, dei turni e delle pause. Questi ultimi sabotaggi, in diversi punti lungo due principali gasdotti nelle province di Fars e Chahar Mahal Bakhtiari, dimostrano, secondo l’analista Shahin Modarres sentito dal New York Times, che «le reti segrete che operano in Iran hanno ampliato la loro lista di obiettivi. È una grande sfida e un duro colpo per la reputazione delle agenzie di intelligence e sicurezza iraniane».
Siti militari e nucleari della Repubblica islamica sono da tempo nel mirino di Israele, così come scienziati che partecipano allo sviluppo del programma nucleare e comandanti, raggiunti con attacchi mirati sia in patria sia all’estero. Recentemente i servizi segreti israeliani hanno ucciso due alti comandanti iraniani in Siria. E in passato l’intelligence ha messo a segno sabotaggi informatici su server statali, causando il caos nelle stazioni di servizio in tutto il territorio.
Sempre venerdì, nel suo primo briefing con la stampa estera dall’inizio della guerra a Gaza, il ministro israeliano della Difesa Yoav Gallant aveva ribadito che in ciascuno dei sette fronti su cui è impegnato Israele - Gaza, Libano, Cisgiordania, Siria, Iraq, Yemen e Iran - si possono riconoscere idee, soldi, intelligence, know-how e armamenti che fanno capo al regime degli ayatollah, definito «la fonte del caos nella regione».
Sebbene l’Iran neghi ufficialmente un coinvolto diretto nell’attacco di Hamas del 7 ottobre, il suo ruolo nell’addestramento e nel rifornimento di armi e munizioni alle fazioni palestinesi nella Striscia è emerso e continua a emergere da prove raccolte dall’esercito israeliano mentre continua l’avanzata nell’enclave. L’Iran sostiene e arma anche gli altri suoi alleati - gli Houthi in Yemen, Hezbollah in Libano e le milizie in Iraq e Siria - che stanno conducendo operazioni di appoggio a Hamas e di disturbo contro Israele e Stati Uniti.

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