La tregua? Gerusalemme contro Washington
Commento di Amedeo Ardenza
Testata: Libero
Data: 17/02/2024
Pagina: 15
Autore: Amedeo Ardenza
Titolo: La tregua? Prima vogliamo gli ostaggi

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 17/02/2024, a pag. 15, con il titolo "La tregua? Prima vogliamo gli ostaggi", il commento di Amedeo Ardenza.

Benny Gantz, leader progressista, ministro del gabinetto di guerra ed ex capo di stato maggiore delle Idf, è stato chiaro: Hamas deve arrendersi o sarà ancora guerra.
Benny Gantz, leader centrista che dopo il 7 ottobre è passato dall'opposizione al governo: "Hamas deve arrendersi o sarà ancora guerra".

«Se gli ostaggi non saranno liberati, allargheremo la guerra a Rafah. Ci stiamo preparando in collaborazione con i nostri partner, incluso l’Egitto». A dire il vero, nessuno dei partner di Israele, men che mai il Paese delle piramidi, è favorevole a un intervento militare delle Israeli Defense Forces (Idf) contro la città più meridionale della Striscia, appoggiata sulla frontiera con l’Egitto.
Eppure Benny Gantz, leader progressista, ministro del gabinetto di guerra ed ex capo di stato maggiore delle Idf, è stato chiaro: Hamas deve arrendersi o sarà ancora guerra. Un annuncio diffuso dopo che nell’ospedale Nasser di Khan Younis a Gaza le Idf hanno rinvenuto medicinali destinati ma mai consegnati ai 134 ostaggi ancora nelle mani di Hamas. Nello stesso nosocomio i militari hanno catturato 20 uomini del gruppo terroristico accusati di aver preso parte alla mattanza dello scorso 7 ottobre, quando Hamas ha trucidato 1.200 civili israeliani. Le parole di Gantz confermano che i 40 minuti del recente colloquio telefonico fra il premier d’Israele Bibi Netanyahu e il presidente degli Stati Uniti Joe Biden non sono valsi a nulla. I due uomini non si piacciono sotto il profilo politico e umano – memorabile fu la luce verde data anni fa da Bibi a nuovi insediamenti in Cisgiordania mentre l’allora vicepresidente Biden atterrava a Tel Aviv – e adesso sono anche divisi dal nodo Rafah.
Biden ha tentato la carta dell’isolamento diplomatico ottenendo in poche ore pressioni su Israele da Italia, Germania, Canada, Australia e Nuova Zelanda per un cessate il fuoco.
A novembre gli americani scelgono il nuovo presidente e l’inquilino – ricandidato – della Casa Bianca teme che un nuovo capitolo del conflitto si ritorca contro la sua campagna elettorale, alienandogli la sinistra del partito democratico. I due leader sono anche divisi sul dopoguerra, con Netanyahu contrarissimo al piano Usa per la nascita di uno stato palestinese: «Israele respinge categoricamente diktat internazionali per un’intesa definitiva con i palestinesi: un accordo del genere sarà raggiunto solo attraverso negoziati diretti senza precondizioni», ha scandito Bibi. Più pragmatico, il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi, storico nemico dei radicali islamici, paventa che un’azione contro Rafah inneschi una crisi umanitaria con decine di migliaia di palestinesi in fuga verso l’Egitto. Il Cairo ha smentito preparativi per la guerra ma secondo le agenzie internazionali dall’analisi delle immagini satellitari si vede che sul lato egiziano del confine l’esercito sta spianando il terreno per allestire una tendopoli capace di accogliere fino a 100mila persone. La fermezza di Gerusalemme è presto spiegata: mentre le diplomazie di mezzo mondo, Santa Sede in testa, ne criticano i modi «vendicativi» e «sproporzionati», lo Stato ebraico vive nell’emergenza. Oltre agli attacchi da sud e alla guerra d’attrito a nord che Hezbollah ha mosso l’8 ottobre per non essere da meno di Hamas, il terrore colpisce anche dall’interno. Ieri due israeliani sono rimasti uccisi e quattro feriti allo svincolo urbano di Re’em nel sud del paese. Israele non ha una rete ferroviaria sviluppata ed è costellato da stazioni di autobus: contro quello di Re’em ieri ha aperto il fuoco il 37enne Fadi Jamjoum, residente a Gerusalemme est, subito freddato da un passante armato. Per Netanyahu «questo attacco ci ricorda che l’intero Paese è un fronte e che gli assassini, che non vengono solo da Gaza, vogliono ucciderci tutti».

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