Riprendiamo da LIBERO di oggi, 17/02/2024, pag.12, con il titolo "La morte di Navalny indigna il mondo libero. Ma per Putin è soltanto uno spot elettorale", il commento di Carlo Nicolato.
Carlo Nicolato
"Oggi Navalny domani tu" recita saggiamente il cartello. Lo sanno bene i ceceni, i georgiani e gli ucraini. Putin va fermato per il bene del mondo libero
Le uniche informazioni trapelate sulla morte del dissidente russo Alexej Navalny arrivano dalle autorità del carcere dov’era detenuto, nella colonia carceraria numero 3 del distretto autonomo di Yamalo-Nenets, nel Circolo Polare Artico, più nota come “colonia lupo polare”. Così remota e distante da Mosca che uno vuole raggiungerla in treno ci mette 45 ore. Navalny per arrivarci da Melekhovo, dove aveva trascorso i primi 2 anni di carcere, ci aveva messo 20 giorni, passando da Vladimir, Mosca, Chelyabinsk, Ekaterinburg, Kirov, Vorkuta e Kharp.
Era arrivato a fine dicembre ed era su di morale - «sono il vostro nuovo Babbo Natale» scriveva appunto il 25 dicembre, «ora ho un cappotto di pelle di pecora, un colbacco e presto avrò un valenki (una tradizionale calzatura invernale russa)» -, ma la sua vita tra i lupi polari non sarebbe durata nemmeno due mesi. Secondo il comunicato del carcere Alexej, che aveva 48 anni, si è sentito male dopo una passeggiata durante l’ora d’aria. «Immediatamente è arrivato il personale medico dell'istituto ed è stata chiamata un’ambulanza» scrive la nota aggiungendo che «le misure di rianimazione non hanno dato risultati positivi».
GELO A MOSCA
Il personale dell’ospedale nel quale è stato trasferito ha poi precisato che l’ambulanza è arrivata sul posto in 7 minuti e che «i tentativi dei paramedici di rianimare Alexei Navalny sono continuati per 30 minuti prima che venisse dichiarato morto». Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha riferito di non avere maggiori informazioni rispetto a quelle rese note dal carcere e ha comuinicato che comunque le indagini sono a carico del servizio penitenziario federale e che il governo non vede il motivo per aggiungere ulteriori istruzioni riguardo all'inchiesta in corso. Insomma a Mosca vogliono far credere di non dare troppa importanza alla morte in carcere e in maniera sospetta di uno di una delle maggiori voci contrarie al regime di Putin, condannato a 19 anni peri reati di finanziamento e l’incitamento all’ «estremismo», nonché di «riabilitazione dell’ideologia nazista».
«MAI UNA LAMENTELA...»
Le autorità carcerarie hanno riferito anche di «non aver mai ricevuto lamentele formali» da parte di Navalny durante la sua detenzione, ma non più tardi di 3 giorni fa il detenuto aveva scritto su X di essere stato punito a 15 giorni di cella di isolamento per la quarta volta «in meno di 2 mesi che sono con loro». E non è che le cose fossero andate meglio nel carcere di Melekhovo, dove era finito in isolamento 23 volte, tanto che Amnesty International aveva accusato la direzione del penitenziario di voler «spezzare lo spirito di Navalny».
Al di fuori della Russia la versione ufficiale non ha convinto nessuno. Le Nazioni Unite attraverso un loro portavoce hanno fatto sapere di essere «indignate» e hanno chiesto un’indagine «imparziale, approfondita e trasparente condotta da un organismo indipendente». Il segretario di Stato americano Antony Blinken ha detto invece che la morte dell'oppositore è la dimostrazione che il «sistema di Putin è debole e marcio», mentre il presidente Joe Biden ha aggiunto che Navalny «Era tutto quello che non è Putin: coraggioso, di principio, dedicato a costruire una Russia dove esista lo stato di diritto e venga applicato ovunque».
Una linea condivisa dal presidente del Consiglio Giorgia Meloni secondo la quale «la morte di Alexei Navalny, durante la sua detenzione, è un’altra triste pagina che ammonisce la comunità internazionale». La Meloni chiede che «su questo inquietante evento venga fatta piena chiarezza». Sicuro invece è il presidente ucraino Zelensky secondo cui «Navalny è stato ucciso e Putin dovrà rendere conto dei suoi crimini».
Nel pomeriggio sono divampate le polemiche per una dichiarazione del vicesegretario della Lega Andrea Crippa. «Il Pd sa cose che evidentemente il resto del mondo non sa. Ci possono essere sospetti, coincidenze strane, ma additare persone come colpevoli mi sembra prematuro e inopportuno. Aspettiamo che si faccia chiarezza». Un’uscita che ha scatenato la reazione della sinistra che ha parlato di «dichiarazioni vergognose». Poi è arrivata la nota del portavoce di Salvini a raffreddare le polemiche: «La scomparsa di Navalny è sconcertante. È doveroso venga fatta piena luce». Il partito esprime «profondo cordoglio» a cominciare dal leader Matteo Salvini. In serata il ministro degli Esteri Tajani parla di «responsabilità« del Cremlino per la morte del dissidente: «Era trattenuto in condizione da Gulag e nei Gulag si moriva».
Per inviare a Libero la propria opinione, telefonare: 02/999666, oppure cliccare sulla e-mail sottostante
lettere@liberoquotidiano.it