'Prima la libertà per gli ostaggi', la parola a Stefano Parisi
Intervista di Elisa Calessi
Testata: Libero
Data: 16/02/2024
Pagina: 8
Autore: Elisa Calessi
Titolo: Prima la libertà per gli ostaggi

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 16/02/2024, a pag.8 con il titolo "Prima la libertà per gli ostaggi", l'intervista di Elisa Calessi a Stefano Parisi.

Elisa Calessi
Elisa Calessi
Stefano Parisi, presidente dell’Associazione Setteottobre
Stefano Parisi, presidente dell’Associazione Setteottobre

Martedì il Parlamento, grazie a un accordo bipartisan tra Giorgia Meloni ed Elly Schlein, ha impegnato il governo a chiedere un “cessate il fuoco” a Gaza. Ne parliamo con Stefano Parisi, presidente dell’Associazione Setteottobre, nata dopo l’attacco di Hamas ad Israele. Lunedì era alla Camera per illustrare un ricorso presentato alla Corte penale internazionale contro Hamas.

Cosa non la convince?
«L’obiettivo di tutti è fermare la guerra. Da una parte e dall’altra. Il punto è come. Ieri è successa una cosa molto grave. Con logiche di piccolo cabotaggio, si è invertito l’ordine di due frasi, mettendo prima il rilascio degli ostaggi, poi il cessate il fuoco, ma sapendo benissimo che il Pd chiede il cessate il fuoco senza alcuna condizione».
Però nel testo della mozione del Pd, approvata grazie all’astensione della maggioranza, si parla di “liberazione incondizionata” degli ostaggi.
«Sì, ma non si dice che il cessate il fuoco è condizionato alla liberazione degli ostaggi. Mentre il punto è proprio questo».

Un po’ tutti, dai vertici europei all’amministrazione americana, stanno chiedendo a Israele di impegnarsi per una tregua. L’impressione è che ci sia un cambio di tono in tutto l’Occidente. Sbagliano?
«Veramente stanno chiedendo una riduzione della pressione e di non andare a Rafah. La riduzione della pressione c’è già stata perché quasi due terzi dei battaglioni israeliani si sono ritirati da Gaza. È di tutta evidenza che bisogna arrivare a un cessate il fuoco il prima possibile, i morti sono una cosa orrenda. Ma è anche evidente che l’indebolimento di Hamas è una condizione per consentire di liberare gli israeliani dal rischio di attentati e di missili. Concentrarsi soltanto su Israele, sulla necessità che si ritiri, senza capire che la pressione va messa su Hamas e su tutti quei paesi, dall’Egitto al Qatar, che lo finanziano, è un errore gravissimo. Ci sono 130 ostaggi ancora là sotto. Donne che probabilmente continuano a essere stuprate. L’ultima proposta di Hamas è di rilasciare gli ostaggi in più di tre mesi».
Ci sono, però, anche uomini, donne e bambini palestinesi che muoiono ogni giorno e non c’entrano niente con Ha mas.
«Ma questo succede per colpa di Hamas.
Nel momento in cui rilasciasse gli ostaggi, i palestinesi sarebbero liberi e Israele tornerebbe indietro. Io mi chiedo: perché non c’è una pressione su Hamas e su chi la finanzia? Perché i giovani democratici scendono in piazza a sostegno di Hamas e non di Israele? Perché quel ragazzo che a Milano ha esposto il cartello con scritto Free Gaza from Hamas è stato attaccato?».
Le testimonianze che arrivano da Gaza sono atroci.
«Certo. Ma c’è un'ambiguità di fondo: un pezzo importante della sinistra pensa che Israele se la sia cercata, che occupi quei territori da cinquant’anni. Sono queste bugie che hanno incrementato l’antisemitismo».
Anche il ministro Tajani ha detto che “la reazione di Israele, a questo punto, è sproporzionata”.
«Chiedo a Tajani: quale è la proporzione? È dal ‘67 che si dice che Israele ha una reazione sproporzionata. Quale sarebbe una reazione proporzionata a stupri, bambini decapitati, amputati, bruciati vivi? Poniamo che Israele esca da Gaza, che smetta di ricercare i capi di Hamas. Succederebbe che tornerebbero a organizzare attentati contro gli israeliani. Tajani si preoccuperebbe della sicurezza degli italiani, se fossero in pericolo? Se volessimo davvero la pace dovremmo stare con Israele, dire: “Vai avanti” e non alzare il sopracciglio. Peraltro la stessa Corte dell’Aja non ha obbligato Israele al cessate il fuoco». Anche il cardinale Parolin ha parlato di “reazione sproporzionata”. E gran parte dell’opinione pubblica la pensa allo stesso modo. «Capisco che è difficile stare a fianco di Israele, ma è quello che dobbiamo fare se vogliamo arrivare a un cessate il fuoco vero, con la restituzione degli ostaggi e la resa dei vertici di Hamas».
Come se lo spiega il cambio di atteggiamento dell’amministrazione Usa? «Gli Stati Uniti sono in campagna elettorale. La posizione di Biden in sostegno a Israele gli ha fatto perdere molto consenso. Deve dare un segnale alla sua base elettorale».
Hamas non cede, Israele non si ferma, quando si arriva a una fine? «Con il rilascio degli ostaggi. È evidente che appena ci fosse, la guerra finirebbe».

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