Essere contro il governo di Israele non significa essere anti -semiti. È il tormentone di chi accusa Gerusalemme di genocidio ai danni della popolazione di Gaza per la reazione alla strage del 7 ottobre perpetrata da Hamas nei kibbutz ebraici. La realtà è un’altra. La guerra di Israele ai terroristi palestinesi ha scatenato in Europa e negli Stati Uniti la più grande esplosione di odio anti -ebraico dai tempi dell’Olocausto.
L’episodio rivelatore arriva dalla alpi svizzere, poco lontano da Davos, dove ogni anno al World Economic Forum si raduna la crème del pianeta - intellettuali, politici, economisti e giornalisti rigidamente selezionati per fare il punto su economia, salute, ambiente. In questa capitale dell’umanità un negoziante ha esposto il seguente cartello, che ci fa ripiombare nella Germania degli anni Trenta: “A causa di vari tristi incidenti, tra cui il furto di uno slittino, non noleggiamo più l’attrezzatura sportiva ai nostri fratelli ebrei. Grazie per la comprensione”. Il titolare del locale, investito da un’ondata di critiche, si è poi scusato per «aver scritto male» il cartello ma ha comunicato di non voler recedere dal suo proposito discriminatorio, negando ogni accusa di razzismo.
«La decisione non ha nulla a che vedere con la fede, il colore della pelle o le preferenze personali» ha spiegato Ruedi Pfiffner, di 61 anni.
«Una piccola parte della società ebraica» racconta il commerciante «si è comportata male, prendeva le slitte anche quando non eravamo presenti e non vogliamo più discussioni quotidiane, pertanto eserciteremo il diritto di decidere a chi affittare le cose di nostra proprietà».
Le alpi svizzere sono una delle mete turistiche preferite degli ebrei ortodossi e quindi Pfiffner si preclude una discreta parte della clientela per una comitiva che si è comportata male.
L’uomo nega di essere antisemita; per pararsi la coscienza, chiama con somma ipocrisia “fratelli” coloro che discrimina. Tuttavia, colpevolizzando un’intera comunità per il comportamento di pochi e individuando la ragione del male agire di un gruppetto nell’appartenenza a un popolo fa un ragionamento che trasuda razzismo.
RAZZISTI DA SALOTTO
Il fatto che l’autore fosse consapevole del contenuto nazistoide del cartello, e menta per non avere guai, o che abbia scritto quelle frasi senza rendersi davvero conto della loro violenza segregazionista è irrilevante. Il dato è che se nel mondo non spirasse un vento antisemita così forte e nefasto, Pfiffner non avrebbe mai messo nero su bianco certe cose, e tantomeno le avrebbe difese. Non sarebbe male se, al prossimo vertice, gli intelligentoni che si danno appuntamento a Davos ragionassero sull’odio contro gli ebrei in casa nostra e che si è spinto fino al loro salottino bene.
La strage compiuta dai terroristi di Hamas il 7 ottobre è stata il detonatore del sentimento anti-semita che da sempre vive in Europa e che è rimasto sottotraccia negli ultimi decenni per la vergogna e l’orrore della Shoah, della quale nessuno vuole essere complice. Alla prima occasione però questo sentimento riemerge. Si inizia con la condanna politica degli ebrei, si arriva ai cartelli e poi, purtroppo, si sa dove si va a finire. Le distinzioni tra il governo Netanyahu e il popolo ebraico sono di lana caprina. L’esecutivo è di grande coalizione, quindi ha il consenso di quasi tutti i partiti, e Israele è la patria del popolo ebraico, a prescindere da dove i singoli ebrei decidano di vivere, costituita per volontà delle Nazioni Unite per restituire una casa a chi ne era stato privato per due millenni. Israele esiste ed è stato costruito anche perché non ci sia mai più un Olocausto e la difesa della sua sopravvivenza, per dirla con il cancelliere tedesco Scholz, è dovuta, per rispetto della storia.
GENOCIDIO UCRAINO
La reazione durissima del governo Netanyahu all’attentato non è indipendente dal fatto che, dopo le doverose reazioni di solidarietà dell’Occidente seguite alla mattanza perpetrata da Hamas, la nazione è rimasta sola a fronteggiare un nemico che ha come obiettivo la sua cancellazione. L’odio anti-semita è talmente forte da aver distratto l’Europa dai crimini di guerra di Putin, che ora sta proseguendo indisturbato nella sua azione. In due anni la popolazione dell’Ucraina, che contava più di quaranta milioni di persone, si è quasi dimezzata. Ma questo per i progressisti di casa nostra non è genocidio.
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