Denuncia di Setteottobre: Indagare Hamas per genocidio
Cronaca di Elisa Calessi
Testata: Libero
Data: 13/02/2024
Pagina: 7
Autore: Elisa Calessi
Titolo: Indagare Hamas per genocidio

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 13/02/2024, a pag.7 con il titolo "Indagare Hamas per genocidio", la cronaca di Elisa Calessi.

Elisa Calessi
Elisa Calessi
Stefano Parisi, presidente dell’Associazione Setteottobre
Stefano Parisi, presidente dell’Associazione Setteottobre

Un’azione penale presso la Corte penale internazionale per sollecitare l’apertura di un’indagine per genocidio, crimini di guerra e crimini contro l’umanità relativa ai fatti commessi da Hamas il 7 ottobre 2023. È quello che ha deciso di fare l’Associazione Setteottobre, presieduta da Stefano Parisi, e nata proprio dopo la barbarie accaduta nella terra di Israele, quando più di 1200 ebrei e israeliani - tra cui donne e bambini - sono stati uccisi, feriti, bruciati vivi, rapiti.
L’iniziativa è stata presentata, ieri, alla Camera dei deputati, durante una conferenza stampa a cui hanno partecipato anche il giornalista Pierluigi Battista e l’avvocato Laura Guercio, penalista con abilitazione presso la Corte Penale Internazionale. Sono anche stati presentati due dossier che raccolgono i nomi delle vittime fatte da Hamas, la descrizione delle barbarie commesse e un approfondimento sul coinvolgimento di dipendenti dell’Uhncr, l’agenzia per i rifugiati delle Nazioni Unite.
Parisi ha parlato della «forte amnesia» che si è venuta a creare attorno al 7 ottobre. Tanto più «grave», in quanto l’attacco sferrato contro Israele da Hamas, «organizzazione terroristica militarmente organizzata», è stato terribile, per certi versi inimmaginabile per efferatezza. La speranza è che questo ricorso rafforzi le iniziative già avviate dalle famiglie degli ostaggi. Ed è anche un modo, ha spiegato Parisi, per continuare l’appello, arrivato a 17mila firme, da cui l’associazione ha preso vita, quello per riconoscere, nelle barbarie commesse quel giorno da Hamas, atti di femminicidio. Parisi ha ricordato le violenze commesse sulle donne quel giorno e come, una parte dell’opinione pubblica, pur sensibile alla violenza alle donne, non abbia voluto riconoscerle. Ma non è un problema solo delle femministe. «Pensiamo in generale», ha spiegato Parisi, «che l’Occidente stia sottovalutando quello che sta succedendo». Vedi l’iniziativa promossa dal Sud Africa contro Israele alla Corte di giustizia internazionale.
Azione, ha sottolineato Parisi, a cui sono legati Paesi come l’Iran, «che finanzia gli Houthi e Hamas», la Russia, la Cina.
Per questo, essendo la vicenda mediorientale diventata un tassello di una guerra mondiale, «la difesa di Israele», ha detto, «spetta a noi, all’Occidente, all’Europa». Tocca a noi anche perché, ha continuato Parisi, da Sanremo all’intervista della segretaria del Pd, è evidente che il mainstream è contro Israele. «Pensiamo sia importante mettere le cose al loro posto». E il primo passo è mettere in chiaro che «Israele è la vittima, non il carnefice». E che il «genocidio è stato tentato e annunciato da sempre», visto che Iran e Hamas «da sempre hanno come obiettivo di sterminare Israele».
L’avvocato Guercio ha poi spiegato i fondamenti giuridici su cui si basa il ricorso. Il primo è che la Corte penale internazionale è «competente a giudicare sui crimini commessi dai singoli, sulla base dello Statuto di Roma». Carta che l’Autorità palestinese ha ratificato nel 2015. Le azioni di Hamas rientrano, secondo l’avvocato Guercio, nella definizione di crimini di guerra, di genocidio e contro l’umanità (articoli 5, 6 e 7). Battista ha accennato ai dossier presentati dall’associazione. Una raccolta degli orrori commessi da Ha mas: mutilazioni, carbonizzazioni, stupri. Ha polemizzato, poi, con «l’ossessione delle Nazione Unite» per Israele, ricordando che dal 2015 al 2023 Israele è stato oggetto di 141 risoluzioni di condanna. Quasi quattro volte la Russia, ferma a 39. Per non dire della Siria, che ne ha avute solo 10, la Corea del Nord 8, l’Iran 7, zero Cina, Cuba, Qatar, Libia, Turchia, Pakistan, Zimbabwe, che certo non spiccano per rispetto dei diritti umani. Quindi, ha accennato all’Unhcr, che, con 30mila dipendenti, di cui 13mila a Gaza, non si è accorta che negli ultimi venti anni si è andata costruendo, sottoterra, una città parallela con una rete di cunicoli lunga centinaia di chilometri.

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