Gli errori di Obama condizionano ancora la politica mediorientale degli Stati Uniti 04/02/2024
Analisi di Antonio Donno
Autore: Antonio Donno

Gli errori di Obama condizionano ancora la politica mediorientale degli Stati Uniti
Analisi di Antonio Donno


Un fotomontaggio che rende omaggio alla realtà: Obama si è inchinato agli Ayatollah.

Il Middle East Forum riporta un articolo di Jonathan Spyer, pubblicato su “The Spectator” del 3 febbraio, dal titolo Biden’s Iran Policy Has Backfired. La conclusione dello scritto di Spyer è molto significativa: “Gli sforzi americani di normalizzare le relazioni con Teheran sono stati un assoluto fallimento. Il contenimento e la difesa passiva non hanno funzionato”. Ma questo fallimento risale ai tempi di Obama e del suo vice-presidente Joe Biden, quando si decise che gli Stati Uniti avrebbero abolito le sanzioni imposte all’Iran, se il regime di Teheran avesse sospeso o drasticamente limitato l’arricchimento dell’uranio per il programma nucleare per 15 anni. Obama affermò in quella circostanza che l’accordo era “storico”. Oggi si può dire che quell’accordo fu completamente disatteso da Teheran già negli stessi anni di Obama e poi fino ai nostri giorni.
      Di fronte a questa realtà Trump applicò nuovamente le sanzioni abolite da Obama e tentò di contrastare le formazioni terroristiche sostenute dall’Iran. Tuttavia, occorre dire, che le affermazioni di Spyer rispetto alle iniziative di Trump contro Teheran sono esagerate. È vero che Trump esercitò forti pressioni politiche nei confronti del regime iraniano, ma non fece nulla che potesse impedire alla controparte di continuare imperturbabile a sviluppare il programma nucleare. L’Unione Europea fece altrettanto. Con Biden la situazione non mutò.
     Biden tentò di rimettere in piedi la politica di Obama, già fallita a suo tempo, dimostrando l’incapacità degli Stati Uniti di mettere a punto una sostanziale politica di opposizione al crescente pericolo iraniano nel Medio Oriente. Gli esponenti più in vista dell’Amministrazione Biden vanno ripetendo che gli Stati Uniti non intendono aprire un conflitto che potrebbe portare a una guerra nella regione. Il portavoce della Casa Bianca, John Kirby, ha affermato che non vi è, da parte americana, “alcuna intenzione o volontà di impegnarsi in ulteriori atti ostili” verso Teheran. Queste affermazioni finiscono per rassicurare il regime iraniano ponendolo nelle condizioni di sostenere con più forza le formazioni terroristiche che sono al suo servizio, evitando di compromettersi direttamente in un conflitto che spingerebbe Washington a intervenire direttamente nello scenario mediorientale. Hezbollah, Hamas, Houthi fanno il lavoro che Teheran non rischia di fare in prima persona.
     Secondo Spyer, l’obiettivo di Teheran è di sostituire politicamente gli Stati Uniti nel Medio Oriente con l’aiuto di potenze anti-occidentali, la Russia e la Cina, che non si oppongono allo sviluppo del nucleare iraniano. In realtà, Spyer non tiene conto di una realtà che è sotto gli occhi di tutti almeno dai tempi di Obama: gli Stati Uniti hanno rinunciato a esercitare la propria influenza nella regione mediorientale appunto dagli anni di Obama, prima ancora che Russia e Cina avanzassero pretese di tipo egemonico nel Medio Oriente. Fu proprio il ritiro politico americano dalla regione, ai tempi di Obama, a spingere le due potenze orientali a introdursi in quello scacchiere fondamentale del sistema politico internazionale, appoggiando il progetto iraniano sul nucleare e sviluppando progressivamente relazioni importanti con gli attori della regione mediorientale.
     Dunque, è stato il ritiro di Washington a permettere la rimodulazione politica dell’assetto dell’area, permettendo l’ingresso di forze anti-democratiche che hanno preso il posto di una potenza, quale quella americana, che esercitava un ruolo di contrasto alle tendenze dittatoriali inclini alla violenza e alla continua destabilizzazione della regione. Un errore colossale che ha favorito il progetto egemonico di Teheran e danneggiato gravemente la posizione di Israele. Russia e Cina, perciò, sono libere di scambiare forniture militari con l’Iran e, in particolare, la Cina ottiene da Teheran forniture petrolifere ingenti in cambio di armamenti avanzati. Spyer così conclude il suo articolo: “Sorprendentemente una larga quantità di armamenti cinesi e nord-coreani è finita nelle mani dei terroristi di Gaza nelle recenti settimane”.
     Più volte, negli incontri bilaterali, Netanyahu aveva sottoposto alla diplomazia americana una realtà che si stava modificando ai danni di Israele e degli stessi Stati Uniti. Sembra, tuttavia, che gli errori di Obama abbiano esercitato un’influenza politica così potente sui suoi successori da essere insostituibile.

Antonio Donno
Antonio Donno