La politica criminale dell’amministrazione Biden
Analisi di David Elber
Un mondo al rovescio: Biden sta perdendo il supporto degli elettori musulmani in USA che lo reputano troppo schierato con Israele...
A poche ore dall’eccidio di ebrei commesso il 7 ottobre da terroristi palestinesi, Biden e numerose figure di spicco della sua amministrazione si sono dimostrate – come nessun altro – vicine nel dolore dello Stato ebraico. Però, un po' alla volta, questa vicinanza e il grande sostegno militare americano, sono state sostituite da una realpolitik che ha sempre più penalizzato Israele, fino ad assumere un carattere che si può definire criminale. Ora ne vediamo i passi principali. Come si diceva, nell’immediatezza del 7 ottobre, Biden ha fatto un discorso di fraterna vicinanza all’intero popolo ebraico colpito da un massacro che non si vedeva dai tempi della Shoah. Oltre che una vicinanza a parole, l’amministrazione americana si è molto adoperata per far giungere in Israele le indispensabili munizioni per poter condurre l’offensiva su Gaza per eliminare la minaccia di Hamas. Su questo punto è opportuno anche sottolineare la scellerata politica dei vertici militari dell’esercito e dei politici israeliani, che hanno condotto il paese alla più completa dipendenza di Israele nei confronti degli USA. Nei fatti si è potuto constatare che oggi Israele non è in grado di condurre una guerra senza il pieno e massiccio sostegno americano. Questa sarà materia di indagine della commissione di inchiesta che si occuperà degli avvenimenti che hanno condotto all’eccidio del 7 ottobre e alle successive operazioni militari. Quando, però, Israele ha iniziato le operazioni militari a Gaza, si sono levati i primi malumori americani per l’inevitabile morte di civili, utilizzati da Hamas come scudi umani dietro ai quali nascondere le proprie forze militari e le infrastrutture belliche. Questa condotta, (già sperimentata da oltre 10 anni) oltre che essere in piena violazione del diritto internazionale, per le leggi di guerra rende le infrastrutture civili dei legittimi obiettivi militari, come è sempre successo anche per le guerre condotte dagli USA e dalla NATO. Però, l’amministrazione Biden, pur conoscendo la verità dei fatti, ha iniziato a fare fortissime pressioni su Israele, affinché non facesse vittime civili come se questo fosse possibile, in un teatro di guerra urbano, dove tutte le strutture civile sono state trasformate in strutture militari nel corso degli anni. Questa trasformazione, è inutile negarlo, vede gli USA e la UE come i maggiori responsabili, perché, per anni hanno finanziato e incentivato l’ingresso di materiali senza nessun controllo. L’amministrazione Biden, anziché assumersi le proprie responsabilità, per come è stata trasformata Gaza ad opera di Hamas, ha iniziato a criticare ferocemente Israele per l’elevato numero di morti civili, divenuto inevitabile in un teatro di guerra di questo tipo. Ha preteso da Israele un’azione militare che non facesse vittime collaterali, cosa mai avvenuta nella storia, anche in ambienti di guerra molto meno critici di Gaza. Ma poi si scopre, analizzando oggettivamente le cifre delle vittime civili, prendendo per vere, perfino, quelle rilasciate dai terroristi di Hamas, che parlano di oltre 27.000 vittime complessive senza distinguere tra civile e terroristi, (quelle rilasciate dall’esercito israeliano parlano di oltre 10.000 terroristi uccisi), si scopre che il rapporto tra vittime militari e civili è di 1 a 1,7 circa. Questo è il rapporto, tra vittime militari e civili, più basso mai registrato in un conflitto militare. Molto più basso di un qualsiasi conflitto al quale hanno partecipato gli USA o la NATO o qualsiasi altro paese al mondo. Questo è stato certificato anche da John Spencer, il più grande esperto di guerra urbana di West Point. Perché allora, a turno, Biden, Blinken o Austin hanno iniziato ad accusare Israele di “uso sproporzionato della forza” o di causare “troppi morti civili”? Per mere ragioni di politica interna. In pratica l’amministrazione Biden ha iniziato a criminalizzare Israele per ragioni elettorali. Oltre tutto, questo, è stato solo il primo passo. Infatti, l’amministrazione americana ha poi proseguito pretendendo di partecipare a numerosi gabinetti di guerra trattando Israele come se fosse uno Stato commissariato dagli USA. Si è mai vista una cosa del genere? Si è forse assistito all’ingerenza americana su come la Gran Bretagna ha condotto le operazioni militari durante le guerra delle Falkland? O in occasione delle operazioni militari francesi in Sahel per combattere il terrorismo? No non si è mai visto nulla del genere. Però se gli USA si sono spinti a tanto la colpa è senza dubbio dei vertici politici e militari di Israele che hanno posto il paese alla totale dipendenza americana. Questo è imbarazzante per uno Stato sovrano. A tutto questo si è aggiunto, un sempre più evidente ritardo nelle consegne di munizionamento indispensabile per le operazioni militari, che di fatto hanno subito un evidente rallentamento. L’ultima ingerenza in ordine cronologico, da parte dell’amministrazione Biden, è relativa ai lavoratori stranieri. Anche in questo caso gli USA vogliono avere l’ultima parola su chi può o non può entrare in Israele per lavorare: siccome Israele ha bloccato l’accesso a oltre 60.000 lavoratori palestinesi, che quotidianamente lavoravano in Israele, per motivi di sicurezza (l’80% dei palestinesi ha dichiarato di appoggiare Hamas per il massacro del 7 ottobre), Israele ha iniziato ad stringere accordi con India, Sri Lanka e altri paesi per sostituire i lavoratori palestinesi. Questo agli americani non è piaciuto, perciò hanno iniziato ad accusare, pretestuosamente, Israele di presunte “violazione di traffico di esseri umani” per costringerlo a riprendersi i lavoratori palestinesi filo Hamas. Ma anche questo non è bastato. E qui inizia la politica criminale dell’amministrazione Biden che (sempre per ragioni elettorali) ha permesso la criminalizzazione di Israele a livello internazionale e soprattutto sta’ mettendo a serio repentaglio l’esistenza stessa dello Stato ebraico, ripetendo in modo ossessivo la necessità della costituzione di uno Stato palestinese a fianco di Israele. Iniziamo da quest’ultimo punto. L’idea stessa della costituzione di uno Stato palestinese che viva pacificamente a fianco dello Stato ebraico, dopo quanto è accaduto il 7 ottobre pare uno scherzo di cattivo gusto. Per prima cosa è da mettere in rilievo che dopo 30 anni di intransigenza palestinese ad ogni accordo, obbligare Israele, alla luce dell’eccidio del 7 ottobre, ad accettare la presenza di uno Stato palestinese è un palese “regalo politico” per un crimine efferato: quello che non si è riuscito ad ottenere dopo trent’anni di trattative politiche lo si fa ottenere dopo un massacro di 1.200 persone? Sembra proprio un premio al terrorismo. Se questo premio lo si è ottenuto uccidendo 1.200 civili, quando anche Giudea e Samaria saranno trasformate in una nuova Gaza, quale sarà il premio per il nuovo e inevitabile eccidio? La Palestina dal fiume al mare? Non bisogna essere degli “esperti” per capire che Gaza è stata trasformata in quello che è oggi avendo un confine non controllato da Israele di pochi chilometri con l’Egitto. Cosa accadrà in Giudea e in Samaria con un confine lungo più di dieci volte di quello di Gaza? È facile immaginarlo. Però per Blinken sarà l’Autorità Palestinese “rinvigorita” (qualunque cosa significhi per i politici americani) ha garantire la pace, così come ha fatto a Gaza 15 anni fa? Oppure anche Giudea e Samaria finiranno sotto il controllo di Hamas? Se, poi, consideriamo anche il fatto che sarà “grazie” ad Hamas e al 7 ottobre che ci sarà uno Stato palestinese (per volontà americana) mentre grazie all’AP, dopo trent’anni di corruzione e trattative ferme, non c’è nessuno Stato palestinese chi ne trarrà il beneficio politico, Hamas o l’AP? Già oggi, in base a tutti i sondaggi, Hamas ha il favore dell’80% dei palestinesi di Giudea e Samaria, ma dopo l’”impresa” del 7 ottobre e il regalo americano di uno Stato, il suo consenso diminuirà o aumenterà? Inoltre, quando mai gli americani hanno ottemperato alla promessa di uno Stato demilitarizzato? Se è così semplice perché Gaza è diventata quello che diventata? O il sud del Libano dopo 15 anni dalla Risoluzione 1701 che ne chiedeva la smilitarizzazione? E perché gli americani se ne sono dovuti andare dall’Afghanistan dopo vent’anni di occupazione e il regime che hanno instaurato non è durato neanche un mese dal loro ritiro? Forse perché i talebani erano smilitarizzati? Ovviamente gli americani sono ben consci dell’impossibilità pratica di queste idee ma queste fantasie hanno il solo scopo di far risalire il gradimento di Biden agli occhi dell’elettorato musulmano americano e di quello di sinistra tra i democratici. Tutto questo a spese della vita di migliaia di civili israeliani. Ma non contenti di questo, in vista delle elezioni che vedranno nel Michigan uno Stato chiave per l’eventuale rielezione (Stato che ha la presenza della più grande e agguerrita comunità musulmana d’America) Biden e Blinken hanno trovato un altro capro espiatorio: i “coloni”. Questi autentici “demoni” sono ormai accusati di tutto: violenze, uccisioni, distruzioni, intimidazioni. Poi, però, se uno legge le statistiche delle violenze scopre che a morire per attentati, investimenti, accoltellamenti e sassaiole sono proprio loro i “coloni” e che l’unico palestinese morto per mano di un “colono” è morto perché insieme a numerosi altri aveva preso a sassate la moglie la figlia piccola e ora è sotto processo. Allo stesso modo, tutte le reazioni dei “coloni” che si sono verificate, sono state le risposte a precedenti attentati palestinesi. Però ora l’amministrazione Biden ha emesso una blacklist di “coloni” criminali mentre una blacklist di palestinesi (che in pochi anni hanno ucciso più di cento persone) non è in agenda. Parliamo ora della criminalizzazione di Israele. Anche in questo campo l’amministrazione Biden non ha precedenti (forse quella di Obama è stata peggio). Anziché difendere il più fedele alleato americano del Medio Oriente il duo Biden/Blinken ha permesso l’approvazione di una risoluzione del Consiglio di Sicurezza che neanche nominava Hamas e i palestinesi come responsabili dell’eccidio del 7 ottobre. Ha proseguito orchestrando una campagna denigratoria di Israele finché permettesse l’ingresso di carburante, viveri e quant’altro necessario ad Hamas per continuare la guerra, visto che si impossessa di tutti gli aiuti che entrano a Gaza nell’indifferenza generale. Nessuna pressione, invece, sull’Egitto affinché permetta la fuga dai teatri di guerra della popolazione civile stremata, come succede in tutti i conflitti nel mondo. Così da poter mettere alla gogna Israele. Ma la cosa più vergognosa (per ora) è l’aver permesso la farsa che è andata in scena all’Aia presso la Corte di Giustizia Internazionale. Qui si è avuta la conferma del mondo al contrario: uno Stato che subisce un genocidio viene messo alla sbarra per genocidio. E gli USA, anziché, usare tutto il loro potere politico (la Corte di Giustizia è un organo politico) per far cessare la farsa e aiutare Israele (che per l’opinione pubblica è già colpevole a prescindere) si accodano alla farsa (la presidente della Corte è americana) per poter in futuro ricattare Israele quando sarà necessario un loro veto al Consiglio di Sicurezza. Se questi sono gli amici chi ha bisogno dei nemici?