“Due popoli-due Stati”, una soluzione mortifera per Israele
Analisi di Antonio Donno
In BESA CENTER Perspectives del 18 gennaio, paper no. 2256, è stato pubblicato un importante articolo di Louis René Beres, professore emerito di International Law alla Purdue University dell’Indiana, dal titolo “After the Gaza War: Why Palestine Would be a Lawless and Militarized State”. Il testo di Beres si conclude, dopo un’attenta analisi, con queste fondamentali affermazioni: “[…] Israele deve comprendere che un soluzione a due-Stati può rapidamente diventare una soluzione finale”. Beres prende le mosse da ciò che sta accadendo a Gaza e dal fatto che gli esiti della guerra stanno causando una forte ripresa dell’obiettivo della creazione di uno Stato palestinese accanto a Israele. Tuttavia, afferma Beres, è ben noto il fatto che nel corso dei decenni le varie fazioni palestinesi abbiano sempre ribadito che la presenza di Israele in Dar al- Islam (il mondo dell’Islam) è un abominio che deve essere cancellato. Nella lunga ed estenuante fase di trattative durate decenni senza alcuna soluzione, si parlò, ad un certo punto, della creazione di uno Stato palestinese demilitarizzato. Si trattava, afferma Beres, di una soluzione inconcepibile, perché uno Stato indipendente e sovrano ha tutto il diritto di avere forze militari per la propria difesa, secondo i dettami della legge internazionale. A questo punto, Beres fa un fondamentale riferimento storico a quel che affermò Thomas Jefferson durante la guerra d’indipendenza americana: “Se l’adempimento di un obbligo contrattuale diventa “distruttivo per una delle parti […], la legge dell’autoconservazione prevale sulla legge degli obblighi verso gli altri’”. Un’affermazione, quella di Jefferson, che ha marcato la storia mondiale fino ai nostri giorni. La demilitarizzazione è stata applicata in genere verso particolari zone e non agli interi Stati, ma “ciò potrebbe offrire al nuovo Stato di Palestina un altro fondamento legale in base al quale sottrarsi al rispetto degli impegni pre-indipendenza di smilitarizzazione”, afferma Beres molto opportunamente. Inoltre, uno Stato palestinese potrebbe decidere di far entrare nel proprio territorio eserciti stranieri o gruppi di terroristi, “senza alcuna difficoltà pratica e senza violare la legge internazionale”. Questi esiti scaturiscono dagli Accordi di Oslo del 1993, accordi così negativi per Israele perché “scandalosamente” violati da parte araba, con le conseguenze che si sono avute da quella data in poi: “Per gli arabi – scrive Beres – le aspettative derivanti dal mandato di Oslo hanno rappresentato un passo di grande importanza per la distruzione di Israele”. Dal canto suo, Israele riteneva che gli esiti di Oslo avrebbero portato alla fine del terrorismo palestinese e delle aggressioni da parte degli Stati arabi. I fatti hanno dimostrato che, con il passare del tempo e con l’ingresso dell’Iran nella questione israelo-palestinese mediante il dispiegamento di gruppi terroristici intorno ai confini di Israele, la soluzione “due popoli-due Stati” è stata sostituita dal progetto imperniato sulla nascita di un solo Stato, quello palestinese, con la scomparsa di quello ebraico. Fu Arafat, nel 1993, a dichiarare che gli accordi di Oslo del 1993 rappresentavano una “‘parte intrinseca’” del piano varato nel 1974 dall’Organizzazione per la liberazione della Palestina, che prevedeva l’eliminazione di Israele e la creazione di uno Stato palestinese “‘su ogni parte del territorio palestinese dal quale Israele si ritira o che viene liberato’”. Ancora alcuni anni dopo, nell’ottobre 2014, Mahmoud al-Habbash, giudice supremo della Sharia, affermò: “‘L'intera terra della Palestina è waqf ed è terra benedetta’”, quindi inalienabile nei secoli. Oggi, il sostegno politico e militare dell’Iran al mondo palestinese e alle formazioni terroristiche che di fatto lo rappresentano ha intensamente rafforzato questa parola d’ordine e il progetto che ne consegue. Da questa assai pericolosa realtà non può che risultare che la soluzione dei due-Stati – conclude Beres – sarebbe la scomparsa di Israele dalla carta geografica del mondo.
Antonio Donno