La sentenza della Corte di Giustizia dell'Aja e il discorso di Sergio Mattarella
Diario di guerra di Deborah Fait
Il presidente Mattarella mentre legge il suo discorso ostile alla verità, prima ancora che a Israele
Voi che vivete sicuri
nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
che lavora nel fango
che non conosce pace
che lotta per mezzo pane
che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
senza capelli e senza nome
senza più forza di ricordare
vuoti gli occhi e freddo il grembo
come una rana d’inverno.
Meditate che questo è stato:
vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
stando in casa andando per via,
coricandovi, alzandovi.
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
la malattia vi impedisca,
i vostri nati torcano il viso da voi.
Le ultime tre righe del poema di Primo Levi sono il pensiero che mi tormenta perché lo sento dentro di me dal pogrom avvenuto in Israele il 7 Ottobre. Un massacro di innocenti israeliani al concerto della gioventù a Nova e in altri 20 kibbuzim del sud di Israele. Quelle stragi hanno cambiato tutti noi in Israele, hanno cancellato la gioia di vivere, ci hanno segnati profondamente con una ferita che non smette di sanguinare. Le foto degli ostaggi ci seguono ovunque, entrando al supermercato, in un centro commerciale, in un teatro, lungo i muri delle case mentre camminiamo. Le guardiamo e abbassiamo il capo con un senso di dolore misto a vergogna per non aver potuto portarli fuori dall’inferno di Hamas a Gaza. Le stesse foto erano, alte, portate dai manifestanti ebrei, che, in silenzio davanti alla Corte di Giustizia dell’Aja, volevano ricordare al mondo e ai giudici l’oltraggio indecente di aver portato in giudizio Israele per genocidio.
Dopo il massacro di 1200 persone assassinate con un odio e un divertimento atroci.
Dopo centinaia di ostaggi di cui 139 ancora nell’inferno di Gaza che, se ancora vivi, saranno rovinati per la vita.
Dopo 17 anni di missili contro Israele, decine di miglia di missili, sparati a caso, sulla popolazione civile.
Dopo che l’ANP (Autonomia Nazionale Palestinesi) che non è diversa da Hamas, ha pagato e continua a pagare migliaia di dollari alle famiglie dei martiri, assassini di ebrei.
Dopo 5 guerre per l’annientamento del paese.
Dopo le minacce dell’Iran, dell’OLP e di Hamas, nazione e movimenti islamo-nazisti che: “Israele esisterà fino a quando lo vorrà l’islam”.
Dopo tutto questo i giudici dell’Aja hanno accettato le motivazioni antisemite del Sud Africa di processare Israele per genocidio. Non gli arabi per i numerosi tentativi di commetterlo, non Hamas per i suoi orrori, non la Turchia per i recenti massacri degli armeni e per le continue persecuzioni e uccisioni dei kurdi. Ricordiamo che questo popolo è stato privato del proprio paese/nazione, il Kurdistan, diviso tra Iraq, Turchia, Siria, Iran. Ricordiamo altresì che in questi paesi i kurdi non possono nemmeno parlare la propria lingua e che l’Iraq ha tentato di gasarli uccidendone decine di migliaia. Non ho mai assistito a manifestazioni in favore del popolo kurdo né ho sentito che i paesi che lo hanno diviso e distrutto siano stati portati davanti alla corte dell’Aja. Lo si fa con Israele accusandolo del più terribile dei delitti, il genocidio. Beh, come popolo che vuole farne scomparire un altro siamo piuttosto scarsini visto che gli arabi palestinesi da mezzo milione del 1948 sono decuplicati. Comunque, a conti fatti, il responso dell’Aja è stato il classico colpo al cerchio e alla botte. La cosa positiva e importante della sentenza è che Israele può continuare la guerra, che gli ostaggi devono essere liberati dalla prigionia di Hamas. L’ultima raccomandazione è che Israele deve stare attento a non commettere genocidio. Questo è il punto principe e inesistente che i giudici pusillanimi non hanno avuto il coraggio di cancellare. I terroristi hanno accolto il responso dei giudici con urla di gioia e il solito Allahu Akhbar, ritenendola, da idioti quali sono, una loro vittoria. La patetica e antisemita delegazione sudafricana, con le sue ridicole sciarpette con i colori della Palestina, è rimasta spiazzata e ha cercato di trasformare la mezza sconfitta in un ottimistico “sorveglieremo”. Sorvegliate pure, antisemiti dei miei stivali. Sorvegliate e vergognatevi. E adesso veniamo al discorso del presidente Mattarella. Con grande rispetto e ricordando che è stato il primo politico italiano a parlare dell’attentato alla Sinagoga di Roma, del 9 ottobre 1982, e l’assassinio da parte di un commando di terroristi palestinesi del piccolo Stefano Gay Tachè di soli due anni. Comunque le parole di Mattarella fanno notare troppe lacune, ignoranza della storia o una cattiva interpretazione della stessa. Tanio Romano, Presidente Nazionale dei Giovani Avvocati Italiani, autore dell’utilissimo libro “L’inganno palestinese”, nella sua pagina Facebook fa notare in modo chiaro le troppe inesattezze nel discorso di Sergio Mattarella nel corso delle celebrazioni del Giorno della Memoria. Per prima cosa il presidente ha mandato un messaggio al governo di Tel Aviv. E qui il primo salto sulla sedia. Perbacco, governo di Tel Aviv! Parrebbe un controsenso inutile ricordare che Israele ha una sola capitale che si chiama Gerusalemme. Purtroppo bisogna farlo in continuazione, quasi giornalmente, ad ogni telegiornale, ad ogni intervista, persino durante un discorso ufficiale del Presidente della Repubblica. Gerusalemme è stata dichiarata dalla Knesset “capitale unita e indivisibile della Stato di Israele” e non c’è ONU che tenga e che la nomini, in modo del tutto illegale, anche capitale di uno stato inesistente e di un popolo inventato nel 1965. Quindi non esiste nessun governo di Tel Aviv e proclamarlo è un falso storico molto grave. Un altro brano del discorso di Mattarella: “Coloro che hanno sofferto il turpe tentativo di cancellare il proprio popolo dalla terra sanno che non si può negare a un altro popolo il diritto a uno Stato…” Mi permetto di ricordare al Presidente che Israele ha tentato più volte di dare vita a uno stato palestinese, sempre rifiutato proprio dagli interessati. L’obiettivo palestinese è chiaro ed è riassunto nello slogan ripetuto milioni di volte “ Dal Fiume al Mare” (per i tanti ignoranti : dal fiume Giordano al Mar Mediterraneo), quindi è lapalissiano per chiunque che l’obiettivo unico è la distruzione dell’unico Paese che oggi esiste tra quel fiume e quel mare, Israele. Mattarella ha continuato “Angoscia sorge anche per le numerose vittime tra la popolazione civile palestinese nella striscia di Gaza, tra cui tante donne e bambini” e ha chiesto infine “l’irrinunziabile rispetto dei diritti umani di ciascuno- aggiungendo che- una reazione con così drammatiche conseguenze sui civili, rischia di far sorgere nuove leve di risentimenti e di odio”. Al di là del fatto che la guerra è guerra e fa inevitabilmente dei morti anche civili, e che, se qualcuno la provoca, poi ne deve accettare le conseguenze. Israele ha mandato milioni di volantini tra la popolazione di Gaza per avvisarla dei bombardamenti affinché avessero la possibilità di mettersi in salvo. Hamas non lo ha permesso e non lo permette, non solo, sono gli stessi terroristi a sparare sulla folla in fuga. Lo fanno per una ferocia insita in un popolo educato all’odio e per ordine dei capi che stanno, sani e salvi e milionari, in Qatar. E l’Egitto che confina con Gaza? Non consente ai rifugiati in fuga di entrare nel paese. Fratelli che se ne fregano di fratelli. Deve pensarci Israele anche se provocato e portato a forza in questa guerra. Israele deve stare attenta ai civili, Israele deve mandare viveri, Israele deve… deve… deve…fare cose che non sono mai state richieste a nessun altro paese in guerra. Il solito due pesi e due misure che viene applicato da anni solo allo stato ebraico. L’odio arabo contro gli ebrei non nasce dal 7 Ottobre e dalla guerra che ne è seguita ma da molto prima. Ricordiamo le stragi di ebrei del 1929 a Hebron, Yavne e altre città sante dell’ebraismo dove vivevano solo ebrei religiosi e pacifici, da parte dei loro vicini e “amici” arabi. Non esisteva ancora Israele ma l’odio era antico. Quanto all’antisemitismo citato dal presidente Mattarella, in Europa esiste da 2000 anni, ha solo bisogno di una scusa per esplodere in tutta la sua ferocia. Ho incominciato questo mio scritto citando Primo Levi, voglio concluderlo con le parole di un’altra scrittrice famosa Lia Levi: “Ci avete chiamato. Ci avete invitato nelle scuole e in sale istituzionali. Ci avete chiesto “perché non vi siete difesi?” E ora? Ora ci siamo difesi e voi avete cominciato ( o ricominciato) a odiarci. Insomma, Israele è il vero colpevole di quanto accaduto. Allora l’attenzione che ci avete dedicato nelle vostre aule non era autentica”. No, non lo era, era ipocrisia, era un tentativo di lavarsi la coscienza e di cucirsi addosso un abito di buonismo e falsità ogni 27 gennaio. Alla prima occasione quell’abito cade e l’odio esplode più feroce di prima.