Gli Stramer di Mikolaj Lozinski 22/01/2024
Recensione di Giorgia Greco
Autore: Giorgia Greco

Gli Stramer                         Mikolaj Lozinski
Traduzione dal polacco di Francesco Annicchiarico

Bottega Errante edizioni                                   Euro19

Bottega Errante edizioni euro19

“Questa storia […] sembrerebbe condannata a una tristezza inconsolabile e a un finale scontato. Invece Mikołaj Łoziński è riuscito a sfumare lo strato di nero con cui la nostra memoria dipinge quegli anni. I protagonisti non sanno cosa li aspetti, noi invece lo sappiamo fin troppo bene. L’autore consente ai suoi personaggi di sbagliare e fare stupidaggini: offre loro la vita. A volte triviale, a volte colma di senso, ogni tanto grottesca, allegra e tragica”. (Adam Zagajewski, poeta polacco)

Mikolaj Lozinski
Mikolaj Lozinski

Capita di frequente che siano proprio le piccole case editrici a portare in Italia le opere di autori talentuosi, ancora poco conosciuti nel nostro paese. Basti ricordare la casa editrice Acquario che ci ha fatto apprezzare i romanzi autobiografici della scrittrice e attrice israeliana Ghila Almagor. E’ il caso anche di Bottega Errante una casa editrice indipendente che “crede nei titoli longevi che non si esauriscono nel giro di una stagione” e che ospita nel suo catalogo il bel romanzo di Mikolaj Lozinski, Gli Stramer, un emozionante racconto corale dove protagonista è una famiglia di ebrei polacchi del primo Novecento. Lozinski, nato a Varsavia nel 1980, è traduttore, fotografo oltre che scrittore ed è considerato uno degli autori più prestigiosi della sua generazione. Con “Gli Stramer”, eletto miglior libro del 2019 dalla rivista Ksiazki e finalista al Premio Angelus per la Letteratura centro europea, Lozinski ci porta in una piccola cittadina della Polonia, Tarnòw, non distante da Cracovia, per narrare la storia di una famiglia ebrea che vive con i sei figli in una casa modesta sulla via Goldhammer, la più povera di Tarnòw, nel periodo prebellico che anticipa l’esplosione della Seconda Guerra Mondiale. “Fu per Rywka che tornò dall’America. Diceva di non aver pensato ad altro che a lei per quattro anni, e così si era deciso a comprare un biglietto della nave. Non diceva di essere tornato senza un soldo e di essere stato costretto a chiederne a suo fratello maggiore…”. Con questo incipit folgorante il lettore incontra il capofamiglia, Nathan, emigrato con il fratello Ben in America e tornato in patria per amore della bella Rywka. Se oltreoceano gli affari prosperavano, a Tarnòw per Nathan è difficile costruirsi una solida posizione economica e nonostante gli aiuti del fratello Ben si rivela incapace di avviare una qualsiasi attività commerciale e assicurare alla famiglia una vita dignitosa. Rywka, nonostante l’impegno di allevare sei figli, si adopera in ogni modo per far “quadrare il bilancio” preparando pranzi per gli operai che lavorano nella zona e anche i ragazzi, non appena cresciuti, si ingegnano con lezioni private o altre attività per dare un contributo alla famiglia. Con una struttura narrativa originale che coinvolge il lettore fin dalle prime pagine, lo scrittore lascia che in ogni capitolo siano i personaggi, ognuno ritratto con le sue insicurezze e ambiguità, ad esprimere il proprio punto di vista e a narrare la fragile e precaria vita quotidiana, i rapporti con gli amici e con il padre che dinanzi alle malefatte dei figli non esita a usare la “cinghia americana” come metodo educativo. Il tutto condito con uno sguardo ironico che riesce a strappare un sorriso anche nelle situazioni più difficili. C’è Rudek il figlio maggiore, un punto di riferimento sia per i fratelli che per la madre, si emancipa presto dalla famiglia per proseguire gli studi all’Università e formare una famiglia; Salek ed Hesio abbracciano i valori rivoluzionari, affascinati dal socialismo mentre Nusek, l’ultimo degli Stramer, fatica a lungo a trovare la sua strada, preda di una irrequietezza che lo isola dai fratelli. Le sorelle Wela e Rena si innamorano e trovano la propria strada nonostante le difficoltà, le incombenze quotidiane e l’incertezza sul futuro, determinate ad affrancarsi dalle consuetudini di una società conformista. In questa epopea familiare che ci fa rivivere le atmosfere dei romanzi della tradizione in lingua yiddish, lo scenario storico con i fermenti politici dell’epoca, l’adesione all’ ideologia comunista e il vento nuovo della Rivoluzione che spira dall’Unione Sovietica per abbattere i privilegi dei ricchi e dare voce alle classi operarie, rimane, come del resto l’imminenza della Shoah, in sottofondo senza entrare troppo nell’intreccio della trama. Non mancano però alcuni dettagli che arricchiscono la ricostruzione storica come il richiamo ai movimenti giovanili ebraici dell’epoca, il Bund o l’Hashomer Hatzair che lasciano un’impronta nella formazione di Salek e Hesio. Se nella prima parte del libro gli echi della guerra sono lontani e l’antisemitismo che pure serpeggia nel paese si limita a demonizzare l’“attitudine” degli ebrei a far soldi, nella seconda parte la repressione delle autorità polacche nei confronti del comunismo, l’avvento del nazismo e l’intensificarsi di episodi di antisemitismo con azioni violente contro la popolazione ebraica cambiano in modo drammatico anche l’esistenza ordinaria della famiglia Stramer. La situazione precipita con i primi bombardamenti tedeschi preludio alla tragedia della Shoah che entra in scena con le sue atrocità nell’ultima parte del romanzo, senza risparmiare la famiglia Stramer. Mikolaj Lozinski ha scritto un romanzo emozionante che narrando una storia semplice, mai banale, celebra la vita di una generazione e attraverso le vicende di una famiglia ebraica e polacca di inizio Novecento ritrae un’epoca storica cruciale per lo sviluppo dell’umanità e ci invita a tenere alta l’attenzione in un periodo in cui serpeggiano nella nostra società preoccupanti negazionismi e revisionismi storici.


Giorgia Greco


 


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