La ferocia di Hamas 17/01/2024
Diario di guerra di Deborah Fait
Autore: Deborah Fait

La ferocia di Hamas
Diario di guerra di Deborah Fait


Thomas Hand e sua figlia Emily

La roulette russa organizzata da Hamas sugli ostaggi, prigionieri da 102 giorni, con poco cibo, acqua, senza medicine e tanto terrore è la dimostrazione della ferocia selvaggia che anima i terroristi e la popolazione che li supporta dopo averli votati. Hamas ha pubblicato un video in cui apparivano Yossi Shrabi, Itai Svirsky e Noa Argamani, la ragazza che tutti abbiamo visto piangente portata via su una motocicletta, stretta tra due terroristi che ridevano a crepapelle. La mamma di Noa è in fin di vita e la sua unica speranza è di riabbracciare la figlia prima di morire . Il video mostrava i volti dei tre ostaggi chiedendo “chi dei tre sarà vivo stasera?” Non possiamo nemmeno immaginare come devono essersi sentiti i familiari dei tre poveri ragazzi. Una ferocia così, una simile malvagità non hanno niente di umano. Questi sono i palestinesi, Hamas è quel popolo che il mondo chiede a Israele di avere come vicino. Chi di voi, signori buonisti occidentali, vorrebbe come vicini di casa dei feroci e perversi assassini? Dopo aver diffuso quel video, Hamas ha fatto sapere che avrebbe annunciato in un secondo momento il destino dei tre ostaggi. Questa non è guerra psicologica, questa è perfidia, è giocare sadicamente con la disperazione delle famiglie. Passano le ore e appare sullo schermo Noa Argamani, evidentemente costretta a dire “Yossi e Itai sono morti a causa dei nostri attacchi aerei.” E, rivolta a Netanyahu, ha continuato ”Ferma questa follia e riportaci a casa dalle nostre famiglie. Mentre siamo ancora vivi riportaci a casa”. I genitori di Itai, 38 anni, furono uccisi il 7 Ottobre nel Kibbuz Be’eri. Thomas Hand, papà di Emily, la bambina di 9 anni rapita che, in un primo momento, si pensava fosse morta, ha appreso la notizia della morte di Yossi e Itai mentre era intervistato dalla TV inglese di Piers Morgan. Emily, in braccio a lui, gli asciugava le lacrime mentre, stressato e piegato dal dolore, alla domanda del giornalista se Israele fosse veramente uno stato di apartheid, Thomas in uno scatto di rabbia e di indignazione rispose: “Qualcuno di voi è venuto a vedere l'apartheid in questo paese? Non esiste, idioti! Vieni a guardare tutti i bordi delle strade, sono in ebraico, in arabo e in inglese, se fosse apartheid, non esisterebbero. Vieni a vedere tutti i professori arabi nei nostri ospedali, tutti gli insegnanti. "State tutti cantando -Dal fiume al mare-, non sapete neanche quale fiume, non conoscete la nostra storia, non conoscete la nostra geografia”. Alla seconda domanda se Israele avesse risposto in modo sproporzionato al massacro del 7 Ottobre, la risposta è stata: “Non sapete niente, stiamo vivendo nella disperazione, lo stiamo vivendo da 30 anni. Non ne hai idea; non hai nemmeno il diritto di parlarmi. Sei stato in Israele? Mai?" E allora taci, avrei aggiunto io! Thomas Hand è un grande uomo e un grande padre. Da quando gli hanno ridato la bambina non la lascia un momento, cerca di guarire le sue paure delle voci estranee, dei rumori, della gente. In questo mondo al contrario i giornalisti fanno processi mediatici alle vittime, I tribunali fanno processi veri accusando di genocidio il paese che è minacciato di subirlo e tutti gli idioti del mondo osannano la mostruosità di Hamas. Oggi siamo venuti a sapere che i tunnel a Gaza hanno una lunghezza di 700 km con 5.700 ingressi e uscite. Quanto sono costati? Lo chiederei alla EU, all’ONU, agli USA, all’Iran e al Qatar che li hanno finanziati. Una cosa è certa, dopo il 7 Ottobre non ci sarà nessuno stato palestinese vicino a Israele, la maggioranza degli israeliani adesso lo rifiuta. Il mondo è grande e i paesi arabi sono tanti, li accolgano loro e ci liberino finalmente da questo cancro.

Deborah Fait

Deborah Fait