Israele, unico paese al mondo sotto processo mentre si difende
Diario di guerra di Deborah Fait
L'antisemitismo islamista sta tracimando dalle piazze alle istituzioni e alle aziende commerciali
Giovedì 11 gennaio, è incominciato quello che Naftali Bennet ha definito il processo Dreyfus del XXI secolo. È la prima volta dal 1946, anno in cui la Corte internazionale di giustizia dell’Aja diventò operativa, che si mette sotto processo una nazione che combatte, dopo essere stata attaccata, una guerra di difesa. Israele è stata aggredita il 7 Ottobre in modo atroce con l’intento di Hamas di incominciare il genocidio promesso dal loro statuto, sperando nell’intervento dei paesi arabi che avrebbero spazzato via Israele e ammazzato tutti i suoi abitanti. Hanno risposto alla volontà dei palestinesi di allargare la guerra solamente gli Hezbollah e gli Huti dello Yemen, entrambi proxi dell’Iran. Gli altri paesi arabi sono rimasti immobili ma, in compenso, ci pensa l’Europa nel suo millenario odio, all’ennesimo tentativo di distruggerci. GENOCIDIO! Questa è l’accusa che non è mai stata fatta a nessuno, dopo il nazismo, non alla Russia, non alla Siria, non allo Yemen, non alla NATO per le stragi in Bosnia, con milioni di morti. Si accusa di genocidio Israele che combatte contro il suo aggressore, cercando in tutti i modi di avvisare i civili di Gaza di mettersi in salvo. Il Sud Africa cita Israele in giudizio “Volevi l’inferno, otterrai l’inferno” è la frase che aleggia all’Aja dove il Sud Africa la fa, oggi, da padrone. Era l’anno 2009 quando la Nazioni Unite, in seguito all’operazione Piombo Fuso a Gaza, presentarono il Rapporto Goldstone che accusava Israele di violazione dei diritti umani, di crimini di guerra e di crimini contro l’umanità. Un anno dopo Richard Goldstone ritirò tutte le accuse e chiese anche scusa dicendo che se avesse saputo tutta la verità non avrebbe mai firmato quel rapporto. Adesso ci risiamo e la cosa è molto più grave perché portare Israele, una nazione democratica, davanti alla Corte di Giustizia dell’Aja è dare un punto ai terroristi di Hamas che hanno creato tutto questo senza ricevere in cambio nemmeno un piccolo rimprovero dalla comunità internazionale. Al contrario, attirandosi simpatia, sostegno e giustificazione di ogni tipo persino dal Segretario generale dell’ONU. Le piazze mondiali sono sconvolte da manifestazioni pro Hamas che chiedono la eliminazione di Israele. Non si era mai visto tanto odio contro nessuna nazione del mondo prima d’ora e questo fa paura, fa impressione. Negli USA gli atti di antisemitismo denunciati sono aumentati del 500%. La parola genocidio in questi anni di lotta fra Israele e i palestinesi è trita e ritrita. Inutile portare i numeri, inutile dire che nel 1948 i palestinesi erano 500/600.000 e che negli anni sono diventati più di 5 milioni, aumentati più di dieci volte. Eppure gli imbecilli accettano senza porsi domande la retorica fantasiosa palestinese che dovrebbe avere il premio Oscar per la propaganda. Nessuno sa farla meglio di loro, tra piagnistei e menzogne, sono perfetti. Riuscire a portare in men che non si dica, con una guerra ancora in corso, una nazione davanti all’Aja, senza che nessuno ricordi il 7 Ottobre e le atrocità bestiali commesse da chi governa Gaza, è stato un colpo da maestro. A qualcuno importa che Israele sia da 17 anni colpito da missili, da attentati suicidi, da droni incendiari? A qualcuno importa che ci siano ancora 136 persone prigioniere di Hamas e probabilmente, se ancora vive, adibite a scudi umani per Yahya Sinwar? Importa così poco che tutte le aziende olandesi si sono rifiutate di pubblicare cartelloni con le foto degli ostaggi prima del processo per genocidio contro Israele. Un’agenzia pubblicitaria governativa israeliana aveva preparato una campagna di cartelloni in tutti i Paesi Bassi per sensibilizzare l’opinione pubblica sul rilascio degli ostaggi, tra cui molti bambini, anche neonati, in vista del processo, ma tutte le aziende, tutti gli uffici, tutte le compagnie olandesi, all’unisono, hanno rifiutato. Venerdì sarà il giorno della difesa di Israele. Dinnanzi a tutto questo odio così palpabile e spaventoso, non ci resta che sperare.