Il capo del Vaticano alimenta l'antisemitismo
Diario di guerra di Deborah Fait
Abu Mazen e Papa Francesco: fra antisemiti ci si intende
Viviamo un periodo che definire nero sarebbe un eufemismo, periodo in cui l’antisemitismo ha raggiunto limiti che se fossero valicati si arriverebbe a un vero e proprio “dagli all’ebreo” in tutte le città del pianeta. Con questa tensione e l’odio che ne è scaturito contro Israele, sarebbe sufficiente un pazzo carismatico per scatenare le masse contro gli ebrei. Papa Bergoglio, invece di tentare di spegnere questi sentimenti violenti contro gli ebrei, getta a piene mani benzina sul fuoco. La sua antipatia per il mondo ebraico è ormai nota, chi non ricorda le sue espressioni di enorme imbarazzo e ostilità davanti a rappresentanti dello stato di Israele e, al contrario, il volto sorridente al cospetto di soggetti arabi o islamici e la sua beatitudine nell’andare a pregare in una moschea a Istanbul. Visto che siamo in prossimità del Natale, è bene ricordare la messa celebrata sotto un gigantesco Gesù bambino in kefiah, come se fosse un bambino arabo palestinese. Quello fu un abominio. Quel giorno il Papa non solo negò la figura ebraica di Gesù ma arrivò a confutare persino la religione cristiana, i Vangeli e la Storia. Per tornare ai giorni nostri, giorni difficili e dolorosi che ebbero inizio quel sabato maledetto del 7 Ottobre con il più feroce e inumano massacro di ebrei, Papa Francesco, con la scusa della malattia, aveva offeso i suoi ospiti venuti da Israele. Dicendosi stanco e incapace di parlare aveva fatto leggere da un cardinale il suo messaggio ai parenti degli ostaggi prigionieri a Gaza, limitandosi a consegnare loro sbrigativamente, congedandoli, i fogli del discorso. Improvvisamente guarito qualche ora dopo, eccolo dedicarsi ad altri ospiti più simpatici degli ebrei, la delegazione palestinese, con tanto di sciarpette stile kefiah al collo, cui Bergoglio riservò sorrisi e strette di mano a volontà. Mancava la sciarpetta palestinese sulla sua tunica bianca e il quadro sarebbe stato completo. Recentemente è bastata una delle tante menzogne diffuse durante la guerra tra Israele e Hamas, per scatenare “Sua Santità” e accusare Israele di terrorismo. È accaduto che il Patriarcato latino di Gerusalemme che rappresenta le chiese cattoliche di Cipro, Giordania, Israele e Gaza, ha riferito che un cecchino israeliano aveva sparato dentro il complesso parrocchiale La Sacra famiglia a Gaza, ammazzando due donne. Israele, dopo una verifica sulla dinamica dell’accaduto, ha smentito di esserne il responsabile. Ma il Papa non crede a un paese democratico, crede alle fantasie di Monsignor Pizzaballa, mai stato amico di Israele, che a sua volta crede ciecamente ai palestinesi. Non importa quante prove si hanno delle loro menzogne, non importa se hanno bombardato il posteggio adiacente l’ospedale di Gaza facendo una cinquantina di morti, per poi giurare che la bomba era israeliana e i morti 500. Il Papa, convinto della colpa di Israele per la morte delle due donne, disse queste gravissime parole: “Questa è guerra, è terrorismo”. Dopo il massacro del 7 Ottobre e i primi attacchi di Israele dentro la Striscia, aveva solo saputo dire “si fermino le armi, ogni guerra è una sconfitta” Nessuna parola di orrore per le vittime della ferocia palestinese, nessun “affettuoso” rimprovero per Abu Mazen(la sua simpatia) che aveva negato il massacro arrivando all’abomino con l’affermazione che lo avesse commesso Israele. Per Israele il danno e la beffa. Una strage di innocenti che non si può descrivere a parole e l’isolamento, l’odio di tutto il mondo. Pio XII non disse una parola per evitare lo sterminio degli ebrei, Bergoglio, con parole inaccettabili riferite a Israele, accusato addirittura di terrorismo, alimenta l’odio antisemita scatenatosi come uno tsunami sul popolo ebraico. Vorrei dare al Papa una lezione di amore. Questo è un messaggio ai soldati che hanno ucciso per errore Yotam, ostaggio dei palestinesi, da parte della sua mamma Iris che testimonia la grandezza d'animo sua e della sua famiglia.
”Salve al battaglione 17. Sono Iris Haïm. Sono la madre di Yotam. Volevo dirvi che vi voglio tanto bene, vi mando tutto il mio affetto. So che tutto quello che è successo non è affatto colpa vostra e colpa di nessun altro tranne Hamas, possano il suo nome e la sua memoria essere cancellati per sempre dalla faccia della terra. Vi chiedo di prendervi cura di voi stessi e di ricordare sempre che state facendo la cosa migliore al mondo per aiutare noi, il popolo di Israele, e tutti noi abbiamo bisogno di voi in buona salute. Non esitate un attimo se vedete un terrorista. Non pensate di aver ucciso un ostaggio di proposito. Dovete pensare a voi stessi perché solo così potrete difenderci. Appena potrete siete tutti invitati a casa nostra, chiunque lo desideri, vogliamo vedervi in faccia, baciarvi e dirvi, anche se mi addolora moltissimo dirlo ed è terribilmente triste, che avete fatto quello che apparentemente doveva essere fatto in quel momento. Nessuno qui vi sta giudicando o è arrabbiato con voi. Né io, né mio marito Raviv, né mia figlia Noya, né Yotam, z’l, né Touval, il fratello di Yotam. Vi amiamo davvero tanto. Shalom Iris Haim”