I falsi amici di Israele
Analisi di David Elber
Ora che le operazioni militari di Israele si sono spostate sempre più all’interno delle aree urbane di Gaza, sono iniziati gli immancabili quanto prevedibili “richiami”, da parte degli “amici” e/o “alleati” di Israele, a distinguere gli obiettivi militari da quelli civili per non causare troppi morti tra la popolazione civile. Purtroppo nessuno degli “amici” e/o “alleati” ha mai fornito indicazioni precise e fattuali su come questo sia possibile in un’area densamente popolata come quella di Gaza. Qui la situazione, però, va ben oltre al fatto di essere un’area densamente popolata: a Gaza c’è l’aggravante che la stessa area urbana è stata trasformata, dai terroristi di Hamas, in un enorme e intricatissimo centro terroristico, dove sia in superficie che sotto terra sono stati disseminati i centri di comando, i centri di lancio dei razzi, i depositi di stoccaggio per le armi, per gli esplosivi, la logistica e i rifugi dei terroristi. Questo è potuto avvenire, sia con la compiacenza dei paesi Occidentali, che hanno fornito i soldi e i materiali necessari per la sua realizzazione, sia grazie al supporto economico, logistico e di addestramento di paesi come l’Iran, La Corea del Nord, la Turchia e il Qatar.
Ora, se analizziamo, invece, come si sono comportati gli “amici” e/o “alleati” di Israele negli ultimi trent’anni nelle guerre che li ha visti direttamente coinvolti (Somalia, Iraq (due volte), Serbia, Afghanistan, Libia, Siria), si rimane basiti dalla loro ipocrisia nel chiedere ad Israele azioni militari da loro stessi mai rispettate e impossibili da rispettare. Questo perché, semplicemente, una guerra ha delle regole che non sono quelle delle operazioni di pubblica sicurezza, e nel caso dei centri densamente popolati quando viene a mancare il principio della distinzione tra militari e civili, come imposto da Hamas per farsi scudo dei civili, è semplicemente impossibile condurre delle azioni militari se si ha la pretesa di utilizzare una distinzione che nei fatti non esiste per colpa dei terroristi che hanno aggredito Israele. Allora perché viene dichiarato dagli “amici” e/o “alleati” di Israele che lo Stato ebraico ha il diritto di difendersi se poi questo diritto non gli è concesso? Perché gli stessi soggetti, che non sono mai stati aggrediti da somali, iracheni, serbi, afgani, libici, siriani hanno condotto guerre urbane che hanno causato decine di migliaia di morti, vogliono impedire ad Israele di difendersi dagli aggressori?
Perché, chi si proclama amico di Israele invia centinaia di milioni di dollari di aiuti ai palestinesi e nessuno ad Israele? Perché nessuno parla del dramma delle centinaia di migliaia di profughi israeliani che hanno dovuto lasciare le loro case nel sud e nel nord di Israele? Perché nessuno richiede ad Hamas di poter visitare gli ostaggi? Dove sono le agenzie dell’ONU? Perché l’Italia manda una nave ospedale davanti a Gaza e, non in Israele, per soccorrere le migliaia di feriti? Anche solo un gesto di solidarietà, in guerra, è molto importante e distingue gli amici da chi non lo è.
Questo doppio standard ha tante radici ma qui ne analizzeremo una in particolare e si chiama Qatar.
Il Qatar è uno dei principali finanziatori (se non il principale) di Hamas. Oltre ai soldi, fornisce asilo ai suoi principali leader e, soprattutto, offre una copertura mediatico/propagandistica, tramite la TV satellitare Al-Jazeera, che pochi Stati possono vantare. Non è un caso che, più Israele si avvicina ai suoi obiettivi militari (l’eliminazione degli esponenti di Hamas), più la pressione mediatica cresce e con essa le false accuse di crimini di guerra, di uso sproporzionato della forza ecc. propagate dai media e dalla agenzie ONU.
A questo si deve aggiungere la fortissima pressione politica esercitata dal Qatar dietro le quinte, soprattutto tramite i paesi che hanno maggiori interessi economici con l’emirato: Francia, Italia, USA e moltissimi altri attori minori. Gli investimenti del Qatar in Francia e Italia sono giganteschi, in più c’è l’arma del ricatto del gas. Gli USA hanno, invece, una diversa collusione con il Qatar: loro hanno la più grande base militare al di fuori degli Stati Uniti proprio in Qatar e la considerano strategica per i loro interessi nell’area, quindi anche loro hanno deciso di subire i ricatti dei qatarioti.
Per un attimo proviamo a considerare il fatto che Paesi come USA, Francia e Italia e moltissimi altri, siano realmente amici e alleati di Israele e volessero difendere lo Stato ebraico. Essi potrebbero esercitare forti pressioni sui padrini di Hamas minacciandoli di congelare gli investimenti nei rispettivi paesi, per la palese collusione del Qatar con Hamas; mentre gli USA potrebbero decidere di chiudere la base militare facendo perdere di colpo all’emirato centinai di milioni di dollari di entrate. Questo sarebbe un messaggio forte e chiaro: se non abbandonate Hamas vi roviniamo economicamente. A questo punto, la questione degli ostaggi, la copertura mediatica e quella politica in favore di Hamas verrebbero meno. Di colpo Israele si troverebbe a potersi difendere e a combattere una guerra con gli stessi strumenti che hanno utilizzato gli USA e gli altri paesi della NATO in giro per il mondo. Però i falsi amici di Israele hanno deciso di fare le loro pressioni politiche unicamente su Israele e non sul Qatar. Questo abietto atteggiamento lo si vede anche sulla questione dei profughi. Tutte le guerre producono profughi: oltre 10 milioni in Siria, circa dieci anche in Ucraina, alcuni milioni in Afghanistan, diversi milioni nelle numerose guerre in Africa. Per tutti questi teatri di guerra è previsto e concesso l’espatrio dei civili per fuggire dai combattimenti e mettersi in salvo. Perché questo non è concesso né ammesso per i palestinesi di Gaza benché siano stati loro ad iniziare la guerra? Loro devono rimanere dentro la striscia di Gaza per fare da scudo ad Hamas. In questo caso l’ipocrisia Occidentale supera se stessa, soprattutto da parte delle famigerate ONG umanitarie, tanto sensibili al tema dei migranti e dei profughi che devono essere accolti in Europa: tutti tranne i palestinesi, perché nel loro caso si tratterebbe di pulizia etnica quindi devono rimanere lì. Perché i palestinesi fuggiti dalla Siria hanno potuto farlo e nessuno ha accusato Assad di pulizia etnica? Si ha il forte sospetto che non centri molto la questione umanitaria ma molto la “questione” Israele. Se tale piccolo paese, in un modo o nell’altro, dovesse sparire dalle cartine geografiche, vedremo che si ritroverà l’uniformità di vedute in seno alla comunità internazionale e tra i gli operatori umanitari e il doppio standard sarà solo un brutto ricordo.