Ministra degli esteri libica costretta a fuggire dopo l'incontro con il collega israeliano 29/08/2023
Diario estivo israeliano di Deborah Fait
Autore: Deborah Fait
Ministra degli esteri libica costretta a fuggire dopo l'incontro con il collega israeliano
Diario estivo israeliano di Deborah Fait
Najila Mangoush
Najila Mangoush, Ministro degli Esteri libica è stata licenziata in tronco e, temendo per la sua vita, è stata costretta a fuggire in Turchia. La sua tremenda colpa è l’aver incontrato a Roma, dove entrambi erano in visita, il Ministro degli Esteri israeliano, Eli Cohen. Secondo Israele l’incontro tra i due ministri era stato deciso in precedenza e doveva avere come argomento una cooperazione sull’agricoltura e il sistema idrico, di cui Israele è il paese più innovativo al mondo. Israele assicura che i più alti livelli dello stato libico erano informati dell’eventuale incontro mediato da Antonio Tajani. Purtroppo avevano fatto i conti senza l’oste che, in questo caso, sarebbe l’odio profondo delle popolazioni arabe per Israele e gli ebrei. Appena saputa la notizia le orde si sono scatenate per le strade delle città e villaggi libici, hanno bruciato e distrutto, sputato e bruciato bandiere di Israele. Infine hanno minacciato di morte la povera Najila Mangoush che si è affrettata a dichiarare che lei non ne sapeva niente, che è stata presa alla sprovvista e non era preparata a questo incontro, che non esiste nessuna normalizzazione tra Libia e Israele e che Gerusalemme è la capitale della Palestina. Praticamente ha tentato di uscirne accusando l’Italia e Israele di averla imbrogliata. Non è servito a nulla, la sua sospensione dall’incarico è stata firmata dal Primo Ministro Abdulhamid al.Dbeibah, seguita, secondo i media, dalla fuga precipitosa della Mangoush verso la Turchia. Nei prossimi giorni seguiremo gli sviluppi di questa tragicomica vicenda. Una cosa è certa, la Libia di oggi ci fa rimpiangere la Libia del passato quando Gheddafi, in visita a Roma, era andato a visitare la comunità degli ebrei libici fuggiti da quel paese nel 1967. Sorprendentemente, lo avevano accolto con baci e abbracci, canti e balli. Il mondo è strano. Gheddafi non era un santo, era un dittatore che ha dominato la Libia per 40 anni dal 1969 quando, con un colpo di stato depose il re Idris. Gheddafi è finito impalato dal suo stesso popolo, in una guerra stupida e inutile sull’onda delle primavere arabe volute dal peggior presidente statunitense, Barak Obama, primavere che distrussero Medio Oriente e nord Africa trasformando le dittature arabe, che davano comunque una parvenza di ordine, in vero e proprio caos umanitario. Oggi la Libia è in mano a banditi divisi in tribù le une contro le altre e l’Europa, grazie a quelle maledette primavere, è invasa da milioni di disgraziati che la ridurranno simile ai paesi dai quali fuggono.