Anche Olimpio cade nei Protocolli
e non si preoccupa di riportare la verità
Testata: Corriere della Sera
Data: 11/05/2003
Pagina: 11
Autore: Guido Olimpio
Titolo: Colin Powell in missione da Sharon e Abu Mazen Primo test per la pace
E' vero: non è il peggio che abbiamo letto. E tuttavia non possiamo trattenderci dal dire che questo articolo ci piace molto poco.
GERUSALEMME - Più che una missione è un test, per vedere se gli attori sono pronti ad assumersi le loro responsabilità. Accompagnato dai dubbi, nella consueta cornice di violenza, il segretario di Stato americano Colin Powell è da ieri in Israele per rilanciare il negoziato. Appena arrivato, dopo aver incontrato il ministro degli Esteri israeliano Silvan Shalom, ha chiesto a entrambe le parti di «cominciare immediatamente ad applicare la road map », la mappa per la pace. Questa mattina vedrà il premier Ariel Sharon e si sposterà poi a Gerico, dove lo attende il capo del governo palestinese Abu Mazen. In origine l’appuntamento era stato fissato a Ramallah, ma è stato spostato per non creare inutili imbarazzi. Powell non ha infatti alcuna intenzione di incontrare Yasser Arafat, sempre blindato nelle due stanze e cucina della Mukata.
L'immancabile tocco di colore per suscitare umana simpatia nei confronti del povero Arafat.
Ma l’osso più duro, questa volta, non saranno i seguaci del raìs. Il segretario di Stato dovrà infatti scoprire le vere intenzioni di Sharon.
Ah, ecco: e ti pareva che il "vero" problema non era Israele!
Capire se - come il premier israeliano promette - è disposto ad accogliere la «road map», il processo negoziale che prevede la nascita dello Stato palestinese entro due anni. O se invece, come suggeriscono i critici interni e persino la stampa Usa, vuole solo guadagnare tempo.
Magari qualcuno potrebbe anche chiedersi se - come la dirigenza palestinese promette - sia disposta a riconoscere il diritto all'esistenza di Israele o se voglia solo guadagnare altri finanziamenti miliardari. Qualcuno; ma non certo Colin Powell o Guido Olimpio.
In attesa dell’avvio della campagna presidenziale Usa quando il voto della comunità ebraica americana sarà importante per Bush e il presidente eviterà di fare pressioni sull’alleato.
E sorvoliamo sulle solite insinuazioni di bassa lega.
Gli israeliani hanno fatto un fuoco di sbarramento presentando 14 modifiche alla mappa.
Visto che pretendiamo di fare "informazione", non sarebbe più opportuno dire quali sono queste modifiche, che cosa vogliono modificare e perché sono state richieste?
Sharon ha poi fatto trapelare indiscrezioni secondo cui il colloquio decisivo non sarebbe quello con Powell, bensì l’incontro alla Casa Bianca con Bush previsto per il 20 maggio. Prima di trattare, Israele ha poi chiesto che i palestinesi rinuncino al diritto al ritorno per i profughi.
Perché non ricordare mai che ci sono altrettanti profughi ebrei dai Paesi arabi, per i quali nessuno si è mai sognato di chiedere il ritorno, e neanche un risarcimento per le proprietà perdute? E perché non ricordare mai che la pretesa del ritorno (di quattro milioni di persone - non dimentichiamolo - al posto del mezzo milione di cinquant'anni fa) ha lo scopo preciso di distruggere Israele per mezzo della demografia?
Gli Usa hanno sollecitato Israele ad alleviare le sofferenze della popolazione palestinese. Un ritiro di truppe sarebbe considerato un passo positivo «per aiutare» Abu Mazen.
E poco importa che ogni volta che è stato fatto gli attentati siano sempre immediatamente aumentati.
Gerusalemme ha promesso di liberare qualche prigioniero e lo smantellamento di alcuni avamposti selvaggi creati dai coloni. Ma frena sulla riduzione della presenza militare ritenuta necessaria per impedire gli attentati. E vuole proseguire con gli omicidi mirati dei militanti palestinesi. Poco importa che ogni eliminazione abbia portato a nuovi attentati.
Poco importa a Guido Olimpio che sia vero l'esatto contrario: chi si preoccupa più, oggigiorno, di una quisquilia come la verità?
La questione della violenza è l’altro grande tema che attende Powell. Abu Mazen deve controllare i gruppi radicali, le promesse non bastano più. I kamikaze sono in agguato.
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