L'Istituto del Mondo Arabo e la mostra della vergogna 01/06/2023
Analisi di Michelle Mazel
Autore: Zvi Mazel/Michelle Mazel
L'Istituto del Mondo Arabo e la mostra della vergogna
Analisi di Michelle Mazel

(traduzione di Yehudit Weisz)

https://israelmagazine.co.il/linstitut-du-monde-arabe-et-lexposition-de-la-honte-michele-mazel/

L'Istituto del Mondo Arabo (IMA) è stato “progettato per stabilire dei legami forti e duraturi tra le culture in modo tale da coltivare un vero dialogo tra il mondo arabo, la Francia e l'Europa.”          

La fondazione che lo finanzia è stata creata congiuntamente da Francia, Algeria, Arabia Saudita, Bahrein, Gibuti, Emirati Arabi Uniti, Iraq, Giordania, Kuwait, Libano, Marocco, Mauritania, Oman, Qatar, Somalia, Sudan, Siria, Tunisia e Yemen. A questi Stati fondatori si sono uniti la Libia, l’Egitto e la Palestina. Non sorprende quindi che questa istituzione sostenga le aspirazioni palestinesi.      La cosa deplorevole è che, per farlo, non si preoccupa di dimostrare un minimo di obiettività e presenta una narrativa che mette in discussione la realtà storica e nasconde la realtà. “Quello che la Palestina porta al mondo”, la mostra della vergogna che si apre in questi giorni nel cuore di Parigi e che durerà fino al 19 novembre, è una totale negazione del diritto all'esistenza di Israele e della legittimità dello Stato ebraico. Perché la Palestina in questione non è quella, tutta intrisa di storia ebraica, che si trova nella Bibbia, ma è una Palestina immaginaria dove gli ebrei non hanno mai vissuto e dove il tempio di Salomone è una pura invenzione. I seminari che si terranno dal 31 maggio al 19 novembre la dicono lunga: il dolore palestinese; l'esperienza carceraria in Palestina (non preoccupatevi, queste sono le carceri dell'Occupazione e non le sinistre carceri dell'Autorità Palestinese dove i detenuti non hanno alcun diritto, sono torturati e a volte picchiati a morte); la discussione di un libro pubblicato lo scorso anno, “Sui morti in guerra. Conservazione dei cadaveri e personalità del martire in Palestina” – anche qui non si parlerà dei poveri resti dei soldati israeliani che Hamas si rifiuta di restituire alle famiglie. Citiamo anche “(Soprav)vivere in Palestina” e infine “Nuove forme di lotta e di mobilitazione in Palestina.” 

ISTITUTO DEL MONDO ARABO | SENSETECTURE

Tra i temi che probabilmente non verranno menzionati, l'istigazione, l'odio per l'ebreo e l'antisemitismo che i libri di scuola palestinesi instillano, l'esaltazione del terrorismo cieco che fa dei “martiri” dei modelli per i giovani e soprattutto, il deliberato rifiuto da parte delle autorità di Ramallah di cercare una soluzione negoziata al conflitto. Non solo sono state respinte tutte le proposte israeliane– quelle di sinistra come quelle di destra, da Camp David a Ehud Barak, Ehud Olmert e Tzipi Livni – ma non è mai stata fatta la minima controproposta. Quand’è che l'Occidente aprirà gli occhi? I leader palestinesi non cercano la soluzione del conflitto, ma sognano di eliminare Israele. Sono indignati per gli auguri per il 75ᵉ anniversario della sua indipendenza e Mahmoud Abbas chiede all'Onu di espellerlo dall’Organizzazione, accusandolo di falsificare la storia (!). Loro vogliono credere al grido di battaglia dei nemici dello Stato ebraico “Dal fiume al mare, la Palestina sarà libera.”                                   

È questo il messaggio che la mostra vuole trasmettere?
 
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Michelle Mazel