'La comitiva', di Guidobaldo Passigli 01/06/2023
Recensione di Giorgia Greco
Autore: Giorgia Greco
La comitiva           
Guidobaldo Passigli
Giuntina           
euro 10

La Comitiva - Passigli Guidobaldo | Libro Giuntina 01/2022 - HOEPLI.it

Il libro di Guidobaldo Passigli, di poche pagine ma denso di contenuti, che nasce dall’analisi di lettere familiari e documenti di cui l’autore è entrato in possesso per vie traverse, è un omaggio ai nonni Guido e Virginia, catturati nella grande retata nazista del 16 ottobre a Roma: un lavoro che senza intenti letterari ha lo scopo di tenere vivo il ricordo della loro esistenza nei figli e nei nipoti.

Per il lettore è invece un tassello di storia familiare, unico e prezioso, che si inserisce nel più ampio quadro degli eventi che hanno caratterizzato le persecuzioni nazifasciste negli anni della Seconda Guerra Mondiale.
Dai libri di storia sappiamo che dopo l’8 settembre e l’occupazione dell’Italia il meccanismo adottato in ogni nazione occupata fu esteso anche al nostro Paese come spiega Liliana Picciotto nella prefazione per cui gli ebrei cosiddetti “puri”, figli di due genitori ebrei, erano condannati a morte.

16 Ottobre 1943 – Il biglietto dei coniugi Passigli – CDEC – Fondazione  Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea

Il 16 ottobre 1943 fu avviato a Roma un rastrellamento a sorpresa nelle abitazioni e in quella terribile retata che fruttò ai nazisti 1259 persone in poche ore, caddero vittime anche i nonni dell’autore. Guido e Virginia che appaiono nella bella immagine di copertina sono una coppia fiorentina da poco colpita dalla perdita del figlio Raffaello, morto per una grave malattia il 3 settembre ’43, e proprio per cercare di lenire quel dolore arrivano a Roma il 12 ottobre ospiti di Mario, fratello di Guido e sposato con una donna non ebrea e con due figlie. Tutta la famiglia viene arrestata e condotta nel luogo di raccolta di Via della Lungara dove si trova l’edificio del Collegio militare italiano. Qui le famiglie ebree, separate da quelle facenti parte di gruppi familiari con matrimonio misto, vengono subito depredate del denaro e delle fedi nuziali.
Entro poche ore vengono rilasciati i cittadini di Stati neutrali, i non-ebrei capitati nella retata, i cittadini di Stati non ancora occupati, i coniugi di matrimonio misto e le loro famiglie. Fra questi ultimi fortunati c’è anche Mario Passigli, sua moglie Cesarina, cattolica, e le loro figlie. In merito a questi rilasci che non sono il risultato di un intervento vaticano, come si era creduto in un primo momento, ma del preciso orientamento tedesco apprendiamo i dettagli da Arminio Wachsberger, catturato insieme alla moglie e alla figlioletta e incaricato dal capitano nazista, autore e organizzatore della retata, Theodor Dannecker, di tradurre gli ordini agli ebrei prigionieri per la sua conoscenza del tedesco. A questo proposito vorrei ricordare la testimonianza di Waschsberger che le figlie Clara e Silvia hanno raccolto nel libro “L’interprete” pubblicato alcuni anni fa da Proedi e recensito in queste pagine, in cui è rievocata la sua esperienza nel campo di Auschwitz-Birkenau come interprete di Joseph Mengele, diventando così uno dei principali testimoni del meccanismo dello sterminio.

La sera del 18 ottobre gli ebrei rimasti furono deportati nel campo di sterminio di Auschwitz. Di quel trasporto che contava 1022 persone, tra cui molti bambini, riuscirono a tornare alle loro case soltanto 16 persone. Fra le vittime ci furono i nonni Passigli che tuttavia prima di essere caricati sul treno furono capaci di far uscire dal collegio militare un prezioso messaggio, forse l’unico finora noto di tale genere, che l’autore riproduce e analizza con accuratezza nelle pagine del libro.

“Attraverso di esso – scrive Liliana Picciotto – guardiamo dal di dentro alla situazione di confusione, di paura e di disorientamento delle vittime, ignare che dopo due giorni sarebbero state caricate in condizioni disumane, su un treno per ignota destinazione”.
Durante le 48 ore in cui furono reclusi al Collegio militare i nonni Passigli scrissero su alcuni fogli un messaggio per i familiari affidando la busta che lo conteneva a mani pietose che la fecero pervenire alla cognata Cesarina. Oltre a questo prezioso documento, grazie alla famiglia della zia Minnie che da New York si era trasferita in Israele nel 1971, l’autore entra in possesso di un centinaio di lettere familiari, un materiale ricco di notizie che racconta minuziosamente “avvenimenti spiccioli della vita quotidiana che si sommano a fatti più importanti per la collettività e in particolare per gli ebrei”. Dopo aver riordinato queste lettere Guidobaldo Passigli si è trovato a leggere la storia della sua famiglia come non l’aveva mai conosciuta soprattutto negli anni della sua infanzia di cui conosceva solo i racconti della mamma quando sfogliava gli album di fotografie.

“…quelle immagini si sono riempite di sentimenti e di avvenimenti, di speranze e di delusioni, di affanni e di lacrime”.
L’analisi minuziosa del documento è preceduta da un interessante ritratto delle persone citate in modo da fornire al lettore “un quadro più ampio possibile, che tenga conto dell’atmosfera del momento, dei condizionamenti derivanti dalle leggi razziali, nonché delle reazioni dei singoli ai problemi collettivi o individuali che via via si sono posti”. E’ una affascinante carrellata di volti familiari quella che ci propone l’autore, dalla madre Albana, alla zia Minnie, dai nonni Guido e Virginia al patrigno Schulim Vogelmann di cui ricorda la dura esperienza del lager in cui perde la moglie Annetta Disegni e la figlioletta Sissel. Passigli dedica parole affettuose a quest’uomo che pur avendo tanto sofferto nella vita riesce ad essere un buon padre per lui, una solida guida anche dopo la nascita di Daniel destinato quest’ultimo a guidare con successo la casa editrice Giuntina.

Condivido con Liliana Picciotto la gratitudine verso Guidobaldo Passigli per aver messo a disposizione dei lettori un documento privato così prezioso e commovente, il commiato dai vivi e dalle persone care dei nonni paterni, e per averci portato dentro la storia della sua famiglia contribuendo con un nuovo tassello alla conoscenza di quanto avvenne durante la razzia del 16 ottobre 1943.


Giorgia Greco