Repubblica ? mai fidarsi
Viola,Man,Valli invecchiano ? no problem, arriva la generazione dei Rampoldi
Testata: La Repubblica
Data: 10/05/2003
Pagina: 1
Autore: Guido Rampoldi
Titolo: Gli studenti ribelli del regime di Damasco
Un articolo che mette a nudo impietosamente la crudezza, anzi la crudeltà
del regime siriano, che soffoca ogni anelito di sia pure modestissima
libertà con torture ed uccisioni. Questa è la sensazione che il lettore trae
dal titolo e dalla lettura delle prime 5 colonne del lunghissimo sforzo del
suo autore, ed è portato a tirare un sospiro di sollievo.
Troppo prematuro, questo sollievo: la ventennale scuola di pensiero di
Repubblica non si smentisce e giustifica una volta di più la massima secondo
la quale non bisogna mai fidarsi.
Sorvoliamo sui "secoli di occupazione" che secondo Rampoldi giustificano in
qualche misura il fatto che "i paesi arabi non possono uscire dalla loro
storia"; forse, prima di parlare di storia l' autore dovrebbe rinfrescare le
sue conoscenze su quella della regione.
Ma non è certo questo il punto. In vari passaggi Rampoldi accenna all' odio
viscerale degli arabi per Israele ed il sionismo, quasi che per realizzare
la loro identità essi debbano necessariamente avere un nemico mortale sul
quale riversare la loro animosità e voglia di vendetta.Ma poi egli stesso si
associa a loro.Vediamo:
"Così non è facile decifrare cosa sia oggi l' identità siriana, e araba in
generale. Una dopo l' altra sono sbiadite le grandi idee che la
sorreggevano, il nasserismo panarabo, il socialismo nazionale e
filo-sovietico...Così alla fine l' unico tratto costitutivo è l' animosità
verso il sionismo. Gli israeliani sono considerati un popolo invasore, anche
se nel 1948 molti di loro erano nati in Palestina, che rompe il telaio della
convivenza multietnica, lascito dell' impero ottomano, e fonda uno Stato sul
sangue e sulla religione (per ragioni analoghe molti siriani detestano l'
Arabia saudita, ritenendola anch' esso uno Stato razzista e fondato su un'
unica fede) ".
Fermiamoci per un momento, e cerchiamo di tradurre in italiano questi
concetti sgrammaticati, per renderli più intelligibili.
1) I siriani e gli arabi odiano il sionismo ed Israele come se fosse questo
il vero collante della loro identità.
2) Essi considerano gli israeliani invasori anche se, concede Rampoldi bontà
sua, molti israeliani nel 1948 erano nati in Palestina.Come se l' anagrafe
sostituisse l' identità colturale religiosa e storica. Il caso al posto
della consapevolezza! Rampoldi sembra sposare la tesi degli arabi che dicono
: permettiamo di restare in Palestina solo a quegli ebrei che sono nati qui
prima del 1948.Gli altri se ne tornino da dove sono venuti. Ma in questo
modo, poveretto, non si rende conto di negare anche il fatidico diritto al
ritorno ai palestinesi nati fuori dalla Palestina dopo il 1948...
3) Israele rompe il telaio della convivenza multietnica, dice Rampoldi; ma
in realtà egli voleva forse dire: il telaio della uniformità religiosa sotto
il segno dell' Islam.Chi guardi l' estensione del mondo islamico noterà
questa microscopica macchiolina appena percettibile che è Israele, che,
unico, si colloca al suo interno.
4) Israele fondato sul sangue e sulla religione? Siamo arrivati alla
mistificazione più grossolana e brutale, non più alla manipolazione della
verità storica! Israele è certamente uno stato ebraico, l' unico stato al
mondo che gli ebrei del mondo possano considerare una loro patria spirituale
ed un loro rifugio in tempi oscuri, ma è anche uno stato non teocratico al
contrario degli stati islamici (anche quelli cosiddetti laici e moderati),
ed è uno stato nel quale vige la piena libertà religiosa.Sulla
considerazione che Israele sia "fondato sul sangue" preferiamo non
soffermarci, per non lanciare accuse gravissime contro chi propala infamie
di questo genere.
5) "Anche" l' Arabia Saudita sarebbe uno stato razzista fondato su un' unica
fede.Ergo: Israele è uno stato razzista fondato su un' unica fede. E qui
Rampoldi, per rigirare le cose come fa comodo a lui, travisa nuovamente la
natura di Israele, stato - nazione di un popolo unito dalla medesima
religione, ma aperto a tutte le religioni, e ne fa un atto di accusa
nientemeno che di razzismo. In Israele vi sono ebrei di oltre 100
nazionalità biondi con gli occhi azzurri, neri come la pece, marroncini e
giallognoli, se proprio di razze vogliamo parlare; e poi ci sono, con pari
dignità, drusi, beduini, musulmani, cristiani (che litigano ferocemente fra
loro per chi debba custodire il "loro" Santo Sepolcro, bahai, e ci scusi chi
è stato dimenticato.
Ora possiamo tirare un profondo sospiro e, sempre in apnea, andare avanti in
questa elencazione di nefandezze tutte israeliane: "il razzismo simmetrico"
che contrappone arabi ed israeliani non ne è che la ripetitiva
manifestazione, in cui Rampoldi si riconosce.
In un impeto di lucidità egli ci segnala che perfino il patriarca
greco-melchita, unica chiesa arabo-cristiana di Siria (ma non era una
decantata società multietnica ecc.ecc.?), accusa ancora oggi gli ebrei di
deicidio; del resto anche Basher el Assad lo ha confermato direttamente al
Papa, che non gli ha replicato! E, sempre in una scheggia di lucidità,
Rampoldi pensa che questo possa essere "un fondo irrazionale che coincide
con il razzismo antigiudaico". E dai! Gli ebrei non sono una razza,
chiamiamolo con la sua definizione vera e comprensibile a tutti invece di
nasconderlo pudicamente: ANTISEMITISMO.




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