Le voci che l'Occidente non coglie 01/04/2023
Analisi di Michelle Mazel
Autore: Zvi Mazel/Michelle Mazel
Le voci che l'Occidente non coglie
Analisi di Michelle Mazel

(traduzione di Yehudit Weisz)

https://israelmagazine.co.il/les-voix-que-loccident-nentend-pas-michele-mazel/

Israele, lieve malore per Benjamin Netanyahu: passerà la notte in ospedale  per precauzione- Corriere.it
Benjamin Netanyahu

La “riforma giudiziaria” avviata dalla coalizione ha scatenato una bufera senza precedenti in Israele, ma gli echi vanno ben oltre i confini. In Europa, i governi sono uniti nel condannare la riforma  mentre il carattere pacifico delle proteste non sembra meritare alcuna menzione favorevole. La stampa è unanimemente ostile. Dall'altra parte dell'Atlantico, l'inquilino della Casa Bianca rimprovera aspramente il premier israeliano e si permette di imporgli di adoperarsi per raggiungere un compromesso. Nessuno di loro sembra  aver compreso l'impatto degli eventi su un Medio Oriente instabile. La crisi domina nei notiziari, la gioia esplode sui social che non smettono di esultare all'idea che l'esercito israeliano si stia disgregando e che sia iniziata la guerra civile. Sul canale del Qatar, Al Jazeera, le immagini delle manifestazioni sono in loop e i commentatori fanno a gara con descrizioni apocalittiche della prevista implosione dello Stato ebraico. C'è una vera euforia tra i nemici di questo Stato.  L'Iran vede già il Paese sprofondare nel caos e si dice convinto che la sua fine sia vicina; in Libano, Hezbollah si rallegra di quella che percepisce come la totale paralisi del suo vicino e si immagina già vittorioso in un imminente confronto. Un sentimento condiviso da Hamas a Gaza, che sta lavorando più che mai per rafforzare il suo arsenale militare. Nei territori dell'Autorità palestinese le fazioni esultano per l'imminente scomparsa dell'“entità sionista”. I nuovi alleati di Israele nel Golfo seguono la situazione con preoccupazione, ma senza giudicare. Si fidano ancora di colui che ha avuto la visione e la determinazione che hanno portato agli Accordi di Abramo. Tanto più che Netanyahu ha pubblicamente preso le distanze dalle dichiarazioni incendiarie del suo Ministro delle Finanze, senza arrivare però a destituirlo dall'incarico. Solo che stanno dando inizio ad un riavvicinamento con l'Iran. Il governo giordano sta facendo del suo meglio per calmare la sua opinione pubblica, che chiede l’espulsione dell'ambasciatore israeliano. Sa fin troppo bene che la sua sopravvivenza dipende da Israele. Anche in Egitto il governo esprime cautela. Perché sente tra i suoi cittadini quelli che sottovoce parlano di “una primavera ebraica se non israeliana.”  Che vedono  che un governo può gestire la sfida, affrontare centinaia di migliaia di manifestanti senza coinvolgere l'esercito. Che non c'è stato un solo morto in tre mesi di crisi. Quanto al vecchio Raïs di Ramallah, lui tace. Alcuni lo rimproverano. Lui sa che non lo ascoltano più molto. Sa che anche lui ha bisogno del sostegno di Israele per restare al suo posto. Sa che, governando da autocrate, il suo mandato è scaduto da tempo, non è in grado di criticare la riforma giudiziaria del suo vicino.                                                      

L'Occidente non coglie niente di tutto questo. E mentre il Medio Oriente trattiene il fiato, in attesa di vedere se lo Stato ebraico riuscirà presto a rimettersi in sesto e a ritrovare il proprio equilibrio, Le Figaro dedica un articolo al fatto che il Ministro delle Finanze israeliano ha appena abolito la tassa sulle bevande zuccherate che il suo predecessore aveva votato!

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