Due pesi, due misure 28/03/2023
Analisi di Michelle Mazel
Autore: Zvi Mazel/Michelle Mazel
Due pesi, due misure
Analisi di Michelle Mazel

(traduzione di Yehudit Weisz)

https://www.dreuz.info/2023/03/deux-poids-deux-mesures-2-279300.html

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Benjamin Netanyahu

“La verità sotto i Pirenei, l’errore oltre.”  Questa riflessione di Blaise Pascal illustra mirabilmente la differenza di trattamento di quel che sta accadendo in questi giorni in Francia e in Israele.  Partiamo dalla Francia. Due, forse tre milioni di manifestanti per una popolazione di 65 milioni. Si ribellano contro una riforma che il loro governo ha varato sfrontatamente senza passare dal parlamento, dove non avrebbe ottenuto i voti necessari, e per farlo ha utilizzato una procedura che permette al Presidente del Consiglio di far adottare un testo senza votazione. Questa riforma prevede che dal 1 settembre 2023 l'età minima pensionabile attualmente di 62 anni, sarà gradualmente aumentata al ritmo di 3 mesi per anno di nascita per raggiungere i 64 anni nel 2030. Secondo il governo, questa misura è diventata essenziale per rispondere ai cambiamenti demografici. Le proteste sono caratterizzate da una violenza senza precedenti; ci sono centinaia di feriti negli scontri con la polizia e non meno feriti nelle forze dell'ordine. Circa 400 facinorosi sono in attesa di processo. A questa violenza si aggiungono atti vandalici selvaggi.  Sono stati deliberatamente danneggiati degli edifici pubblici. Il Presidente Macron ha dovuto prendere la difficile decisione di chiedere a re Carlo III di annullare il viaggio ufficiale che avrebbe dovuto compiere la prossima settimana: i suoi servizi segreti lo avevano avvertito che questa visita rischiava di essere “viziata da spiacevoli incidenti” nei confronti del monarca britannico.                                                                                                                 Dall'altra parte del Mediterraneo ci sono da due a trecentomila manifestanti su una popolazione di nove milioni, che protestano contro la riforma presentata da una coalizione eletta recentemente e che ha la maggioranza necessaria per farla approvare dalla Knesset. Essi la vedono come una minaccia per le istituzioni giudiziarie, mettendo in discussione il carattere democratico del Paese. Cosa di cui il governo si sta difendendo. È con le bandiere nazionali e cantando canzoni patriottiche che i cittadini marciano settimana dopo settimana ormai da quasi tre mesi, preoccupati per il futuro del loro Paese. La polizia ha mostrato una moderazione eccezionale ed è intervenuta solo per impedire ai manifestanti di intralciare il traffico. Molto spesso usa cannoni ad acqua. Finora ci sono stati solo pochi feriti da entrambe le parti. Qua e là un manifestante viene trattenuto brevemente prima di essere rilasciato. Nessuna manifestazione di vandalismo, nessun fenomeno di teppisti a margine dei cortei.                  
                                                                                                                  Riassumiamo. Il Presidente francese e il Primo Ministro israeliano hanno agito in conformità con la legislazione in vigore. Entrambi oggi si proclamano aperti al confronto, ma senza che questo produca una pausa. La stampa osserva con stupore quanto sta accadendo in Francia ma le maggiori cancellerie si guardano bene dal commentare e ancor meno, dal sostenere il collega francese. Queste stesse cancellerie non esitano a rimproverare aspramente il premier israeliano per una riforma che è ancora solo un progetto e di cui sono più o meno ben informati.                        

Sembra che stiano condannando più la composizione della coalizione al potere che la riforma in corso.

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