Periscopio 11/02/2023
A cura di Diego Gabutti
Autore: Diego Gabutti
Riprendiamo da ITALIA OGGI di oggi, 11/02/2023, "Periscopio" a cura di Diego Gabutti.

Burt Bacharach was een muzikant in elke vezel, die hits leverde voor ruim  duizend artiesten
Burt Bacharach

Mai vergognarsi di scrivere una melodia che la gente ricorda. Burt Bacharach, scomparso il 9 febbraio 2023.

Come acclamavamo ogni volta che la nostra squadra faceva meta / la volta che il pavimento della macchina cedette quando spinsi sull’acceleratore / la sala giochi, le partite, il divertimento e i premi / il ballo di Holloween quando tutti arrivarono in buffi costumi /Momenti magici, magic moments, ricordi condivisi. Burt Bacharach e Hal David, Magic Moments.

«Ora devi essere contento se vieni arrestato dalla polizia segreta. Il problema è quando ti prendono le milizie private», mi scrive Bahar in uno dei rari momenti in cui non è in funzione il blocco della rete che il governo iraniano ha imposto negli ultimi mesi. «Ora che i manifestanti sono diminuiti, le milizie vanno casa per casa. Sei fortunato se ti portano in carcere perché l’alternativa è sparire nel nulla». E nelle ultime settimane, da quando la rivoluzione delle donne è rallentata, sono tanti quelli «spariti nel nulla». Fariborz Kamkari, la Repubblica.

Terremoto in Turchia e Siria, l’ultimo bilancio: 21.719 vittime, 75 mila evacuati. open.online

Per poter combattere questa guerra, il Cremlino ha costantemente distrutto, passo dopo passo, anno dopo anno, ciò che consideriamo la base della nostra Europa. Il valore sacro della vita umana è stato completamente annientato anche in Russia. Nessuno conta per le autorità di quel paese, tranne chi si trova all’interno delle mura del Cremlino, i loro parenti e i loro portafogli. [...] Il regime russo non solo odia ogni diversità, ma investe deliberatamente nella xenofobia e cerca di rendere normali tutte le cose disumane accadute negli anni trenta e quaranta sul nostro continente. Ma durerà per sempre? Questa è una domanda per tutti noi. La risposta è no! no! no! Volodymyr Zelensky, intervento al parlamento europeo.

Abbiamo di fronte un leader come Putin il cui ultimo pensiero sono i connazionali che muoiono in battaglia. La Russia ha già perso 188mila soldati tra morti e feriti, e migliaia di mercenari Wagner. Il presidente russo si farà problemi a sacrificare altri 100mila soldati? [...] In un mondo normale, con perdite di oltre 180mila militari, qualsiasi Paese fermerebbe tutto. Ma con Putin non siamo in un mondo normale. Ben Wallace, ministro della difesa britannico (Antonello Guerrera, la Repubblica).

I panzer tedeschi saranno simbolicamente inviati al fronte orientale. Difficile immaginare uno scenario peggiore: il «fato dell’Europa» che si compie nell’autodistruzione [?] e nel tradimento [??]. Donatella Di Cesare, il Fattoff quotidianski.

Olaf Scholz [bara] sui suoi supposti aiuti all’Ucraina. Potrebbe dire: «Non me ne frega niente». Invece promette carri armati ben sapendo che non manterrà l’impegno. Appena finirà il gelo, la Russia scatenerà migliaia di suoi tank. L’Ucraina ne chiede, subito, molti e di buona qualità. Scholz offre solo venti [ferrivecchi] entro quest’anno. Diritto & Rovescio, Italia Oggi.

«Mettici la faccia, recita il tuo dolore parlando dalla tua terra. Qui c’è libertà, vieni e lancia un’idea di pace. Invece no». Così Al Bano [Al Bano!] commenta la decisione del presidente ucraino d’intervenire al festival con un testo scritto, che sarà letto da Amadeus. Ansa.

Ariston troppo di sinistra. Sangiuliano: «Ricordare le foibe a Sanremo». [Le foibe. A Sanremo]. Titolo del Tempo.

Sanremo è la perfetta illustrazione del «Pd eterno», per parafrasare Umberto Eco (che parlava di «fascismo eterno»): Benigni, Ferragni e Fedez sono perfette espressioni dell’establishment progressista, ma si presentano come difensori di principi universali. È il miracolo del politicamente corretto: affermare una posizione di parte, facendola apparire come l’unica ammissibile. Luca Ricolfi (Alessandra Ricciardi, Italia Oggi).

[Spuntano] sul mio schermo passaggi del dibattito contemporaneo, animato da Paola Egonu e Fedez e Ferragni, cioè tutta la dottrina del dopocena, nobilissima, per carità, ma buona per stampare frasette bacioperugina. Mattia Feltri, La Stampa.

Roberto Benigni, la cui carriera è tracollata ai tempi di Pinocchio, nel lontano 2002, gode ogni tanto d’una nuova giovinezza. Ciò grazie alla Rai, dove non è il botteghino ma Pantalone a decidere chi vive e chi muore. L’Inno di Mameli, il Paradiso di Dante, la Costituzione più Bella del Mondo. Questo ennesimo comico italiano bollito dall’ideologia non ha più un pubblico pagante ma in compenso ha uno sponsor d’eccezione: la mezza cultura sanremese. Pierpaolo Albricci, Italia Oggi.

Signori Critici! Dal momento che vi servite dell’espressione «umorismo demenziale», provate a introdurre, per equità, il termine «serietà demenziale». Wisława Szymborska, Letture facoltative.

«Meloni è andata a Bruxelles a far vedere chi è». «Grave errore tattico». Ellekappa, la Repubblica.

Spesso in politica estera si deve fare buon viso a cattivo gioco, ma è comprensibile lo sfogo di Giorgia Meloni per non essere stata invitata [alla cena parigina] del presidente francese Macron insieme a Zelensky e al cancelliere tedesco Scholz. Augusto Minzolini, il Giornale.

Matteo Salvini dice che da Macron è arrivata «una prova di egoismo e miopia» e piuttosto «vigili sulla Torino-Lione». [Mah]. Roberto Calderoli definisce Macron un «galletto». Giacomo Salvini, il Fatto.

La sinistra anti-Italia esulta per lo sgarbo. Titolo del Giornale.

In una giornata non proprio fulgida per la diplomazia italiana, dopo pranzo arriva il secondo ko per l’Italia: salta il bilaterale fra Meloni e Zelensky. Simone Canettieri, il Foglio.

Sono al potere, ma per un riflesso condizionato continuano a comportarsi come se fossero all’opposizione, oltretutto in un Paese governato non da Togliatti, ma da Amadeus. Massimo Gramellini, Corriere.

Le ultime parole famose: «Non fatemi parlare». Roberto Gervaso.

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