Periscopio 01/02/2023
A cura di Diego Gabutti
Autore: Diego Gabutti
Riprendiamo da ITALIA OGGI di oggi, 01/02/2023, "Periscopio" a cura di Diego Gabutti.

Volodymyr Zelensky

Non basterebbe un’eternità a vincere i dèmoni che ci tormentano. Chi ce li ha messi lì i demoni? Né Dio né il Diavolo sono responsabili, e di sicuro non miseri mostri come Hitler, Mussolini, Stalin. Chi ci ha messo i dèmoni in cuore per tormentarci? Henry Miller, Il colosso di Marussi.

Boris Johnson: Putin minacciò di bombardare il Regno Unito. «Mi disse: basta un minuto». Titolo di HuffPost.

Zelensky al Festival? Guarderò Sanremo ma non lui. Zelensky lo vedo già tutte le sere al telegiornale. Gian Marco Centinaio, senatore leghista, ex ministro gialloverde.

Zelensky a Sanremo? Basta umiliare Putin. Moni Ovadia.

Un errore tragico, mostruoso. Carlo Freccero.

Zelensky [...] deve rispondere di ciò che fa di fronte a un intero popolo. E quel popolo è composto da persone che hanno provato indicibili sofferenze, che hanno visto morire – in combattimento, sotto i bombardamenti o per le torture – parenti e amici, che hanno avuto le case distrutte, le vite totalmente sconvolte. Pensare che i leader possano decidere prescindendo dagli orientamenti e dai sentimenti di quelle persone è frutto d’un abbaglio. Né Zelensky né gli occidentali che lo appoggiano possono farlo. Angelo Panebianco, Corriere della sera.

Conta la volontà del popolo (ma solo se è ucraino). Titolo della Verità.

Ci sono guerre in cui i protagonisti si rendono conto che non è in gioco qualche territorio, qualche area di influenza o qualche altro singolo vantaggio concreto, ma una scelta di civiltà. Quando la Grecia combatteva contro i persiani non intendeva difendere soltanto la propria sovranità, voleva preservare il suo modello di vita, che era già quello occidentale: cioè la democrazia. [...] Per questo poi celebrarono fino alla più scatenata retorica reducistica la battaglia di Maratona. Perché sapevano che quel giorno avevano salvato il loro [e nostro] mondo. Gianni Pardo, Italia Oggi.

Il sovranismo in Occidente è stato per anni uno strumento di Vladimir Putin. Il dittatore russo lo ha assecondato con denaro a Marine Le Pen in Francia, rapporti con la Lega in Italia, campagne social per Donald Trump negli Stati Uniti e una miriade di relazioni con l’estrema destra in Germania e in Europa centrale. Ora Putin, con la sua guerra atroce e insensata, sta riuscendo a minare in Europa questa creatura che aveva tanto protetto e nutrito. [...] Anche in Italia per i leader un tempo apertamente sovranisti oggi sarebbe impensabile indossare t-shirt di Putin, definire le sue vittorie elettorali «inequivocabili» o opporsi alle sanzioni contro Mosca. La guerra in Ucraina obbliga tutti a scegliere: con la democrazia liberale o contro di essa. Federico Fubini, Corriere della sera.

Tank, cannoni e 300mila uomini: la Polonia sarà la corazzata d’Europa. Titolo di Repubblica.

Il capo di Stato maggiore polacco, il generale Rajmund Andrzejczak, è stato chiaro: «Se l’Ucraina viene sconfitta, noi perderemo tutto». Ed è convinto che la situazione peggiorerà: «La Russia sta provocando l’escalation, si avvicina sempre di più ai confini della Nato», ha dichiarato a novembre durante una conferenza. «Vorrei dire che l’inverno sta arrivando, non solo in termini meteorologici ma in un senso più largo: l’inverno sta arrivando alle nostre frontiere». Gianluca Di Feo, la Repubblica.

Segreti sono i dettagli, non la guerra. [E] l’obiettivo è sempre lo stesso: rallentare i piani strategici della Repubblica islamica. Lo hanno ripetuto ieri il premier israeliano Bibi Netanyahu e il segretario di Stato americano Antony Blinken in visita nello stato ebraico: non permetteremo che Teheran abbia l’arma nucleare. Guido Olimpio, Corriere della sera.

I droni suicidi «quadcopter» sono piovuti diritti contro la struttura [iraniana] che produce, sembra, i missili ipersonici che possono arrivare fino a Gerusalemme, o a Kiev! [...] L’ambasciatore israeliano in Germania Ron Prosor lo ha detto al giornale Berliner Morgenpost: «Noi aiutiamo a battere l’invasione russa, anche se dietro le quinte, e molto di più di quello che si sappia». Fiamma Nirenstein, il Giornale.

Da decenni stiamo combattendo una guerra culturale tra valori liberali da un lato e forme di nazionalismo muscolare dall’altro. Gli ucraini ci stanno mostrando un modo per avere entrambi. Hanno dimostrato che è possibile essere patrioti e credere in una società aperta, che una democrazia può essere più forte e più feroce dei suoi avversari. Proprio perché non c’è un ordine planetario liberale naturale, e nemmeno norme o regole, potremmo dover lottare per far sì che le nostre società aperte continuino a esistere. Anne Applebaum, il Foglio.

[Ex «Iena»,] il tenero Dino [Giarrusso] è così ontologicamente pregno della balzana etica di quel varietà da essersi candidato alle elezioni europee come «Dino Iena», venendo oltretutto rinnegato dal programma stesso (se il più esecrabile programma del mondo prende le distanze da te, è perché sei un po’ meglio del programma o perché sei persino peggio?) Guia Soncini, Linkiesta.

Giarrusso ha costruito una carriera sul ludibrio del Pd, da quando riteneva che il suo olezzo fosse peggiore delle feci a quando, in Sicilia, scelse di fondare un Movimento con quell’altro noto campione del progressismo che risponde al nome di Cateno De Luca, scelta motivata dall’eccessiva arrendevolezza dei Cinquestelle, nei quali militava, verso il Pd, cui si vuole ora iscrivere. [Ai tempi del vecchio Pci] sarebbe bastato lo sguardo d’un segretario di sezione a far cambiare strada al nostro eroe. Alessandro De Angelis, HuffPost.

Giustizia, benzina, autonomia: l’unica direzione del governo Meloni è [ribadiamolo] la retromarcia. Titolo di Domani.

Quando Meloni e Salvini fanno l’opposto di quel che dicevano fanno sempre la cosa giusta. Claudio Cerasa, il Foglio.

Nessun tradimento è così grave da non poter essere ripetuto. Roberto Gervaso.

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