Periscopio 28/01/2023
A cura di Diego Gabutti
Autore: Diego Gabutti
Riprendiamo da ITALIA OGGI di oggi, 28/01/2023, "Periscopio" a cura di Diego Gabutti.

Trump attempts to fix his Putin problem
Donald Trump con Vladimir Putin

Gli ebrei sono oggi il gruppo che attira su di sé – di fatto e teoricamente – la volontà di distruzione che il falso ordine sociale genera spontaneamente. Essi vengono bollati dal male assoluto come il male assoluto. Così sono, di fatto, il popolo eletto. Max Horkheimer e T.W. Adorno, Dialettica dell’illuminismo (1947).

Cosa è stato l’Olocausto del popolo ebreo? [...] Prima di tutto è stato la conseguenza della scelta dissennata dei paesi europei di lasciare mano libera a un dittatore di scorrazzare con carri armati e cannoni per l’Europa con la scusa di liberare etnie tedesche dalla presunta oppressione d’altri Stati. Alessandro Sallusti, Libero.

Donald Trump entra a gamba tesa sulla guerra in Ucraina criticando la decisione di Joe Biden d’inviare i carri armati alle forze di Kiev. «Prima i tank, poi le testate nucleari», tuona in un post. «Bisogna mettere fine a questa guerra folle adesso. È così facile», aggiunge [l’ispiratore dell’assalto golpista al Congresso americano]. repubblica.it

Trump? Un uomo straordinario. Vladimir Putin.

Putin? Un genio. Donald Trump.

I leader europei pensano d’avere a che fare con uno statista che ragiona come loro. Invece Putin funziona in modo completamente diverso: pensa come un criminale. Mikhail Khodorkovsky (Federico Fubini, Corriere della sera).

Konstantin Gavrilov, capo della missione russa ai negoziati sul disarmo di Vienna, minaccia «misure pesanti» in caso di attacchi ucraini «nell’interno della Russia» e mette in guardia contro l’utilizzo nei carri occidentali di munizioni all’uranio impoverito, che «saranno considerate bombe sporche». È la sola allusione alla possibilità di un’escalation nucleare. Rompe una tradizione che vedeva i propagandisti russi esercitarsi in minacce d’incenerire Washington e sommergere Londra con uno tsunami radioattivo. Potrebbe significare uno smarrimento, in attesa di indicazioni dal vertice sulla linea da seguire. Oppure potrebbe essere il segnale del desiderio d’abbassare i toni, come consigliato anche da Pechino. Anna Zafesova, La Stampa.

Un fattore difficile da valutare, ma che potrebbe accelerare il progresso ucraino, è lo sgretolamento o addirittura il collasso delle unità russe, viste le terribili perdite che hanno subito e il supporto logistico, addestrativo e d’equipaggiamento del tutto inadeguato. Gen. David Petraeus, la Repubblica.

L’Italia ha lanciato da Sanremo [canzoni] che celebrano la vita, la felicità e l’amore. Abbiamo appreso perciò con incredulità che, in una delle serate clou dell’evento, presumibilmente sabato 11 febbraio, interverrà Vladimir Zelenskij, capo di Stato di uno dei due paesi che oggi combattono la sanguinosa guerra del Donbass. Una guerra terribile, fomentata da irresponsabili invii di armi e da interessi economici e geostrategici inconfessabili. Comitato DuPre (Carlo Freccero, Franco Cardini, Moni Ovadia, «Dibba» e compagnia cantante).

Stanno sparando (ma non a te) / Stanno morendo (ma non per te) / Ma per ognuno che cade giù / Muore una piccola parte di me. Gianni Morandi, Al bar si muore (Sanremo 1970).

[Sanremo, 2 febbraio 1984]. Sono passate da poco le 21 quando una piccola delegazione di lavoratori licenziati e in cassa integrazione ottiene di poter entrare in sala e parlare direttamente, senza intermediari, ai telespettatori che assistono al Festival da casa. dailygreen.it

«Zelensky? Non so come canta, ho altre preferenze», ironizza Salvini. Beh, non canta male, anche se è meglio come ballerino, basta fare un salto su YouTube. Ma l’importante, per la sua performance sanremese, è che le canti chiarissime. Alberto Mattioli, il Foglio.

Quando milioni di persone si uniscono davanti al video per partecipare a un evento come il Festival di Sanremo raccontato da migliaia di giornalisti, sta succedendo qualcosa che riguarda la democrazia. Mikhail Gorbačëv (Ansa).

Al Palazzo reale di Madrid tutto sembra svolgersi in maniera protocollare. Felipe e Letizia di Spagna sono al centro del grande salone, in attesa di accogliere e salutare i rappresentanti diplomatici: [...] arrivato il turno dell’ambasciatore dell’Iran, questi stringe la mano al sovrano, ma non la stringe alla regina, cui riserva solo un cenno del capo. [È che] in Iran è in vigore una legge che vieta agli uomini d’avere contatti fisici con una donna in pubblico. iodonna.it

Se è vero che gli inquirenti del Belgio hanno sottoposto l’ex vicepresidente del Parlamento europeo Eva Kaili a [trattamenti] che sfiorano la tortura in un commissariato di polizia, senza la possibilità di andare in bagno, tenuta lontana dalla figlia piccola, tenuta al freddo e al digiuno, per indurla alla confessione, se è vero anche una parte di tutto questo, è scandaloso che in Europa nessuno protesti. Pierluigi Battista, HuffPost.

Forse c’è un motivo psicologico che spinge Giorgia Meloni a viaggiare a ritmo serrato: è che a Roma le soddisfazioni sono pochine. Meglio due giorni ad Algeri, una visita a Stoccolma, una tappa a Berlino, due giorni a Bruxelles. Viaggi benedetti che le consentono di stare un po’ fuori dalle baruffe di Palazzo Chigi, da questa pratica degli stop and go che è il filo rosso non solo del Governo ma segnatamente di Fratelli d’Italia: un passo avanti e due indietro, come s’intitolava un libretto di Lenin. Mario Lavia, Linkiesta.

Lui [Mussolini] si antepropose alle recettività di alcune femine. Andò verso di loro. Parlò loro, mascelluto, stivaluto, la sua bugiarda sinéresi: io Patria. E suggerì al loro inconscio (ma non tanto inconscio) quell’altra sinéresi che poi le ossedé per un ventennio. Io non sono un cornuto, anzi il contrario. Carlo Emilio Gadda, Eros e Priapo.

[Rimpiangeremo anche Giorgia Meloni]. Ah, quando c’era Lei, caro lei. Ficarra e Picone.

La popolarità è tanto più effimera quanto più immeritata. Roberto Gervaso.

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