La memoria concreta come antidoto all’odio 25/01/2023
Commento di Angelo Pezzana
Autore: Angelo Pezzana
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA - TORINO di oggi, 25/01/2023, con il titolo "La memoria concreta come antidoto all’odio" l'analisi di Angelo Pezzana.

Angelo Pezzana

Contro il giorno della memoria : Loewenthal, Elena: Amazon.it: Libri

Nel 2014 Elena Loewenthal pubblicò un libro dal titolo apparentemente discutibile Contro il giorno della memoria. Naturalmente il contenuto smentiva non solo il titolo ma anche la sua realizzazione. Sono passati quasi dieci anni e proprio in questi giorni leggiamo le interviste a Liliana Segre, molto diffuse, dove afferma che la gente ormai è stufa di sentir parlare di ebrei e Shoah. Ha ragione Liliana Segre, ma per capire il senso della sua previsione e il significato del libro di Elena basta solo rendersi conto di quanto in questi ultimi anni l’antisemitismo e l’odio verso Israele siano enormemente cresciuti. Un titolo lo aveva previsto e oggi siamo a parlarne ancora per registrare la profonda differenza tra le buone intenzioni e la mancanza quasi totale di azioni. In primo luogo le istituzioni internazionali, tutte, invece di combattere il terrorismo in continuo aumento si scagliano contro Israele e ignorano gli stati dittatoriali. Senza andare troppo lontano anche in Italia, malgrado le dichiarazioni di estrema simpatia del nostro presidente del Consiglio nei confronti di Israele, la Farnesina continua a votare contro lo Stato ebraico e poco importa che la Regione Piemonte abbia votato a maggioranza (votarono contro tutte le opposizioni) la definizione operativa di come si deve combattere la diffusione dell’antisemitismo e dell’odio verso Israele (Ihra, International holocaust remembrance alliance). Se l’antisemitismo continua ad aumentare malgrado le cerimonie che tutti gli anni il 27 gennaio ricordano lo sterminio nazista, è necessario capire quanto manchino poi le azioni concrete per evitare che questo odio si rifletta contro lo Stato di Israele. Domani al Circolo dei lettori — con Elena Loewenthal, Luca Beatrice, Anna Cuculo e Maurizio Gelatti — cercheremo di capire perché questo odio invece di scemare aumenta e analizzeremo anche un altro aspetto su cui non c’è sufficiente chiarezza. Il termine Shoah viene usato a sproposito e applicato a qualunque tipo di persecuzione. Un esempio su tutti è il tentativo di equiparare la persecuzione degli omosessuali inventando la parola «Omocausto». Hitler è andato a cercare gli ebrei in tutti i Paesi che conquistava perché la «soluzione finale» doveva comprendere necessariamente tutti gli ebrei di Europa. Gli omosessuali, invece, non solo sotto il nazismo ma anche nella civile Europa, venivano incarcerati e internati perché l’omosessualità era un reato. Un’omologazione dei due accadimenti è quindi una forzatura. Anche se l’odio ancora oggi verso alcune categorie è più vivo che mai. Come abbiamo letto sui giornali in questi giorni: donne, disabili e omosessuali sono più che mai oggetto degli odiatori seriali. Per questi motivi oggi la Memoria «concreta» può essere lo strumento per virare la rotta verso questa deriva: la cerimonia potrà avere un senso positivo se darà vita ad azioni concrete. Come Fondazione Fuori!, ad esempio, invitiamo a non utilizzare parole inventate come «omocausto», ma vogliamo ricordare la storia vera fatta anche da discriminazioni, persecuzioni e diritti mancati. Ad esempio attraverso la creazione di un Museo della Storia dell’Omosessualità a cui stiamo ormai lavorando da anni senza sosta.

Per inviare al Corriere della Sera la propria opinione, telefonare: 02/62821, oppure cliccare sulla e-mail sottostante