Gli insediamenti sono un ostacolo alla pace? Parte 2
Analisi di David Elber
Il caso degli insediamenti “ebraici”.
Dopo aver visto come gli insediamenti non sono mai stati considerati illegali in nessun caso di contenzioso al mondo, ora ci concentreremo sul fatto del perché nel caso di quelli “ebraici” essi, invece, sono considerati tali.
Come nasce questa “leggenda nera”? La leggenda nasce da una interpretazione fatta dal giurista americano Herbert J- Hansell nel 1978, per conto dell’allora presidente Americano Jimmy Carter, in un suo memorandum in merito al comma 6 dell’Articolo 49 della IV Convenzione di Ginevra del 1949, e solo su questa arbitraria interpretazione si è costruita interamente la tesi della presunta illegalità della presenza ebraica in Giudea, Samaria e Gerusalemme. Non ci sono altre fonti se non questa.
Prima di tutto cosa dice l’Art. 49 comma 6 della IV Convenzione di Ginevra?
“La Potenza occupante non potrà procedere alla deportazione o al trasferimento di una parte della sua propria popolazione civile nel territorio da essa occupato.”
Come è evidente, non c’è nessun accenno agli insediamenti ma solo al trasferimento o deportazione della propria popolazione. Il reale significato di questa espressione è stato fornito da Jean Pictet nel commentario della Croce Rossa Internazionale del 1958 sul terzo Titolo della IV Convenzione di Ginevra. Questo commentario è utilizzato in tutto il mondo giuridico sul tema del trattamento dei civili nei territori occupati in tempo di guerra, in esso si ribadisce in modo inequivocabile che per “deportazione o trasferimento” si intende un’azione coatta sotto la minaccia delle armi come recita del resto il comma 1 dello stesso articolo. Cosa, evidentemente, non applicabile al caso di Israele, oltre che a tutti i casi che abbiamo visto in precedenza. Infatti, questo articolo della IV Convenzione di Ginevra non è mai stato utilizzato in nessun caso al mondo. Oltre a ciò va ricordato che la IV Convenzione di Ginevra si applica sono in caso di belligeranza, cosa non applicabile alla Giudea e Samaria ne tanto meno a Gerusalemme. Tanto è vero che lo stesso Hansell nel suo memorandum lo dichiarava superato nel caso di firma di un trattato di pace, cosa che avvenne nel 1994 con la Giordania. A questo si sono aggiunti anche gli Accordi di Oslo del 1995 firmati con l’Autorità Palestinese. In questi accordi, infatti, gli insediamenti sono citati oltre 80 volte e sempre nei termini della piena legalità. Quindi, per il principio legale del pacta sunt servanda, non si può evocare retroattivamente una loro presunta illegalità. Cosa che è stata fatta dall’AP, ma fatto ancora più grave, dalla comunità internazionale con la citata Risoluzione 2334, che peraltro non ha nessun valore legale.
In conclusione la “leggenda nera” degli insediamenti “ebraici” nasce da una interpretazione del tutto infondata del comma 6 dell’Articolo 49 della IV Convenzione di Ginevra, che non li cita nemmeno, per arrivare alla Risoluzione 2334 del Consiglio di Sicurezza che li definisce in maniera ancora più infondata “un grave ostacolo al raggiungimento della soluzione dei due Stati e di una giusta, duratura e generale pace”. Principio che come abbiamo potuto vedere in precedenza non è mai stato considerato un ostacolo nelle trattative di pace in nessun altro caso al mondo. Per questo motivo chi sostiene che gli “insediamenti ebraici” sono illegali per il diritto internazionale o un “ostacolo alla pace”, lo afferma per mera posizione politica ma senza nessun fondamento legale. Ironia del caso, sono gli stessi Stati che oggi accusano Israele ma che nel corso dei decenni hanno deliberatamente creato insediamenti e trasferito la loro popolazione.
Nella terza parte entreremo dettagliatamente in merito agli insediamenti presenti in Giudea e Samaria.