Su Francesca Albanese 19/01/2023
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Francesca Albanese

Gentile Sig.ra Deborah, le sue e non solo sue accuse a Francesca Albanese sono più che giuste. Osservo però che accusarsi a distanza è sostanziamente un dialogo fra sordi dove ognuno, nel caso specifico l'Albanese si ritiene libera di dare sfogo alla propria invidia nei confronti di Israele. Forse non sarebbe male di avere con la suddetta Albanese un incontro per spiegarle quanto meno la differenza fra Shoah e Nakba. Dove la prima è stata un premeditato e pianificato assassinio in massa di un solo popolo dovunque si trovasse, mentre la tanto decantata e tanto deprecata Nakba è uno dei tanti spostamenti di popolazioni conseguenti a conflitti fra nazioni diverse: vedasi Italia, Germania, India, Ungheria, Polonia, Cecoslovacchia e certamente altri ancora. un cordiale shalom.

Enrico Paggi

 Gentile Enrico,
La sua sarebbe un’ottima idea ma temo irrealizzabile. Per prima cosa dubito che Francesca Albanese accetterebbe il confronto, in secondo luogo lei davvero pensa che personaggi del genere non sappiano la verità? Sanno perfettamente la differenza tra Shoah e Nakba perché non sono scemi né ignoranti. All’ONU sentono parlare i rappresentanti di Israele, i nostri ambasciatori, il bravissimo Hillel Neuer, direttore del UN Watch, una ONG per i diritti umani e gruppo di controllo delle Nazioni Unite a Ginevra, instancabile e schietto difensore di Israele e critico severo delle azioni dei vari “consigli dei diritti umani” delle Nazioni Unite, sempre contro Israele. Sia la Albanese che i dirigenti di Amnesty International non possono non conoscere la situazione e la storia di Israele e dei palestinisti, popolo inventato negli anni 60 da quel furbissimo demone che rispondeva al nome di Arafat, in combutta con il KGB e le sinistre internazionali. Sanno tutto, mi creda, ma si schierano con i palestinisti per vari motivi: odio antiebraico, ideologia terzomondista, sostenitori del terrorismo e, non ultimo, i soldi. Contro questi argomenti possiamo protestare, scrivere, lottare ma siamo anche sicuri che mai potremo convincerli a guardare a Israele con occhi benevoli o, almeno, più equilibrati. Un cordiale shalom