Periscopio 19/01/2023
A cura di Diego Gabutti
Autore: Diego Gabutti
Riprendiamo da ITALIA OGGI di oggi, 19/01/2023, "Periscopio" a cura di Diego Gabutti.

Matteo Messina Denaro, il boss tra vecchia e nuova Cosa Nostra dopo Riina e  Provenzano | Sky TG24
I molti volti di Matteo Messina Denaro

Tra due-trecento anni la vita sarà migliore. / Ma intanto noi siamo ormai alla frontiera, / senza gli angeli di Elohim precipita la scala del Novecento, / e il Duemila già sventola la sua bandiera. Angelo Maria Ripellino, Notizie dal diluvio.

Signor dottor Keshavars, io sottoscritta, Parvaneh K. [nome fittizio], paziente della sezione Mehr dell’ospedale «Iran» di Teheran, ho subito un gravissimo trauma dovuto alle torture a cui sono stata sottoposta per via della mia partecipazione alle proteste di questi mesi e dovuto anche al suono del richiamo alla preghiera. Quando sento quel suono ricordo perfettamente il mio essere nuda alla presenza di tre bastardi, ricordo di essere stata violentata e costretta a masturbarmi davanti a loro, i tre bastardi. Francesco Semprini 1, La Stampa.

La siccità in Iran? Colpa della ribellione delle donne che non vogliono più indossare il velo religioso secondo il precetto islamico. Se non piove la responsabilità è di chi offende Dio. ilfaroinrete.it

Dimostrante condannato a morte per aver bruciato il Corano. Ansa.

I media ufficiali della teocrazia, sotto diretto controllo della Guida Suprema Ali Khamenei, annunciano l’angoscia dei britannici costretti a scegliere tra cibo e termosifone al punto da bruciare gli escrementi dei gatti per scaldarsi. Secondo giornali e tv governative, la Francia ha razionato la legna da ardere, in Germania non si trovano quasi più né carbone né candele mentre la Svizzera ha proibito il bagno individuale consentendo solo una sorta di doccia collettiva e gli impiegati svedesi vanno al lavoro avvolti in un triplo strato di coperte. Francesco Semprini 2, La Stampa.

Nel mondo occidentale l’unica battaglia ideale, civile e purtroppo anche militare per cui vale la pena di vivere è la difesa del favoloso popolo e dello stato ucraino, ancora sotto l’indiscriminato attacco dei criminali di guerra e dei terroristi russi. Sono soltanto gli ucraini a dare un senso a questi tempi impazziti. Christian Rocca, Linkiesta.

Antonio Panzeri, principale accusato nello scandalo Qatargate, non nega più ed è pronto a collaborare. Lo fa utilizzando una legge che in Belgio viene definita per i «pentiti» [e] ricalca la norma italiana per la lotta alla mafia: l’accusato confessa prima che inizi formalmente il processo, si pente, fa i nomi degli altri soggetti coinvolti nel malaffare, e in cambio «patteggia» una pena ridotta. Claudio Tito, la Repubblica.

Nel giorno dell’arresto del superlatitante Matteo Messina Denaro abbiamo letto con sorpresa l’intervista concessa dal pm belga Michel Claise al Fatto Quotidiano. Claise è il magistrato responsabile del Qatargate, quindi le sue parole hanno un peso specifico elevato. Dice Claise: «In Italia [...] il 50% dell’economia è attualmente nelle mani delle mafie». [Vediamo:] Il Pil italiano è di circa 1.800 miliardi di euro. [...] La metà sono 900 miliardi: più del Pil di Belgio e Austria messi assieme. Inoltre più del 50 per cento del prodotto nazionale è intermediato dallo Stato. Se prese sul serio, le dichiarazioni del magistrato belga sembrerebbero implicare che l’intera economia privata (oppure, a scelta, quella pubblica) nel nostro paese è in mano alle mafie. In realtà le valutazioni più credibili pongono l’asticella molto più in basso: a livello europeo si stima tra i 90 e i 190 miliardi di euro mentre per quanto riguarda l’Italia si parla di meno dell’1% del Pil, non il 50%. Istituto Bruno Leoni.

Trent’anni di latitanza per Matteo Messina Denaro sono tanti, troppi per chi non ha mai vissuto vicino alla mafia. [Ma quando] il latitante è colui (Messina Denaro) che per vendicarsi di Buscetta gli ha fatto uccidere 14 parenti è chiaro che la gente anche non mafiosa del luogo si tappa la bocca e chiude gli occhi. Diritto & Rovescio, Italia Oggi.

Perché Meloni è andata a Palermo? [...] Perché non lasciare tutto lo spazio d’immagine ai magistrati, ai carabinieri, insomma ai protagonisti della grande impresa? Per dare un’idea: il Tg2 delle 13 come primo servizio ha mandato in onda una corrispondenza da Palermo imperniata sull’arrivo della premier; dopo c’è stata una corrispondenza da Palazzo Chigi sulle reazioni della premier; infine, in diretta da Palermo, le dichiarazioni sempre di Meloni. La quale ha, ovviamente, avuto il suo bello spazio anche in tutti gli altri telegiornali. Mario Lavia, Linkiesta.

Matteo Messina Denaro ha preso la prima decisione: la nomina del proprio legale. La scelta è caduta su Lorenza Guttadauro, avvocato penalista e consanguinea non di uno, ma di due boss mafiosi. La legale infatti, che esercita a Palermo, è figlia della sorella del boss, Rosalia Messina Denaro, e di Filippo Guttadauro, arrestato e condannato per associazione mafiosa, figlio d’uno storico capobastone. Il nonno paterno della legale è il boss di Brancaccio Giuseppe Guttadauro. La legale è inoltre sposata con Girolamo «Luca» Bellomo, già condannato per crimini mafiosi, e che sarebbe stato uno dei pupilli di Messina Denaro. open-online

Caso Metropol. Erano una bufala i soldi russi alla Lega. Titolo del Giornale.

Il finanziamento illecito al Carroccio non è andato in porto: chiuso il fascicolo dopo tre anni. Il leader leghista esulta: «Il tempo è galantuomo!» Ma compare nei dialoghi [intercettati] dei tre indagati: «Non fate il mio nome o sono fottuto». La Stampa.

Goffredo Bettini tira la volata ad Elly Schlein: «Mi interessa il suo programma, ci sento l’urgenza di una risposta che non sia l’apologia dello status quo». [Mah]. Corriere della sera.

È nella natura di questo modello di produzione e di consumo esigere, estrarre, non produrre senso. [Eh già]. Goffredo Bettini, A sinistra da capo.

Quando legge, la maggior parte di noi, per certi versi, si comporta come quei monelli che disegnano i baffi alle ragazze sui manifesti. W.H. Auden, La mano del tintore.

L’anarchia è la libertà senza fissa dimora. Roberto Gervaso.

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