'L’orchestra rubata di Hitler', di Silvia Montemurro 12/01/2023
Recensione di Giorgia Greco
Autore: Giorgia Greco
L’orchestra rubata di Hitler
Silvia Montemurro
Salani                    euro 16,80

“La musica è come il vento. Non la si possiede. La si sente e basta. Al massimo si può imparare a conoscerla. …Non esisteva altro che la musica, usciva fuori da quel legno. Era la mia àncora contro la solitudine. Il canto di speranza per tutti noi”

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Depredare il patrimonio artistico degli ebrei è stata una delle molte nefandezze compiute dal regime nazista durante la Seconda Guerra Mondiale. Quadri, strumenti musicali, libri antichi, reperti storici di inestimabile valore sono stati trafugati da abitazioni private o musei per essere trasferiti in Germania. La dimensione culturale del saccheggio e delle spoliazioni è stata implementata dall’organizzazione Einsatzstab Reichsleiter Rosenberg (ERR) creata il 17 luglio 1940 da Alfred Rosenberg con l’obiettivo di eliminare la vita culturale ebraica in tutta Europa.
Una dimensione poco conosciuta di queste spoliazioni riguarda la musica: fu infatti creato un commando speciale, il Sonderstab Musik (commando musica), composto da musicologi tedeschi per localizzare strumenti, spartiti, manoscritti con lo scopo di sottrarli ai loro legittimi proprietari. Un argomento di grande interesse, oggetto del libro di Willem de Vries, eminente musicologo olandese, che pubblicò nel 1998 un saggio “Comment les nazis ont spolié l’Europe Musicale” (Dietrich Verlag) sullo Sonderstab - di cui aveva scoperto l’esistenza durante la stesura della sua tesi – dove sono riportati i nomi delle persone coinvolte e le opere trafugate.
Ispirato allo Sonderstab Musik è anche l’ultimo romanzo di Silvia Montemurro, autrice di romanzi di successo, che pubblica con la casa editrice Salani “La musica rubata di Hitler”.

Per Elsa e Adele, l’una tedesca, l’altra ebrea italiana, due giovani donne diverse per classe sociale, carattere e religione, la musica che è la vera protagonista del romanzo rappresenta “l’unico modo di esistere”. Un violino, il prestigioso Guarneri del Gesù, insieme alla passione per la musica sono i fili che legano le loro esistenze nel turbine degli anni della Seconda Guerra Mondiale.
Strutturato in quattro parti ciascuna delle quali dà voce a Elsa e Adele il romanzo si apre a Milano con un concerto per violino e orchestra dove la giovane Greta fa il suo debutto come primo violino da solista suonando un esclusivo Guarneri del Gesù che ha preso in affitto. Una donna anziana assiste emozionata al concerto e a un certo punto indicando lo strumento grida, prima di svenire, “Quel violino era mio!”.
Chi è quella donna? Perché afferma che il violino le appartiene?
Dopo questo prologo ad effetto che ha suscitato la curiosità del lettore, l’autrice ci porta nella Berlino del 1942 per conoscere Elsa, una delle voci narranti del romanzo insieme a Adele.

Nata in una famiglia ricca Elsa trascorre le sue giornate fra chiacchiere con le amiche e in attesa del ritorno a casa del marito, un gerarca nazista al quale il Führer ha affidato il compito di seguire l’Operazione Sonderstab Musik, la razzia di strumenti musicali e spartiti appartenuti agli ebrei, suona il violino.
Elsa che non si è mai occupata troppo di politica non conosce l’esatta entità del lavoro del marito e una sera con lo scopo di fargli uno scherzo lo segue in una delle sue operazioni giungendo nell’abitazione, ormai vuota, di Adele, una violinista costretta a trasferirsi con la zia tedesca in una Judenhaus le case dove venivano reclusi gli ebrei tedeschi. Mentre assiste sgomenta al furto del violino che Adele aveva nascosto sotto le assi del pavimento, Elsa d’istinto prende uno scialle insanguinato, un diario e una fotografia che ritrae Adele con il violino e un busto per sostenere la schiena scoprendo in quella immagine una perfetta consonanza con se stessa: l’amore per la musica e la sofferenza di una costrizione fisica che l’ha funestata a lungo nell’adolescenza.
Come mai una ebrea italiana si trova a Berlino e dispone di un violino così prestigioso?
Con la voce di Adele entriamo nel suo mondo infantile in un paesino delle Marche dove è cresciuta, conosciamo la sorella Maria, la madre poco affettuosa, il padre che adora e l’unica sua amica, un’oca donatale dal padre. Dopo l’arrivo degli zii da Berlino e un fatto increscioso di cui si è reso protagonista il padre, Adele profondamente amareggiata decide di seguire gli zii nella città tedesca per seguire il suo sogno di diventare una violinista.

E’ grazie alla musica e al Guarneri del Gesù, regalo del padre, che Adele riesce a sconfiggere la solitudine che ha sempre accompagnato le sue giornate. Quel sogno si realizza: Adele diventa primo violino alla Filarmonica, incontra l’esuberante Jorrit che suona il violoncello e se ne innamora ma la follia nazista non conosce ostacoli nel suo percorso criminale.
Elsa e Adele non si conoscono ma un filo invisibile e resistente come l’acciaio, la passione per la musica, le unisce in un legame indissolubile. Elsa che si è progressivamente allontanata dal marito e dall’amica Susi, diventata sorvegliante in un campo di concentramento, apprende che Adele è stata portata a Terezín, il campo dove inizialmente venivano reclusi gli ebrei musicisti e decide di fare il possibile per liberarla anche a costo della vita.

Silvia Montemurro ritrae due donne straordinarie che riescono ad affrontare le tragedie della Storia senza perdersi d’animo, anzi pagina dopo pagina si percepisce una progressiva presa di coscienza della realtà che le circonda e una conseguente crescita della loro forza morale, del loro coraggio per diventare alla fine un simbolo di resilienza e di ribellione dinanzi ai soprusi nazisti: Adele insegnerà a cantare ai bambini reclusi a Terezín, proteggendo i più deboli per salvarli dalla deportazione, Elsa suonerà il violino per ore in un rifugio durante un lungo bombardamento per alleviare le sofferenze dei suoi concittadini con la forza che scaturisce dalle note (queste sono fra le pagine più intense e commoventi del libro) e accetterà di suonare anche nella Tana del Lupo per colui che ha annientato la vita di tanti innocenti nell’ingenua speranza di poter aiutare Adele. Con la struggente sinfonia di Leningrado di Šostakovic suonata al cospetto di Hitler Elsa andrà incontro a un tragico destino.
Oltre ad aver riportato alla luce le azioni criminali della Sonderstab Musil, ancora poco conosciute, l’autrice entra nel vivo della Storia della Seconda Guerra Mondiale con un romanzo avvincente e dalla trama incalzante narrando l’ inarrestabile ascesa del nazismo, la realtà dei campi di sterminio, le crudeltà perpetrate nei confronti dei bambini di cui abbiamo letto nelle testimonianze di tanti sopravvissuti, l’annientamento progressivo della dignità, il lento abbruttimento fisico e spirituale dei deportati prima di essere condotti alle camere a gas.

In pagine amare ma profondamente lucide Montemurro si insinua nella psicologia delle mogli dei gerarchi nazisti alcune, come l’amica Susi, incapaci di vedere il Male Assoluto ma pervase dalla determinazione di “fare la loro parte per la Patria”, descrive senza fare sconti la spietatezza delle sorveglianti, la loro crudeltà e indifferenza dinanzi al dolore delle madri prigioniere a cui hanno strappato i figli.
In questi luoghi di orrore dove l’umanità non trova albergo è la musica che può aiutare a sopravvivere – sembra dirci Elsa e Adele - perché la forza che scaturisce da una melodia riempie il cuore di chi ascolta e fa volare la mente in un luogo incontaminato, lontano dalla malvagità degli uomini.

“…attraverso il violino dissi loro che niente era perduto, che dovevamo essere allegri, per non perdere la speranza e per rispetto verso tutte le persone che non ce l’avevano fatta…La musica aveva il potere di proteggere le persone”.
Con “L’orchestra rubata di Hitler” Silvia Montemurro assolve al compito, oggi più che mai necessario, affidato ai giovani scrittori: tenere viva una Memoria che rimuove l’oblio e si nutre della speranza che simili tragedie non accadano mai più.

Giorgia Greco