Nuovo governo in Israele: i palestinesi sono a corto di argomenti 27/12/2022
Analisi di Michelle Mazel
Autore: Zvi Mazel/Michelle Mazel
Nuovo governo in Israele: i palestinesi sono a corto di argomenti
Analisi di Michelle Mazel

(traduzione di Yehudit Weisz)

https://israel247.org/2022/12/nouveau-gouvernement-en-israel-les-arabes-a-court-darguments/

The Knesset - iTravelJerusalem

I  palestinesi e i loro sostenitori, che hanno sparato a zero sul governo del Primo Ministro Bennet, poi su quello di Yair Lapid, oggi si sentono colti di sorpresa. Cos'altro possono aggiungere alla litania delle loro passate accuse? Dove possono trovare nuovi argomenti, inventare nuove lamentele contro lo Stato ebraico e le sue politiche? Tutto è già stato detto, o quasi. Razzista, colonialista, che pratica l'apartheid e la pulizia etnica, che deruba i palestinesi, li arresta senza motivo o li uccide a sangue freddo... Per non parlare della negazione del legame tra il popolo ebraico e la Terra d'Israele e della delegittimazione del suo Stato, che porta alla chiamata per la sua distruzione e la sua sostituzione con uno Stato palestinese. “Dal fiume al mare, la Palestina sarà libera”, scandiscono in coro dei giovani idealisti nei campus americani, tra gli applausi dell'ala estremista del Partito democratico. Ora urleranno ancora più forte? Anche i governanti di Ramallah hanno praticamente esaurito le ricchezze della retorica araba. Ricordiamoli:   
         
un funzionario di Fatah: “Lo spostamento dell'ambasciata americana in Israele da Tel Aviv a Gerusalemme, aprirà le porte dell'inferno”...    Il portavoce del movimento palestinese afferma che “tutte le possibilità di pace e di stabilità andranno perdute, se Trump manterrà la sua promessa elettorale di spostare la sede dell’ambasciata.” Era il 2017. E nel 2019, il Presidente palestinese Mahmoud Abbas aveva invitato l'intera popolazione palestinese a formare un esercito e a marciare su Gerusalemme, aggiungendo che “milioni di combattenti, così come le nazioni arabe, islamiche e cristiane marceranno contro Gerusalemme”, mentre i circa 8.000 palestinesi che avevano partecipato al raggruppamento vicino a Ramallah avevano iniziato a scandire “Verso Gerusalemme noi marciamo, milioni di martiri!”                                                                                             

I libri di scuola dei piccoli palestinesi che demonizzano gli ebrei, “dimenticano” di segnare Israele sulle loro cartine geografiche e talvolta indulgono in eccessi antisemiti, troveranno difficile andare ancora oltre nell'odio e nella menzogna. Hamas, la cui vocazione dichiarata è quella di sradicare per sempre l' “entità sionista” e di sostituirla con un califfato islamico governato dalla Sharia, continuerà a deviare gli aiuti internazionali a profitto del suo sforzo bellico - e del bene dei suoi leader. E mentre tutto questo bel mondo s'infuria, lancia strali e s'infiamma, le grandi cancellerie mostrano la massima cautela. Una dopo l'altra, da Mosca a Washington passando per Parigi, si congratulano con il nuovo Premier e gli assicurano la volontà di continuare la loro collaborazione. Persino l'Arabia Saudita, si dice che sia pronta a prendere in considerazione la possibilità di partecipare agli Accordi di Abramo. A differenza dell'odioso branco che da tempo ha scelto in che campo stare, gli occidentali hanno preso la saggia decisione di giudicare il nuovo governo in base alle sue azioni, e non in base alle dichiarazioni a volte inopportune che durante i negoziati di coalizione, questo o quel partito pur di emergere promette.

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