Il tribunale perpetuo contro Israele 23/12/2022
Analisi di Niram Ferretti
Autore: Niram Ferretti
Il tribunale perpetuo contro Israele
Analisi di Niram Ferretti

UNHCR: L'Alto Commissariato per i Rifugiati – Orizzonti Politici

Si deve alla risoluta determinazione di Nikki Haley, ambasciatrice americana all’ONU sotto l’Amministrazione Trump, la messa in stato di accusa del Consiglio per i Diritti Umani (UNHRC) dell’ONU con sede a Ginevra.
Nel 2017, durante la sua visita a Ginevra, la Haley bollò in modo esplicito il Consiglio come un “forum di ipocrisia e omissioni” accusando alcuni dei suoi stati membri, come il Venezuela, Cuba, la Cina, il Burundi e l’Arabia Saudita di non avere alcuna credibilità per potere impancarsi a giudici di diritti umani, soprattutto relativamente a Israele, l’ossessione permanente del Consiglio.

Fondato nel 2006, dal 2007, l’organismo ha incardinato come tema fisso nel proprio protocollo il cosiddetto Articolo 7, ovvero “Israele e i territori palestinesi occupati”. Israele è l’unico paese all’interno del forum ad avere un articolo esplicitamente dedicato. Nell’agenda a rotazione del Consiglio relativa a specifici paesi, tutti sono una variabile, solo Israele resta la costante.
Difficile dare torto a Emmanuel Nachshon, all’epoca portavoce del Ministero degli Esteri israeliano, il quale definì l’organismo “una finzione e una presa in giro dei nobili propositi che pretenderebbe rappresentare”. La reprimenda di Nachshon fece seguito a un’altra delle grottesche votazioni del Consiglio, dopo che aveva adottato cinque risoluzioni contro Israele, di cui, una delle quali chiedeva a Israele di cedere le alture del Golan alla Siria mentre un’altra metteva sotto accusa la legittimità della vendita di armi a Israele da parte di stati terzi. Le cinque risoluzioni vennero presentate da paesi membri dell’Organizzazione della Cooperazione Islamica.

In altre parole, secondo il Consiglio, Israele avrebbe dovuto rinunciare non solo alla propria vitale posizione strategica sulle alture del Golan, ma doveva essere privato della possibilità di essere equipaggiato militarmente. Risoluzione, quest’ultima che venne votata anche da due paesi dell’Unione Europa, la Slovenia e il Belgio.
In questo teatro dell’assurdo tutto è possibile, anche il fatto che vi abbia una carica elettiva il sociologo svizzero Jean Ziegler, la cui agenda antioccidentalista e terzomondista e il suo odio per Israele lo ha coerentemente portato a istituire un premio per i diritti umani a nome di Gheddafi, premio assegnato a grandi campioni della loro difesa come Hugo Chavez, Fidel Castro, Recep Erdogan e Louis Farrakhan. E’ sempre il medesimo organismo che assegnò ad un altro furente terzomondista di estrema sinistra, nonché cospirazionista e apologeta di Hamas, Richard Falk (invitato a tenere un simposio all’università di Torino nel 2018) il ruolo di relatore speciale per i diritti umani nei territori occupati, ruolo oggi degnamente occupato da un’altra antisionista doc, l’italiana Francesca Albanese.

Nel 2017, Nikki Haley fece presente che se le cose non fossero cambiate, gli Stati Uniti sarebbero usciti dal Consiglio come fecero già sotto la presidenza di George W. Bush per ritornare nel 2009 con Barack Obama e come vi sono ritornati con l’Amministrazione Biden.
Nel 2010, l’UNHRC incluse la Libia di Gheddafi tra gli stati membri malgrado fosse ben noto il record di abusi umani perpetrato dal regime del dittatore libico. Fu solo nel 2011 che il Consiglio, dopo avere tessuto le lodi della Libia, fu costretta a espellerla quando Gheddafi iniziò a dare il via alle uccisioni pubbliche degli oppositori del regime.

L’abbandono dell’organismo, da parte degli Stati Uniti nel 2017 sotto l’Amministrazione Trump a cui seguì quello dell’UNESCO nel 2018, anch’esso abbandonato per la sua esplicita agenda anti-Israeliana, siglò, all’epoca, una salutare presa di distanza nei confronti di un organismo spregiudicatamente politicizzato e privo di qualsiasi credibilità.

Autori - Casa Editrice Giuntina
Niram Ferretti