Una strana solidarietà
"Il telefono della solidarietà": l'ultima iniziativa palestinese per manifestare il loro sostegno all'Iraq
Testata:
Data: 26/03/2003
Pagina: 10
Autore: un giornalista
Titolo: Un telefono amico per sostenere Bagdad
Da quando è scoppiata la guerra per eliminare il sanguinario regime di Saddam Hussein i palestinesi non hanno perso un’occasione (come è loro abitudine) per manifestare lungo le strade di Gaza e della Cisgiordania la loro rabbia ed il loro odio per Israele e l’America.

Hanno bruciato le bandiere americane ed israeliane.

Hanno lanciato slogan contro "gli invasori americani", urlando "Morte all’America e a Israele.

Hanno promesso di inviare terroristi pronti a farsi saltare in aria.

Tutto ciò però non è sufficiente a dimostrare il loro sostegno al regime di Saddam; ecco allora spuntare una nuova iniziativa definita eufimisticamente dal giornalista "solidarietà palestinese".

Gaza. Pronto, Bagdad? Sono un vostro fratello palestinese, chiamo da Rafah. Voglio dirvi soltanto che prego per la vostra salvezza e la vittoria dell’Iraq contro gli invasori americani. Samer Mohammed 25 anni è il primo palestinese di Gaza che ha usufruito del telefono della solidarietà, la linea diretta con Bagdad aperta l’altro ieri dal Comitato islamico della Shura. Il telefono della solidarietà è soltanto l’ultima delle molte iniziative adottate dai palestinesi per manifestare il loro sostegno all’Iraq contro l’attacco anglo-americano. Il successo dell’iniziativa è assicurato ha detto Adel Zorob, uno dei dirigenti del Comitato. Noi palestinesi siamo legati ai fratelli iracheni che hanno sempre sostenuto la nostra causa contro l’occupazione israeliana – ha spiegato. Secondo Zorob, centinaia di abitanti di Gaza hanno telefonato a Bagdad nelle ultime ore. Farlo è molto semplice – ha aggiunto il religioso islamico. Basta comporre il prefisso internazionale dell’iraq 00964 seguito dal numero 1 che è il prefisso di Bagdad e infine si compone un numero di sette cifre a caso, partendo da 433 oppure 818.

Alla risposta, è necessario chiarire subito che si tratta di una telefonata da Gaza, in Palestina.

Dall’inizio della nuova Intifada, nel settembre 2000, il presidente iracheno Saddam ha donato centinaia di migliaia di dollari alle famiglie dei martiri, ovvero dei palestinesi morti in attentati o azioni armate contro Israele.

Ovvero, morti facendo a brandelli giovani che si recavano a scuola, soldati che ritornavano a casa in licenza, neonati dentro le culle, donne incinte, anziani scampati a quell’altro feroce dittatore 50 anni fa, morti distruggendo povere vite innocenti, morti per l’odio che portano a Israele.

E per tutto questo le loro famiglie ricevono un "ringraziamento", un lauto "premio"

di 25.000 dollari !

Facendo un rapido conto quanti migliaia di dollari sono giunti in Palestina in questi ultimi due anni? Troppi per impedire ai palestinesi di dimostrare la loro "solidarietà" (non disinteressata beninteso!) al dittatore iracheno.

Ciò che fa inorridire è il pensiero che, fra una manifestazione pacifista e l’altra, questo rapido calcolo l’Europa non l’abbia fatto: quanti bambini iracheni avrebbe sfamato Saddam Hussein con quei soldi?

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