La rivincita del Qatar 20/12/2022
Analisi di Michelle Mazel
Autore: Zvi Mazel/Michelle Mazel
La rivincita del Qatar
Analisi di Michelle Mazel
(traduzione di Yehudit Weisz)
Qatar sponsor del terrorismo
Non molto tempo fa, il Qatar, questo piccolo emirato la cui superficie è appena più grande della metà della Bretagna, aveva una cattiva reputazione. Non solo in Francia dove nel 2013 fece scalpore la pubblicazione di “Piccolo Qatar birichino : questo amico che vuole farci del male.” Gli autori lanciavano un grido d'allarme sull'entità degli investimenti del Qatar nella Francia continentale: “Con i suoi miliardi di dollari da investire, il piccolo emirato del Qatar compra il Paris Saint Germain, finanzia pacchetti di aiuti per le nostre periferie, sostiene il nostro mercato immobiliare ed entra nel capitale delle nostre imprese” e s’interrogavano sulle “motivazioni dell'emiro.” L'influente canale televisivo Al Jazeera, di proprietà dell'emiro a capo di questa monarchia assoluta, è accusato di diffondere l'ideologia dei Fratelli Musulmani e di incoraggiare il terrorismo islamico. Il Qatar ha ottimi rapporti con l'Iran. Tutte cose che i suoi vicini del Golfo non vedono di buon occhio. Nel 2017 l’Arabia Saudita, gli Emirati, il Bahrein ed l’Egitto avevano troncato le loro relazioni diplomatiche con il Qatar e hanno imposto un boicottaggio totale di questo Paese, accusato di collaborare con l'Iran, al quale è vincolato da trattati di difesa e di cooperazione economica, dato che alcuni dei suoi vasti giacimenti petroliferi giacciono sotto le acque territoriali di Teheran nel Golfo. L’accusavano ancora di fornire sostegno politico e finanziario ai Fratelli Musulmani e alle organizzazioni terroristiche islamiche. Bisognerà attendere il 2021 per il ripristino dei rapporti diplomatici, senza che il Qatar abbia fatto delle vere e proprie concessioni. A ciò si aggiunge la situazione dei diritti umani, o meglio la loro mancanza, in un Paese in cui l’80% della popolazione è composta da stranieri sottomessi all’assolutismo totale.
Ci sono quindi tutti i motivi per elogiare il visionario che ha avuto la stravagante idea di presentare, sabato 16 maggio 2009, in occasione della finale della Coppa dell’Emiro del Qatar allo stadio internazionale Khalifa di Doha, alla presenza di 50.000 spettatori, la candidatura di Doha per ospitare il Campionato mondiale FIFA 2022. Stravagante, perché sulla carta sembrava impossibile. Il campionato si tiene tradizionalmente in estate, quando in Medio Oriente fa troppo caldo per consentire una simile competizione. Inoltre, il Paese era totalmente privo delle infrastrutture necessarie. Stendiamo un velo pietoso sui motivi che hanno spinto la FIFA a passare oltre e ad accettare che le partite si giocassero in inverno, e plaudiamo all'impresa del Qatar, che è riuscito a farsi trovare pronto in tempo, senza dubbio grazie al sacrificio di 6.500 lavoratori morti nei suoi cantieri faraonici. Insomma, questo Mondiale dell'impossibile consacra la brillante rivincita del Qatar. Primo Paese del Medio Oriente e dell'Africa ad accoglierlo, gode ora di enorme prestigio anche negli Stati dove ieri era maledetto. Si è persino preso la libertà di accettare quasi diecimila visitatori israeliani e di consentire persino voli diretti da Israele. Soprattutto, ha dimostrato che ormai tutto si può comprare se si hanno le centinaia di miliardi di dollari necessari.