Periscopio 24/11/2022
A cura di Diego Gabutti
Autore: Diego Gabutti
Riprendiamo da ITALIA OGGI di oggi, 24/11/2022, "Periscopio" a cura di Diego Gabutti.

Cosa sta succedendo a Kherson: perché Putin la vuole a tutti i costi-  Corriere.it
Kherson

Perché la [Russia] deve farla franca dopo avere ucciso tanti civili ucraini? E perché i russi non capiscono la portata di questa tragedia? Cosa ci è successo? Come possiamo rimanere indifferenti e non protestare? State uniti e scendete in piazza! Fermate la guerra! Viktorija Petrova, detenuta russa (Proteggi le mie parole).

Questi i quattro nemici dell'arsenale russo: le brillanti forze di difesa aerea ucraine, le forze missilistiche russe incapaci, le sanzioni e il tempo. Oleksii Reznikov, vice primo ministro dell’Ucraina.

Quello che ha fatto Putin è dire: non mi piace lo status quo e lo cambio con la forza. Se questo messaggio passa, allora perché la Cina su Taiwan dovrebbe fare diversamente? Perché la Corea del Nord dovrebbe trattenersi dal fare azioni azzardate come il lancio continuo di missili? Perché l'Iran non dovrebbe scegliere una guerra per risolvere i suoi problemi interni? [...] Ci sono troppe crisi internazionali in circolazione che non sapremmo più che tipo di direzione prenderebbero, se lasciassimo andare questa crisi nella direzione voluta da Putin. Vittorio Emanuele Parsi (Giulia Belardelli, HuffPost).

L'idea più stravagante che possa nascere nella testa d’un uomo politico è credere che sia sufficiente per un popolo entrare a mano armata nel territorio d’un popolo straniero per fargli adottare le sue leggi e la sua costituzione. Maximilien de Robespierre.

Quando il primo giornalista occidentale che mi ha telefonato il 24 febbraio (alle 8 del mattino, impaziente) mi ha chiesto con sincera curiosità cosa volesse Putin – mi sono messa a urlare. Percorrevo la stanza da un angolo all’altro gridando addosso a quel poveretto attraverso la cornetta: «Mi sta prendendo in giro?! Ve l’ha detto mille volte quello che vuole: vuole che gli ucraini [...] scompariamo, che smettiamo di esistere, come Hitler con gli ebrei, sta usando esattamente le stesse parole, “risolvere per sempre la questione ucraina”, per quanto tempo farete ancora finta di non averle sentite?» Oksana Zabužko, Il viaggio più lungo.

Arrestate, picchiare e poi stuprate. I miliziani degli ayatollah scelgono le ragazze più carine e le portano in stanzette per interrogatori «privati». Caterina Soffici, La Stampa.

Mi sono commosso nel vedere i calciatori italiani bardati a lutto e poi rifiutarsi di cantare l'inno in solidarietà al loro popolo. A Teheran non l'hanno presa bene («traditori senza onore») e adesso li aspettano al varco per la partita di martedì con gli odiatissimi Stari Uniti. Rinnoveranno oppure no il loro coraggio? Ma intanto, in settanta giorni, da quando Masha Amini è stata assassinata dalla Polizia morale, non si era mai parlato tanto di Iran. Mattia Feltri, La Stampa.

Meloni: la nostra manovra è coraggiosa e coerente. Titolo del Secolo d’Italia.

La manovra? Botte ai poveri. Titolo del Riformista.

Ai margini della manovra e della conferenza stampa va registrato un certo nervosismo cui si è abbandonata la premier riducendo al minimo le domande e accusando i giornalisti – spalleggiata dalla Verità di Maurizio Belpietro – di essere «mastini» con lei dopo essere stati «a cuccia con Draghi». No, cara la nostra signora presidente del Consiglio. Queste uscite  – «A chi girano i Meloni», ha titolato Libero – non sono utili a chi si ripromette di rimanere a Palazzo Chigi per cinque anni. Sono difetti di comunicazione, diciamo così, da evitare. Francesco Damato, graffidamato.com

Il segno di Salvini sulla manovra non c’è e nemmeno è chiaro se potrà esserci un domani in cui le cose andassero bene, il che pare escluso, ne è convinta anche la premier che conosce il pericolo di restare senza un euro in cassa se Bruxelles sentisse puzza di bruciato. Salvini, bloccato dal «guardiano» Giorgetti, non ha spazio né voce in capitolo sulla politica economica, ed è meglio che se ne faccia una ragione. Mario Lavia, Linkiesta.

Addio Maroni, ministro jazz. Era la «mamma» della Lega. [La mamma?] Titolo del Giornale.

Sta circolando un video nel quale si vedono numerosi sostenitori di Jaír Bolsonaro, il leader populista brasiliano sconfitto da Lula alle elezioni, manifestare tenendo sulla testa i telefoni cellulari con la luce del flash accesa, luce che coprono e scoprono con l’altra mano, allo scopo di lanciare un SOS agli extraterrestri. La notizia è stata data dal giornale Folha de São Paulo ed è stata ripresa da el País. Francesco Cundari, Linkiesta.

Non pagavano più gli stipendi ai lavoratori delle coop attive nell'accoglienza dei migranti, ma nello stesso tempo partecipavano ai bandi della Regione Lazio per assistere i rifugiati ucraini. Le familiari del deputato dell'Alleanza Verdi Sinistra, Soumahoro, si sono aggiudicate più di mezzo milione di euro. Dar. Mar, Il Tempo.

Alla fine qualcuno ha deciso che poteva bastare: a scoprire gli altarini delle coop di Souhamoro non è stata una testata «fascista», è stata Repubblica, contigua al Pd. Max Del Papa, Italia Oggi.

Ieri il picco di marea era di 173 centimetri, il terzo nella storia per Venezia. L'acqua avrebbe invaso quasi completamente il centro storico della città. Ma l'inondazione è stata fermata dalle settantotto dighe del Mose. Alberto Zorzi, CorSera.

Il momento più toccante è stato allorché qualche miglio fuori Chioggia, dov’era fuggito col canotto in totale e irredimibile avversione a quel Mose costruito per i gonzi, il professor Cacciari s’è imbattuto in madame Mukamitsindo e in madame Murekarete, le quali stavano risalendo l’Adriatico con un barchino. Tra i due natanti partì un dialogo. «Stiamo cercando un avvocato», gridarono le signore, di colore nonché innocenti fino a prova contraria. Andrea’s Version, il Foglio.

Soumahoro in lacrime: «Mi volete morto ma non ucciderete mie idee». Adnkronos.

L’appello al popolo è la grande carta in mano ai bari della politica. Roberto Gervaso.

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