Periscopio 23/11/2022
A cura di Diego Gabutti
Autore: Diego Gabutti
Riprendiamo da ITALIA OGGI di oggi, 23/11/2022, "Periscopio" a cura di Diego Gabutti.

Roberto Maroni è morto, l'ex ministro dell'Interno aveva 67 anni-  Corriere.it
Roberto Maroni

Non abbiamo nostalgia dei regimi comunisti, e nonostante Salvini sia stato il leader dei comunisti padani all’epoca della stagione secessionista della Lega, confido che la sua conoscenza del sistema economico padano ci eviterà di diventare i nuovi tovarish. Dasvidania. Roberto Maroni, scomparso il 22 novembre 2022.

Nel 2015, il regista israelo-americano Evgeny Afineevsky girò Winter of fire (si può vedere su Netflix): un documentario sulla protesta del Maidan che racconta la forza della piazza e la violenza della repressione messa in campo dalle forze speciali della polizia, le Berkut. Ci sono due momenti memorabili: l’11 dicembre del 2013, le Berkut lanciarono un assalto enorme e un sacerdote del monastero di San Michele suonò tutte le campane per avvertire i manifestanti della repressione. Era la prima volta che ogni campana veniva suonata all’unisono dall’invasione dei mongoli del 1240. Il secondo momento è quando furono vietati gli elmetti in piazza e allora i manifestanti si difesero con gli scolapasta sulla testa. Era già tutto lì: la resistenza ucraina in difesa della libertà e la ferocia russa. E c’è chi ancora oggi pensa che questa guerra sia colpa della Nato. Paola Peduzzi, il Foglio.

Questa guerra sfida i principi, le procedure e le istituzioni sulle quali è stato costruito l’ordine internazionale postbellico, che definiamo liberale poiché concepito per fare del mondo un posto sicuro per le democrazie, essendo stato fino a quel momento un posto completamente in balia della legge del più forte. Questa guerra rimette in discussione tutto ciò. Vittorio Emanuele Parsi 1 (Giulia Belardelli, HuffPost).

[E adesso] il terzo comandamento della strategia dei gruppi pro-guerra: demonizzare chi propone il dialogo con la Russia per risolvere la crisi pacificamente. Alessandro Orsini, il Fattoff.

Militante della sinistra da più di 50 anni [penso che] certamente Zelensky sia eroico. [...] Penso anche, però, che l’eroismo debba far posto alla ragionevolezza. Posta e risposta, la Repubblica.

L’aspetto più scandaloso del dibattito pubblico italiano è che l’eroismo e il coraggio sono stati presentati come un problema, un vizio, una caratteristica fastidiosa, e non come una virtù, mentre l’acquiescenza e la resa sono state presentate come ragionevolezza. Vittorio Emanuele Parsi 2 (Giulia Belardelli, HuffPost).

All’esordio di un Mondiale con una nazione che guarda e un regime che giudica, l’intera squadra dell’Iran decide di non cantare l’inno. Loro caparbi e zitti, intorno gente che li applaude, qualcuno che fischia e non si capisce se ce l’ha con gli uomini o con l’istituzione, tanti che urlano dentro e fuori dal Khalifa Stadium dove si gioca Inghilterra-Iran. Giulia Zonca, La Stampa.

Sulla fascia «One Love», simbolo dei diritti civili e della comunità Lgbtqi, sette nazionali fanno retromarcia. Ora bisognerà capire se i giocatori avranno così tanto coraggio da opporsi alle proprie Federazioni, alla Fifa e alle pressioni che stanno ricevendo. Il primo a essere messo alla prova è stato il centravanti dell’Inghilterra, Harry Kane: il numero 9 si è piegato alle richieste e ha indossato la fascia preconfezionata della Fifa con la scritta: «No Discrimination». repubblica.it

Fifa, fascia di bronzo sui diritti umani. Titolo del Giornale.

Il leghista Domenico Furgiuele, autore della surreale proposta di regalare un bonus fiscale di 20 mila euro a chi si sposa in chiesa, rimborsando bomboniere, ricevimento e fotografo, ha spiegato di aver escluso le unioni gay perché la Lega vuole «ripristinare l’ordine naturale». Sebastiano Messina, la Repubblica.

Due terzi Draghi, un terzo propaganda: tale è una finanziaria che destina il grosso delle risorse alle bollette e a un po’ di cuneo, lasciando il rimanente a segnali «populisti» verso la propria constituency di riferimento: un po’ di condono, un po’ di cartelle esattoriali, un ammiccamento agli evasori sul contante. Alessandro De Angelis, HuffPost.

Via libera del Cdm alla prima manovra del governo Meloni con tante misure rivolte alle fasce più deboli. Filippo Caleri, il Tempo.

Mannaia sul reddito. Titolo del Manifesto.

Buon lavoro, fannulloni. Titolo di Libero.

Era l’8 novembre. E lui: «Musei gratis? No. Si deprezza il valore delle opere». Passano otto giorni: «Musei gratis? Sì. Non solo la prima domenica del mese, ma pure il 4 novembre, il 25 aprile e il 2 giugno». Passano altri cinque giorni e oplà, arieccolo: «Musei gratis? Non possiamo che prevedere un aumento del costo del biglietto d’ingresso. Bisogna aumentare la sicurezza per impedire il vandalismo degli ambientalisti». Quando si dice idee chiare. Salvatore Merlo, il Foglio.

[Sempre a proposito d’idee chiare:] «fare» non è vanità. È il non «fare» l’errore che nasce dalla diffidenza che ti fa esitare. «Fare» è onorare la vita, «fare» è assumersi la responsabilità di esistere, «fare» è corrispondere all’energia interiore che ti apre agli altri e al mondo. Goffredo Bettini, ideologo Pd, A sinistra da capo.

[Ma se] chi fa falla e chi non fa sfarfalla? Proverbio (dal web).

Balle di Soumahoro su moglie e Coop. Titolo di Libero.

Perché tutti linciano Soumahoro? Semplice: perché è «negro». Titolo del Riformista.

Agli statalisti: «Avete la tracotanza di trasformare certi servitori dello stato in spie degli animi, in gente onnisciente, in filosofi, teologi, politici, in oracoli di Delfi. Vera tracotanza è attribuire a certi individui la perfezione della specie, credere che le vostre istituzioni di Stato siano così potenti da mutare un funzionario in un santo e rendergli possibile l’impossibile». Non sono parole d’Adam Smith ma di Karl Marx. Sergio Ricossa, Come si manda in rovina un paese.

In Italia il marxismo è stato soprattutto carrierismo. Roberto Gervaso.

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