Joe Biden torna al centro della politica internazionale 17/11/2022
Analisi di Antonio Donno
Autore: Antonio Donno
Joe Biden torna al centro della politica internazionale
Analisi di Antonio Donno

Joe Biden si e' detto favorevole alla ricandidatura alla presidenza
Joe Biden

Il G20 di Bali è stato l’incontro diplomatico forse più importante dalla fine della guerra fredda. Il suo esito più evidente ha riguardato l’uso dell’arma atomica, o meglio il dovere di non farne uso per il bene dell’umanità. Questo risultato ha rappresentato un colpo decisivo per Putin, assente nell’incontro, sostituito da Lavrov. La guerra scatenata da Putin in Ucraina subisce, perciò, una condanna generale, per quanto il cinese Xi Jinping abbia usato un linguaggio moderato e per certi versi ambiguo. Nel suo incontro con Macron, Xi ha affermato: “Il mondo è entrato in un nuovo periodo di turbolenza e cambiamenti. In qualità di due forze importanti nel mondo multipolare, [...]

esse dovrebbero aderire allo spirito di indipendenza”. Xi non cita gli Stati Uniti, ma è evidente che le due forze cui fa riferimento sono la Cina e gli Stati Uniti, che dovrebbero alla pari gestire gli affari internazionali, assicurandosi un rispetto reciproco. La Russia di Putin è esclusa.

     Che cosa vuol dire “aderire allo spirito di indipendenza”? Più che all’indipendenza dell’Ucraina, che è un dato di fatto per Xi, che non ha mai tollerato l’invasione russa, lo “spirito di indipendenza” si riferisce al rispetto che deve essere mutualmente assicurato da parte di tutte le forze che hanno un ruolo strategico nell’arena internazionale, quale che sia il loro regime politico ed economico. È stato questo, da molto tempo, un punto fermo della politica internazionale cinese e l’incontro di Bali è stato l’occasione per ribadirlo, per quanto in modo indiretto, ma chiaro per le controparti. Da questo punto di vista, l’incontro ha rappresentato la ripresa delle relazioni diplomatiche della Cina al più vasto livello, e con una posizione ben ferma su un tema caro a Pechino.

     Biden ha svolto un ruolo molto importante nel summit di Bali. I buoni risultati elettorali del Partito Democratico hanno rafforzato la sua posizione non solo a livello interno, ma soprattutto a quello internazionale. Per quanto il suo indice di gradimento sia basso tra gli americani, le sue iniziative internazionali hanno riproposto il ruolo strategico degli Stati Uniti nel contesto globale, e il prestigio del presidente ne ha ottenuto un incremento notevole. Il ruolo decisivo degli Stati Uniti nel conflitto ucraino per difendere l’indipendenza di quel Paese, la capacità di coalizzare l’Occidente contro le mire espansionistiche di Putin e, oggi, il ruolo ricoperto da Biden nel G20 di Bali sono fattori importanti per la sua eventuale ricandidatura nelle elezioni presidenziali del 2024. Ma senza una ripresa dell’economia americana, ogni successo a livello internazionale avrebbe poca presa sull’elettorato.

     Il rilievo avuto da Biden nell’incontro di Bali avrebbe bisogno di una conferma e di un rafforzamento nelle questioni mediorientali, dalle quali Washington è pressoché assente da molto tempo, dalle infauste presidenze di Obama. Quando nascerà il nuovo governo di Netanyahu, Biden dovrà assumere un atteggiamento politico diverso da quello tenuto fino ad ora nei confronti di Israele. La questione centrale è l’Iran e il suo programma nucleare in via di completamento. Su questo problema, cruciale per l’equilibrio internazionale, i negoziati di Vienna sono di fatto falliti. L’aiuto militare fornito da Teheran a Mosca nella guerra ucraina ha comportato un aggravamento delle relazioni irano-americane e, di conseguenza, l’avvicinamento dell’Iran alla Russia ha portato quei negoziati fuori dall’agenda politica internazionale del regime terrorista iraniano. Tutto questo dovrà essere valutato dal nuovo governo di Gerusalemme e da quello di Washington nel momento in cui le relazioni israelo-americane dovessero riprendere respiro.

     Per dare nuova sostanza alla situazione mediorientale, così come si è delineata con i recenti rapporti irano-russi, Biden ha bisogno di Israele. Egli deve rinforzare la posizione americana nel quadro politico internazionale con un impegno deciso in vari scacchieri, tra i quali principalmente quello mediorientale. Gli Accordi di Abramo, voluti da Netanyahu, riceverebbero un prezioso, nuovo sostegno da parte di Washington e, conseguentemente, l’avvicinamento politico tra Russia e Iran finirebbe per scontrarsi con un blocco di Paesi mediorientali, sostenuti politicamente dagli Stati Uniti.
                                                                                                                                                      
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