Quando la stampa "non informa"
Un raffronto interessante tra l’articolo di Umberto De Giovannangeli, Haaretz e Jerusalem Post
Testata:
Data: 15/03/2003
Pagina: 4
Autore: Umberto De Giovannangeli
Titolo: Territori, uccisi 12 palestinesi
L’articolo, che riportiamo integralmente, risulta quanto mai fazioso, non solo per il modo con cui le informazioni vengono riferite, ma soprattutto per quelle che sarebbe interessante leggere

ed invece non ci sono.

Un lettore ingenuo potrebbe chiedersi: perché non ci sono?

Perché una volta pubblicate farebbero aprire gli occhi anche al lettore più filo-palestinese e non consentirebbero di difendere sempre, a spada tratta, questo "povero popolo oppresso" .

Perché finalmente il lettore si renderebbe conto che l’esercito israeliano risponde a precisi attacchi di terroristi palestinesi e non è mai il primo ad attaccare e, quando reagisce, è per difendersi.

Il tracciato di pace evocato da George W. Bush è un tracciato insanguinato. A ricordarlo è la cronaca di guerra che ritma la quotidianità nei Territori e in Israele. Undici militanti palestinesi sono rimasti uccisi in Cisgiordania e a Gaza nelle ultime 24 ore in operazioni condotte da unità israeliane contro cellule dell’Intifada, mentre un undicesimo è morto ieri in un ospedale di Gaza, per ferite riportate nei giorni passati. Il primo raid è stato lanciato l’altra notte contro militanti di Hamas asserragliati in un edificio di Tamun nel nord della Cisgiordania. Al temine della battaglia, denuncia la stampa palestinese, i militari israeliani hanno impedito al personale medico di raggiungere la zona. Un portavoce di Tsahal ha poi spiegato che uno dei cinque palestinesi uccisi portava un corpetto esplosivo , che doveva essere disinnescato.

Il secondo raid è avvenuto alle prime luci dell’alba nel campo profughi di Jenin dove militari dell’unità Ciliegia (che operano in borghese) hanno cercato di sorprendere alcuni miliziani palestinesi. Vedette appostate sul tetto di una casa hanno dato l’allarme e nello scontro a fuoco che è seguito sono rimasti uccisi altri cinque palestinesi, quattro dei quali militavano nella Jihad islamica, il quinto nelle brigate dei Martiri di Al-Aqsa.

In serata un palestinese di 18 anni è colpito a morte dal fuoco israeliano a Kalkilya, nel nord della Cisgiordania.

Dalla lettura dei quotidiani stranieri – Haaretz e Jerusalem Post – è possibile fare un raffronto interessante con l’articolo di Umberto De Giovannangeli.

Riportiamo innanzitutto le notizie che sono rimaste nella penna del giornalista e che si riferiscono agli scontri a fuoco in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza.



Un dispositivo incendiario caricato con dozzine di chilogrammi di esplosivo è scoppiato presso una pattuglia di militari israeliani nella Striscia di Gaza vicino a Dahaniyeh. Fortunatamente nessuno è rimasto ucciso.

Ancora. Un israeliano è rimasto ferito lo scorso venerdì da colpi di arma da fuoco in un’imboscata vicino ad Adora nella West Bank 10 chilometri ad ovest di Hebron. L’uomo è stato trasportato d’urgenza all’ospedale Hadassah a Gerusalemme, mentre il terrorista palestinese riusciva a fuggire in direzione di Hebron.



Nella Striscia di Gaza i soldati di Tsahal hanno arrestato due palestinesi armati in procinto di fare un attentato vicino all’incrocio di Kissufim. I terroristi trasportavano fucili, granate ed indossavano giubbotti antiproiettile.



Ora le notizie stravolte.



A Tamoun non c’è stato un "raid" . Soltanto alcuni truppe di soldati israeliani sono entrati nel villaggio alla ricerca di terroristi: nello scontro a fuoco che è seguito sei palestinesi sono rimasti uccisi.

"Siamo entrati in una casa – racconta il generale Gershon Yithak – dove erano asserragliati quattro terroristi armati. "

Un altro palestinese anch’egli armato, è rimasto ucciso mentre cercava di scappare.

Un altro terrorista di Hamas ricercato da Israele per atti terroristici e ucciso nello scontro indossava una cintura di esplosivo.



Ancora. Nel campo profughi di Jenin i soldati israeliani sono entrati venerdì all’alba, hanno circondato una casa di terroristi della Jihad islamica dalla quale hanno cominciato subito a sparare sui soldati.

Nel corso dell’operazione sono stati trovate molte armi oltre a uniformi e distintivi dell’esercito israeliano.

Ancora. Le "vedette appostate sul tetto della casa" di cui scrive De Giovannangeli non si sono limitate a "dare l’allarme" ma sia dal tetto che da un vicolo adiacente la casa hanno sparato sui militari.

I soldati hanno risposto.



Infine, ecco come è morto il palestinese di 18 anni a Kalkilya.

Riferisce Haaretz: "Un palestinese è morto venerdì sera nel villaggio di Azun presso Qalqilyah dopo aver cercato di lanciare una bomba incendiaria. Altri due palestinesi sono rimasti feriti nell’incidente e arrestati. I soldati hanno aperto il fuoco dopo che i tre palestinesi si erano avvicinati per lanciare bombe incendiarie sui veicoli lungo la strada.

Uno dei palestinesi ha cercato di scappare e cadendo si è spezzato il collo."



Dal confronto di cui sopra sorge spontanea una domanda:

perché il lettore de l’Unità deve comprare e leggere quotidiani stranieri per poter conoscere i fatti come realmente accadono?

Eppure la verità e la correttezza nell’informazione dovrebbero essere un diritto che spetta ad ogni lettore italiano, di destra o di sinistra, laico o religioso e chi scrive non può esimersi da questo preciso dovere, pena la serietà del servizio offerto.

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